Elite: Dangerous Odyssey - recensione
Narrami o musa, dello scaltro eroe che tanto vagò per l'universo.
Nei 7 anni trascorsi dall'uscita sul mercato di Elite: Dangerous, quello che la community ha sempre saputo dimostrare è la pazienza, una virtù rara da scorgere tra le schiere degli appassionati di videogiochi. Il simulatore spaziale di Frontier Development, frutto del grande sogno di David Braben, col tempo è riuscito ad allargare i suoi orizzonti e ad ampliarsi progressivamente per includere nuovi sistemi di gioco, tuttavia ciascuna espansione si è sempre fatta attendere e l'ultima di queste, quella che precede Odyssey, risale nientepopodimeno che all'ormai lontanissimo 2018.
Insomma, tutto si può dire di Frontier, eccetto che sia una software house frettolosa. Lo studio ha sempre fissato dei chiari obiettivi, spesso lontani nel tempo, per poi arrivare all'appuntamento con la release senza che il software prestasse il fianco a problematiche tecniche particolarmente gravi. Nel caso di Elite: Dangerous Odyssey, però, che qualcosa non stava andando proprio secondo i piani poteva essere percepito già da qualche tempo, soprattutto dopo aver partecipato alla fase di test dello scorso aprile.
Nel nostro precedente articolo ve lo avevamo anticipato, lo stato dei lavori sembrava leggermente arretrato e faceva specie il fatto che da una semplice alpha, tra l'altro abbastanza povera, si potesse arrivare ad un'uscita completa nel giro di appena quattro settimane. Quasi o tutti i sospetti si sono materializzati al lancio dell'espansione, e se bene o male è poco importante che i server siano stati quasi del tutto inagibili per 48 ore, su Steam le recensioni negative si sono velocemente moltiplicate a causa dell'insorgenza di problemi tecnici ben più gravi, che hanno rovinato l'esordio dell'espansione più attesa della lunga e onorata carriera di Elite: Dangerous.
Superato lo scoglio iniziale dei server non funzionanti, siamo finalmente riusciti a immergerci nell'esperienza offerta da Odyssey per capire se la situazione fosse tanto preoccupante come la dipingevano gli utenti della piattaforma di Valve, per trovarci subito di fronte a una prima, inaspettata sorpresa.
Nell'alpha, uno degli elementi che ci aveva convinti di meno era la totale assenza di un tutorial che introducesse i giocatori ai nuovi sistemi di Elite: Dangerous Odyssey. Questo è praticamente un mantra per il titolo di Frontier, che ha la cattiva abitudine di gettare i suoi nuovi piloti in un tritacarne di nozioni e concetti che stordirebbero anche un vero pilota di caccia. Fortunatamente, al primo avvio del DLC il gioco si apre con un corposo tutorial che non solo illustra il funzionamento di gran parte dell'equipaggiamento del nostro CMDR, ma che assume inoltre una leggerissima accezione narrativa che ha fatto inevitabilmente schizzare alle stelle la sensazione d'immersione provata in quegli istanti.
La missione è stata simile a quelle che possono essere ottenute esplorando gli interni delle stazioni spaziali e parlando con gli NPC che le popolano: all'apparenza piuttosto facile, ma chi conosce Elite: Dangerous sa bene che è proprio l'imprevisto a far scattare la magia. L'obiettivo era quello di rubare dei dati da una stazione, ma al nostro arrivo abbiamo scoperto che la base era già stata attaccata da qualcuno che aveva disattivato la corrente elettrica dell'impianto e fatto strage dell'intero personale a terra.
Consci del fatto che l'energia della tuta si esaurisce in fretta, specialmente con l'utilizzo di scudi, gadget o in situazioni metereologiche estreme, era fondamentale ridare corrente all'avamposto e in tal senso abbiamo individuato un portellone che potesse condurci direttamente alla centrale elettrica della base. Per entrare, è stato necessario rimuovere con un saldatore laser un pannello metallico vicino a uno degli accessi, per poi elettrificare i sistemi della porta con un tool che oltre ad attivare i dispositivi elettronici senza energia è prezioso anche per eliminare silenziosamente un bersaglio con una potente scarica elettrica.
Riattivata la corrente, siamo stati guidati verso il terminale con i dati che stavamo cercando, e avviato il download siamo stati avvisati dell'arrivo di un consistente contingente nemico. Siamo faticosamente sopravvissuti, costatando come non fosse davvero male la quantità di carne che Frontier ha messo sul fuoco per un semplice tutorial.
La buona notizia è che Odyssey introduce una gran varietà di missioni, al punto che anche dopo giorni di gioco ci è capitato di imbatterci in quest mai viste prima. Ciascuna di loro può poi essere affrontata con approcci diversi, quindi se siete tipi particolarmente scaltri preferirete infiltrarvi senza far scattare l'allarme, mentre chi invece propende per soluzioni più dirette potrà radere al suolo l'avamposto comodamente seduto nella sua nave.
Durante la nostra odissea, ci siamo spesso imbattuti in missioni illegali, che prevedevano di infiltrarsi in un avamposto per rubare qualcosa o più semplicemente neutralizzare qualcuno. Le meccaniche aggiunte da Odyssey ci sono parse tutte sufficientemente solide, eppure quest'ultimo genere di quest soffre gli effetti un'intelligenza artificiale spigolosa, imprecisa, che mal si sposa con le dinamiche stealth e di infiltrazione proposte dall'espansione. Gli NPC o sono troppo vigili o totalmente ciechi alle nostre malefatte, stemperando di frequente quel senso d'immersione che dovrebbe essere al centro di un'esperienza come quella offerta da Elite: Dangerous.
Le missioni in ogni caso sono generalmente promosse, anche se sarà curioso capire per quanto la community continuerà a preferire queste attività divertenti ma poco remunerative rispetto al noioso quanto miliardario business del mining di asteroidi.
Frontier ha sempre dimostrato di poter rendere strategico e stratificato anche ordinare un panino al bar di una stazione Coriolis, e per questo sorprende l'approccio forse fin troppo pigro che lo studio ha adottato nello sviluppo del modulo di combattimento a piedi che fa il suo esordio con Elite: Dangerous Odyssey. Certo, era del tutto insensato aspettarsi da questo DLC il gameplay di un Doom Eternal, e tutto funziona più che a dovere senza alcun problema di sorta. Eppure, le dinamiche shooting si rivelano fin troppo semplificate, e l'unica variabile che ha un ruolo è incarnata dallo stesso schema valido per le battaglie spaziali tra navicelle: le armi laser funzionano bene contro gli scudi, mentre quelle cinetiche sono devastanti contro chi ne è sprovvisto.
Alternando queste due tipologie di armi si ha facilmente ragione di qualsiasi nemico, anche considerando come l'IA degli NPC non brilli in alcun modo per l'acume tattico sul campo di battaglia. Ci sono anche diverse granate e altri oggetti che potenziano scudi e salute, ma la sensazione che emerge dopo aver speso più di qualche ora all'interno delle nuove Conflict Zone (partite PvE a obiettivi con annessi respawn) è che a Frontier sia mancato un po' di coraggio nell'elaborare i contorni del suo modulo FPS, cercando di fare poco e bene piuttosto che osare rischiando di rovinare tutto.
Convince in parte anche il nuovo ramo della carriera da esploratore, che si condensa attraverso i livelli di un rango nuovo di zecca che aspetta solo di essere portato ad Elite: quello dell'exobiologo. Con l'arrivo dei pianeti dotati di atmosfera, sarà finalmente possibile imbattersi in primitive forme di vita vegetale, che sono scansionabili attraverso un tool riservato alla tuta Artemis. Completando i test su tre differenti esemplari in punti diversi di un pianeta si riceveranno preziosissimi dati, che potranno poi essere venduti nella più vicina stazione orbitale.
Frontier ha applicato diversi cambiamenti alle dinamiche da exobiologo, nel tentativo di bilanciare un'attività che durante l'alpha era stata al centro di aspre discussioni in seno alla community. È stato rimosso un breve minigioco che appariva durante una scansione, e stando ad alcune segnalazioni dei giocatori sembra che flora dei pianeti sia stata considerevolmente ridotta sulla superficie. Non è chiaro se in futuro vedremo ulteriori bilanciamenti alla carriera da exobiologi, ma quel che è sicuro è che essa rappresenta una bella alternativa per spezzare la monotonia delle altre missioni... e per godersi di tanto in tanto un bel tramonto e qualche affascinante panorama alieno.
Malgrado l'espansione possa essere apprezzata per le novità che essa introduce, in realtà quel che ha reso il lancio del gioco un piccolo disastro è la mole di bug e problemi che sono comparsi a partire dall'arrivo del DLC. Molti giocatori segnalano un peggioramento delle prestazioni del loro PC, causato molto probabilmente dall'assenza di una vera e propria ottimizzazione. Nel nostro caso, abbiamo avuto considerevoli cali di frame rate rispetto al passato, quindi possiamo confermare che nonostante le dichiarazioni dello studio, i nuovi dettagli degli avamposti e delle stazioni spaziali incidono sulle performance del gioco anche su macchine sufficientemente potenti.
Oltre a ciò, con Odyssey sono emerse una valanga di criticità relative ai vecchi sistemi del gioco, infettati e resi inutilizzabili da nuovi bug comparsi repentinamente. Volendo fare qualche esempio, le code delle stelle a neutroni non permettono più di boostare l'FSD di una nave, le nuove missioni ancora non supportano la condivisione in wing, le interfacce completamente ridisegnate sono più confusionarie che in passato, e i corpi celesti sembrano aver ricevuto un netto peggioramento in termini di qualità visiva, con un downgrade evidente delle texture dei pianeti generati proceduralmente.
Malgrado la stragrande maggioranza di questi problemi non ci ha sfiorato da vicino (nessun pianeta ci è parso peggiorato, anzi), è innegabile che Frontier Developmente avrebbe dovuto ampliare la fase alpha e farla seguire da una vera e propria beta, in modo che lo studio potesse avere tutto il tempo necessario a completare il processo di polishing prima della release finale. Come abbiamo detto in apertura, la community di Elite: Dangerous è di quelle pazienti, e francamente siamo convinti che un rinvio in autunno non avrebbe davvero sorpreso nessuno. E forse, quasi più che i giocatori, era Frontier stessa a meritarlo. Un viaggio di questa portata, questa grandiosa odissea, poteva e doveva essere accolta con tutto l'entusiasmo dell'universo.