Elite: Dangerous, la promessa di David Braben - review
Un occhio al presente e uno al futuro.
Sono passati esattamente trent'anni a quando David Braben e Ian Bell pubblicarono per il BBC Micro e Acorn Electron quel capolavoro di esplorazione e combattimento spaziale che definì il genere per gli anni a venire: Elite. In realtà, quasi tutti in Italia, sottoscritto compreso, lo giocarono nella sua incarnazione per Commodore 64 e per far questo dovemmo attendere la conversione realizzata da Firebird.
Ok, la grafica in wireframe era solo un vago assaggio dell'era tridimensionale che avremmo vissuto un decennio dopo, per non parlare del frame rate che nei combattimenti più intensi diventava uno slide show di figure geometriche ma la natura seminale di questo gioco per il genere dei simulatori spaziali fu chiara a tutti fin dal primo decollo.
Negli anni Novanta fu la volta dei due Frontier, giochi altrettanto entusiasmanti, poi però il nulla; una chiara conseguenza dell'industrializzazione del mercato videoludico e della scarsa propensione a rischiare di molti publisher. L'unico modo per riportare ai fasti originari la serie era un progetto di crowfunding come quello lanciato nel 2012 dal suo autore David Braben, il cui successo ha portato a una lunga beta e all'incarnazione del gioco come lo vediamo oggi.
Delle diatribe legate all'introduzione del gameplay offline e al supporto multigiocatore limitato, oltre che di tutta quella che è stata la fase di sviluppo, si è occupato il nostro Emilio Cozzi in una splendida anteprima che vi consiglio caldamente di leggere in preparazione a questa recensione. Oggi baderemo al sodo e a quello che Elite: Dangerous offre ora, con un occhio di riguardo al suo futuro. Come molti progetti di qualità, la sua evoluzione infatti non è destinata a fermarsi col lancio del 16 dicembre scorso.
Partiamo dalle basi, ovvero l'infrastruttura rimasta sostanzialmente la stessa dell'originale: il giocatore è fisicamente al comando di una nave spaziale con cui può scorrazzare per la Via Lattea secondo un modello di navigazione aderente ai concetti della fisica newtoniana. Siamo nel 3300 dopo Cristo e l'umanità ha lasciato la Terra per colonizzare altri mondi grazie alla scoperta della propulsione iperspaziale, che ha portato al proliferare di avamposti sparsi per l'universo.
Oltre ad imparare a pilotare ubbidendo alle leggi che regolano il traffico spaziale, gli atterraggi in particolare, è necessario prima di tutto diventare veri piloti virtuali e per farlo bisogna impratichirsi con lo splendido abitacolo della nave. Dopo aver configurato i numerosi comandi, i veterani non avranno problemi ad adattarsi alla schermata principale con il radar, la gestione dell'energia da dirottare a scudi, armi e sistemi o la navigazione semplice. Qualche ora in più la richiedono le due schermate laterali dedicate all'integrità della nave, al nostro status legale e alle comunicazioni, che culmina con la gestione energetica delle componenti principali e secondarie installate, di cui parliamo nell'apposito box.
Il gioco si affronta in due fasi distinte: una iniziale in cui ci si deve costruire una base economica e una avanzata in cui si godono i frutti del proprio lavoro accedendo agli armamenti migliori per equipaggiare la nostra nave. I lavori del commerciante e del minatore sono i più monotoni ma capaci di rendere bene sul medio e lungo termine.
Nel primo caso bisogna studiare i listini di vendita dei vari sistemi e individuare le rotte più lucrose tra uno e più sistemi per acquistare a poco e rivendere a tanto le merci più desiderate. Una variante del commerciante è quella del contrabbandiere: il carico raccolto dalle navi distrutte o "rapinate" può essere venduto nelle stazioni dotate di un mercato nero e spesso può portare a enormi guadagni.
Il problema è rappresentato dalle pattuglie di NPC delle tre fazioni maggiori che possono scansire il nostro carico e, nel caso questo sia composto da beni illegali, attaccarci a vista. Questo accade sempre anche in occasione dell'attracco alle stazioni più grandi e in questo caso è possibile effettuare l'accesso entrando in modalità silente, riducendo la tracciatura di calore della nave e attraccando alla chetichella come illustrato da questo giocatore nella beta in maniera impeccabile.
L'opera del minatore è ancora più ripetitiva: una volta equipaggiati un laser minerario e una raffineria ci si reca nelle cinture di asteroidi a sbriciolare le rocce più ricche di metalli preziosi per incamerarle nella stiva, raffinarle e rivenderle sulle piazze giuste. Il rischio è di essere attaccati mentre si rientra per vendere il frutto del duro lavoro, ma il conto in banca sarà comunque salvo. I trader invece, sopratutto nelle fasi iniziali del gioco, devono spesso investire tutto quello che hanno per realizzare guadagni consistenti, e venire intercettati e rapinati (o distrutti) da un pirata può essere drammatico perché uccide la progressione del proprio conto corrente.
L'alternativa al grind di commercianti e minatori è rappresentato dalla pirateria, esattamente come la compiono gli NPC che siamo chiamati a cacciare accettando le missioni che si trovano sulle bacheche di tutto l'universo. Ci si apposta sulle rotte commerciali più trafficate e una volta trovato un bersaglio allettante in base al carico trasportato o alla fedina penale, lo si tira fuori di forza dalla modalità supercruise e lo si abbatte per riscuotere la taglia, o se è un commerciante gli si chiede gentilmente di lasciar andare il carico.
Tutti combattono, sopratutto i pirati di alto livello, caratterizzati da un'intelligenza artificiale niente male, ma alla fine molti cedono, sopratutto le navi in palese inferiorità. E in quel caso si possono veramente fare un sacco di soldi, anche se le conseguenze possono essere pesanti; una fedina penale sporca rende difficile muoversi nei settori di spazio controllati da Federazione, Impero o Alleanza, anche se spesso tutto si può risolvere con il pagamento di una bella multa. Infrazioni gravi e ripetute diventano però molto costose da recuperare ed essere ricercati da una fazione può portare a grosse limitazioni alle capacità di spostamento e alle missioni opzionali che si possono portare a termine.
La crème del gameplay di Elite è infatti rappresenta dal cacciatore di taglie, ovvero il pirata dei pirati. Oltre che essere ottimi piloti, bisogna dotarsi della migliore tecnologia per essere sicuri di spuntarla contro gli NPC più forti, che possono diventare durissimi da abbattere quando si muovono in gruppo. La caccia assume tutto un altro sapore quando ci si imbatte in un umano di reputazione elevata: è in quel caso che il combattimento di Elite: Dangerous, la conoscenza delle armi e dei sistemi della nave viene portata all'estremo, per dar vita a duelli all'ultimo sangue entusiasmanti.
Questo, in sintesi, è quello che è possibile fare oggi in Elite: Dangerous ed è indubbiamente più che sufficiente a tenere occupato chiunque per mesi. A prescindere dalla specializzazione prescelta, è possibile, una volta accumulato il giusto gruzzoletto, entrare nelle concessionarie sparse in giro per l'universo e passare a una nave più letale o con maggiori capacità di carico.
Nell'immediato, la maggioranza dei giocatori non ha altra strada se non potenziare la nave a disposizione e in questo senso le opportunità non mancano. La perseveranza viene premiata da una sofisticazione del combattimento dovuto alla varietà delle armi e al controllo delle navi semplicemente sublime, che trasforma gli scontri contro nemici di alto livello in qualcosa di molto di più di un semplice girarsi intorno per aprire il fuoco.
I pirati da strapazzo si gestiscono facilmente ma quando si viene intercettati da due pirati di livello o addirittura da un umano sulle nostre tracce da una trentina di anni luce, allora si capisce veramente cosa può provare una preda senza scampo. La distruzione della nave comporta una penalità economica importante. La nave e gli equipaggiamenti perduti si ricomprano a caro prezzo (l'assicurazione copre il 95% della nave, upgrade compresi) ma quando il carico diventa un detrito spaziale, inizierete a imprecare verso divinità pagane che non pensavate nemmeno di conoscere.
I modi diversi con cui è possibile fare crediti sono quindi solo una sfaccettatura del gameplay: a racchiudere tutto il fascino di questo gioco è il connubio tra il sentirsi realmente ai comandi di un'astronave e quella sensazione di Far West spaziale che ci può rendere ricchi o pulviscolo siderale.
É possibile giocare da soli o con un gruppo di amici ma l'open play conferisce tutto un altro sapore all'esplorazione della galassia, anche se in ogni sistema solare possono incontrarsi al massimo 32 giocatori umani contemporaneamente. Il numero smisurato di pianeti rende almeno per ora piuttosto improbabile imbattersi in più di uno o due umani in simultanea ma il gameplay cooperativo è una realtà che funziona, come abbiamo sperimentato io ed Emilio andando a caccia di pirati nelle istanze degli stessi sottosistemi e coordinandoci con la chat vocale integrata.
Tutto questo farebbe pensare che Elite: Dangerous sia un nuovo capolavoro costruito sulle fondamenta dell'originale. In realtà al momento siamo "solo" di fronte a un ottimo gioco limitato da alcune mancanze importanti, fondamentalmente tre.
La prima è la ripetitività del gameplay "commerciale": l'attività del trader o del minatore possono dare grosse soddisfazioni a livello economico ma sono anche tremendamente monotone e sopratutto prive di uno scopo finale diverso dal mettere insieme una nave efficace per andare a caccia di pirati o di umani di alto livello.
In seconda battuta spicca una trama solo accennata da semplici newsfeed testuali e l'interazione con il mondo di gioco. L'impressione è che si abbiano scarse possibilità d'influenzare la componente politica ed economica dei singoli sistemi, per non parlare dell'universo nel suo complesso: il fare la spola tra due sistemi individuando una rotta redditizia ha l'effetto a breve termine di cambiare i prezzi delle merci.
Inoltre, portando a termine missioni a contratto di vario genere si può accumulare reputazione positiva o negativa presso una delle tre fazioni principali che sbloccano l'accesso a missioni particolari. Nonostante questo, permane la sensazione che l'universo resti ingessato da dinamiche imposte dagli sviluppatori, perché le azioni del singolo non possono avere un effetto importante su una mappa stellare così vasta. Almeno per ora.
E qui arriviamo alla terza lacuna: ad Elite: Dangerous manca quell'infrastruttura "sociale" che permetta ai giocatori di associarsi per conquistare porzioni di spazio da colonizzare, amministrare e sopratutto difendere da attacchi nemici. Porre le basi per un conflitto strutturato e persistente sarà vitale per rendere eccitanti le vicende di un universo oggi troppo statico per spingere il giocatore ad andare oltre il semplice gusto di accumulare soldi, cambiare nave e veder salire la propria reputazione.
Di questi limiti Braben è ben conscio e l'annunciata possibilità di scendere sui pianeti o muoversi nelle basi dovrebbe essere pensata proprio tale scopo, anche se la fattibilità è tutta da confermare.
La valutazione qui sotto sintetizza quindi il valore di Elite: Dangerous oggi, al netto di un fattore nostalgia inevitabile in un gioco con così tanta rilevanza storica. Mettere mano al portafogli per portarsi a casa la versione digitale spendendo 45 euro è quindi imprescindibile per i fan della serie con più di quaranta primavere alle spalle.
E lo è ancor di più per chi adori l'esplorazione e il combattimento spaziale, meglio se dotato di un joystick adatto a spingere al massimo i pregi di un gameplay in grado d'incollare al monitor come pochi. L'uso con Oculus Rift proietta poi il gioco in un'altra dimensione che candida Elite: Dangerous a vera e propria killer application per questo dispositivo.
L'investimento ha tuttavia un'altra implicazione, molto più importante, in virtù di ciò che potrebbe diventare Elite: Dangerous in futuro. Il successo dell'operazione Kickstarter ci ha consegnato un titolo tecnicamente solido ma sono le prospettive di sviluppo future a rendere eccitanti i progetti di un uomo che trent'anni fa ha realizzato un autentico capolavoro su computer potenti quanto un tostapane per poi vedersi passare davanti l'era del 3D e l'avvento di Internet senza che nessuno fosse disposto a finanziarlo. Stiamo parlando del simulatore di conquista dello spazio definitivo ed è una promessa a cui vale la pena credere: se non lui, chi altri?