Eagle Flight - recensione
La realtà virtuale è il miglior rimedio alla cervicale?
"Lei ha la cervicale di un quarantenne". Così mi disse un dottore quando avevo all'incirca sedici anni e, come potrete immaginare, la situazione da allora non è certo migliorata. D'altronde una vita passata davanti a un monitor qualche conseguenza dovrà pur comportarla.
A questo vanno poi aggiunti trent'anni con una racchetta in mano, prima da tennis e poi da squash. Sport asimmetrici che hanno rinforzato la parte destra del mio corpo più della sinistra, col risultato che ora se non faccio palestra e piscina regolarmente, iniziano le contratture al collo e, nei periodi di lavoro più intensi, anche i capogiri. Nel mio caso, insomma, restare in forma più che una scelta è una necessità.
Il rimedio, stando ad alcuni, sarebbe una serie di esercizi per la cervicale da fare ogni sera prima di andare a dormire, ma non li faccio mai perché mi annoio. Ci vorrebbe qualcosa per renderli più divertenti, per introdurre una sorte di 'gamification osteopatica'. E manco a farlo apposta, ecco arrivare Eagle Flight, il nuovo titolo di Ubisoft pensato per la realtà virtuale e disponibile per PlayStation VR, Oculus Rift e HTC Vive (dal 20 dicembre). E devo ammettere che da quando ci gioco, non mi sono mai sentito meglio.
Cominciamo col dire che il gioco è sviluppato da FunHouse, la divisione di Ubisoft Montreal della quale vi ho parlato qualche mese fa nel corso della mia intervista a Patrick Plourde. Come tale non bisogna quindi attendersi un prodotto tripla A alla Assassin's Creed ma piuttosto una produzione in stile Child of Light e Valiant Hearts. Non che questo pregiudichi a priori il divertimento, sia chiaro.
"Eagle Flight", c'informa la press release di Ubisoft, "è ambientato cinquant'anni dopo la scomparsa della razza umana dalla Terra, dove la natura selvaggia si è ripresa Parigi. Il gioco permetterà ai giocatori di esplorare una delle città più visitate al mondo da un nuovo punto di vista, quello di un uccello predatore. Nei panni di un'aquila, i giocatori sorvoleranno famosi monumenti e scenderanno in picchiata nei vicoli e nei passaggi segreti. Nella modalità single player i giocatori miglioreranno le proprie capacità di volo, impareranno nuove evoluzioni aeree cimentandosi in sfide e in scontri diretti mozzafiato per catturare gli avversari in multiplayer fino a 3vs3".
Ecco, volendo qui c'è più o meno tutto Eagle Flight. Ci sono però alcune cose da aggiungere. La prima è che il gioco è sviluppato con Unity e presenta una grafica molto semplice. Non brutta, sia chiaro, ma l'ultima volta che Ubisoft ci ha portato a Parigi l'impatto visivo era ben altro. In compenso la fluidità è ottima e, nonostante si tratti di una tipologia di gioco ad alto rischio, personalmente non ho provato alcun disturbo con Eagle Flight. Non ho l'occhio per dirvi se giri o meno a 60fps nulla mia PS4 Pro, ma anche nelle virate più strette il disagio provato con Valkyrie è ben lontano.
Un'altra precisazione da fare è che le meccaniche di Eagle Flight sono piuttosto semplici: la città di Parigi è suddivisa in cinque distretti (Notre-Dame, Louvre, Sacro Cuore, Pantheon e Torre Eiffel), ognuno dei quali bloccato tranne, ovviamente, quello di partenza. Le sfide sono a tempo e assegnano da una a tre stelle, a seconda della propria prestazione. Le sfide base sono sbloccabili a patto di aver completato quelle precedenti, mentre quelle per esperti richiedono il conseguimento di un certo numero di stelle per essere fruibili.
In Eagle Flight vestiremo dunque i panni (si fa per dire) di un'aquila, il cui obiettivo finale è costruire un nido sull'edificio più alto di Parigi. Per farlo dovremo compiere attività piuttosto elementari come volare il più velocemente possibile attraverso dei cerchi o pescare dei pesci che saltano fuori dall'acqua della Senna. Più avanti dovremo vedercela con avvoltoi, corvi e proibitivi tunnel della metropolitana. Ma il sistema di controllo è davvero immediato, tanto che per giocare si usano solo i due grilletti del DualShock (per accelerare e frenare).
I movimenti invece si impartiscono solamente con la testa, per cui si guarda in su per prendere quota, in giù per perderla, mentre per curvare bisogna portare l'orecchio verso la spalla. Girare la testa a destra o a sinistra, infatti, serve solo a guardarsi attorno. Il che vi farà capire perché in apertura scrivevo che le sessioni a Eagle Flight sono un toccasana per la cervicale.
Per aggiungere un po' di gusto alla pietanza, i game designer di Ubisoft hanno disseminato la mappa di getti d'aria (passando nei quali si subirà una netta accelerazione), buchi nei palazzi e passaggi sotterranei. Ovviamente ci saranno anche gli immancabili collezionabili (e beccatevi 'sta rima), ossia delle piume.
Sulla carta è tutto qui e sembrerebbe molto semplice, non fosse per un livello di difficoltà inaspettatamente elevato per una tecnologia che ammicca al mainstream. Col risultato che per ottenere le fatidiche tre stelle bisognerà limare ogni possibile traiettoria al millimetro, e prendere velocità con le picchiate non appena possibile. Ma in alcuni casi, non ci è bastato neppure questo.
Il discorso si fa più interessante in multiplayer, con le sfide 3vs3 cui si accennava in precedenza. Premesso che la scarsa diffusione della realtà virtuale non mi ha permesso finora di trovare delle lobby complete, e che la partita passato un certo lasso di tempo parte comunque (e chi c'è c'è), il gameplay è quello della più classica capture the flag.
La bandiera qui è sostituita da una preda da portare al proprio nido e vince chi ci riesce più volte entro il tempo prefissato. Superfluo dire che in ogni partita ci sarà uno che prova a portare il malloppo a destinazione, due compagni di squadra che lo difendono e le tre aquile della squadra aversaria che provano a rubargli la preda.
Per riuscirci ogni aquila può emettere uno stridio, rappresentato da una sfera bianca, che se colpisce l'avversario lo mette fuori gioco. Per defletterlo si possono usare di tanto in tanto degli scudi ma la tattica migliore resta sempre quella di stare coperti volando tra i palazzi, sotto gli alberi e nei tunnel.
I più abili possono anche guardarsi alle spalle e colpire l'avversario che li insegue, e pur nella sua semplicità il multiplayer di Eagle Flight si traduce in furibondi dogfight (ma 'eaglefight' sarebbe più approrpiato) che, per quello che durano, divertono mettendo a dura prova i nostri riflessi e la nostra coordinazione. E, scusate se mi ripeto, anche la nostra cervicale.
"Eagle Flight è un gioco fantastico per chi s'interfaccia per la prima volta con la VR, ma anche per i giocatori esperti". Così ha dichiarato Patrick Plourde, VP di FunHouse, e non ci sentiamo di dargli torto. Però, pur volendo essere un gioco cerchiobottista, dopo averlo provato ci sentiamo di definirlo più orientato ai casual gamer che non ai giocatori hardcore.
I primi saranno catturati da una tecnologia immersiva, dalla suggestione di volare e dalla grande semplicità d'utilizzo. I secondi, invece, voleranno su Parigi ricordando la grafica di Assassin's Creed Unity, si divertiranno a disputare qualche sessione multiplayer e poi, se vorranno proseguire, si troveranno di fronte a un gameplay che dal terzo capitolo in poi mostra un'inspiegabile impennata nella curva di difficoltà.
Ed è nell'equivoco di un prodotto che ambisce a soddisfare anche gli utenti occasionali, ma che in breve diventa difficile persino per gli hardcore gamer, che sta il vizio di fondo di un prodotto comunque meritorio dell'attenzione di chiunque possieda un caschetto per la realtà virtuale.