Il giorno in cui Twitter si scoprì valere meno di Crash Bandicoot
Elon Musk compra Twitter per una cifra che impallidisce di fronte alle grandi acquisizioni del settore gaming.
È ufficiale: Elon Musk ha acquisito Twitter. Il consiglio di amministrazione della compagnia ha approvato all'unanimità il buyout da parte dell'uomo più ricco del mondo, fissando il prezzo a 54,20 dollari per azione, per un totale complessivo che accarezza quota 46,5 miliardi di dollari. Questo prezzo rappresenta un premio del 38% rispetto al valore in chiusura, e significa l'addio definitivo della società alle file di Wall Street, su cui era sbarcata nel lontano 2013.
Il CEO di Tesla ha affermato che Twitter deve mirare a diventare “la piattaforma per la libertà di espressione d'eccellenza”, nonché che ha bisogno di uscire “trasformata” dalla transazione integrando un nuovo algoritmo “open-source”, pertanto accessibile e valutabile da qualsiasi attore. “Spero che anche i miei critici peggiori rimangano su Twitter, perché questo è il significato della libertà di espressione”, ha poi concluso Musk attraverso il suo ultimo post dedicato alla questione.
Ciò che ci interessa discutere oggi, d'altra parte, non sono le implicazioni del passaggio di mano di uno fra i più grandi colossi dei social network, ma una constatazione inevitabile a seguito degli avvenimenti degli ultimi anni. Twitter fa parte di un triumvirato di aziende che si spartiscono equamente il monopolio dell'informazione sul web, potremmo dire che rappresenta uno fra i media più potenti al mondo, eppure si è scoperto avere un valore inferiore rispetto a una società che sviluppa videogiochi.
Nello specifico, a gennaio del 2022 Microsoft Corporation ha annunciato al mondo il tentativo di acquisizione (ora al vaglio della Federal Trade Commission) di Activision-Blizzard per l'astronomica cifra di 68,7 miliardi di dollari, un valore che l'ha resa l'operazione M&A più ricca nella storia delle imprese tech.
Ora, è evidente che qualsiasi analista sia in grado di stabilire che il giro d'affari di Activision-Blizzard sia nettamente superiore rispetto a quello di Twitter – piattaforma che notoriamente ha sempre faticato a generare ricavi rispetto ai competitor – ma è oltremodo spiazzante trovarsi di fronte all'evidenza che il palcoscenico dove i sovrani del mondo ne gestiscono pubblicamente il destino, radunando l'opinione pubblica sotto le proprie bandiere, valga meno rispetto a mondi digitali come quelli di Call of Duty, Candy Crush e Crash Bandicoot.
Lo ripetiamo, non è certo una sorpresa per tutti gli attori che storicamente prestano attenzione ai mercati, perché come abbiamo ampiamente spiegato leggendo le implicazioni dell'acquisizione di Activision-Blizzard da parte di Microsoft, quello del gaming – e soprattutto quello legato al mondo mobile – stanno infrangendo un record dietro l'altro, tanto sul fronte dei ricavi annuali quanto soprattutto su quello delle proiezioni di crescita.
Il mercato dei videogiochi, a inizio 2022, vale oltre 300 miliardi di dollari. Sono 2,9 miliardi i videogiocatori attivi, e la sola industry Asia Pacific nel 2021 ha raggiunto quota 79 miliardi di dollari. La maggior parte di questi utenti utilizza lo smartphone come dispositivo principale per giocare, con una spesa annuale media di $60 fra costi di software, micro-transazioni online e abbonamenti a servizi gaming.
Ma se da una parte ciascuna appendice di “Big Tech” sta tastando le acque del mercato per ritagliarsi uno spazio nel futuro dell'intrattenimento, Twitter rappresenta una di quelle entità per le quali la riduzione del valore alla nuda componente monetaria e soprattutto alla potenziale generazione di ricavi sembra essere un terribile misunderstanding.
Su Twitter, nel corso degli ultimi anni, si sono tenute sfarzose campagne elettorali capaci di stravolgere le previsioni degli exit-poll. I grandi del pianeta hanno annunciato la linea di politica internazionale attraverso la piattaforma, gli attivisti hanno trovato uno spazio digitale per mandare il proprio messaggio, i consumatori l'hanno spesso adottato come megafono per far sentire al mondo intero il proprio malcontento, i lavoratori l'hanno sfruttato per far valere i propri diritti.
Eppure, dicevamo, oggi abbiamo scoperto che la società contemporanea attribuisce a queste caratteristiche un valore minore rispetto ai videogiochi. Per l'esattezza rispetto a Crash Bandicoot, a Candy Crush, a World of Warcraft e a Call of Duty. Ecco, forse quest'ultimo titolo rappresenta un'eccezione che varrebbe la pena disaminare ulteriormente.
Nella notte fra il 26 e il 27 febbraio 1991, durante la prima Guerra del Golfo, migliaia di soldati iracheni, prigionieri politici, prigionieri kuwaitiani e rifugiati palestinesi, stavano fuggendo in ritirata lungo l'Autostrada 80 dell'Iraq quando furono bombardati dalle forze aeree statunitensi. Nel corso dell'operazione, che sarebbe divenuta tristemente nota come “Autostrada della Morte”, furono distrutti un totale di 1800 veicoli “inoffensivi”: dopo aver annientato la testa e la coda della colonna per intrappolare il resto dei convogli, fu fatta piazza pulita delle forze a terra in netta violazione alla Convenzione di Ginevra. Due giorni più tardi, la guerra giunse al termine.
In Call of Duty: Modern Warfare (Activision, 2020) “l'Autostrada della Morte” viene ripresa da una sezione della campagna in giocatore singolo (sì, porta proprio il nome con cui è stata denunciata dai reporter dell'epoca), con la sostanziale differenza che in Urzikistan – questo il paese fittizio nel quale si svolge la vicenda – la strage viene compiuta dalle forze armate russe, secondo il più classico dei rovesciamenti d'attribuzione.
Ora, non abbiamo fatto riferimento a questo particolare caso emerso dalla produzione videoludica per fare chissà quale morale, ma più che altro per riscrivere il senso di “valore” che fino a questo punto abbiamo attribuito alle diverse operazioni. I videogiochi infatti, proprio come il cinema, possono essere strumenti di propaganda al pari – se non addirittura dotati di forza superiore – di tutti gli altri media, incluso il succitato Twitter, quindi è possibile che in fin dei conti la forbice tra le quotazioni non sia così inspiegabile anche sul piano ideologico.
D'altro canto, ciò non è sufficiente per dipanare completamente l'alone di nebbia distopica che avvolge questa realizzazione: un domani la persona che ambisce al profilo Twitter @POTUS (President of the United States) condurrà la sua campagna elettorale sulla piattaforma, mentre il futuro direttore di Activision-Blizzard la utilizzerà per annunciare i nuovi videogiochi in sviluppo. Entrambe le parti saranno ben consapevoli che lo strumento che utilizzano per comunicare con il mondo vale meno dell'ultimo premiato videogioco della serie Call of Duty.
A meno, ovviamente, che il team di Elon Musk riesca a trasformare il nuovo Twitter in una macchina da soldi, il che – se ci pensate – sarebbe ancora più preoccupante.