Epic Loon - recensione
“Nello spazio nessuno può sentirti mentre ti prepari un panino”.
Giocare con i riferimenti ad altre opere (libri, film o fumetti che siano) è un'operazione che non sempre riesce: può dare grandi benefici, ma offre molte occasioni per uno scivolone. Specialmente quando l'intera produzione si basa sull'idea che farai del notevole sarcasmo su classici del cinema come Alien, Dracula, Godzilla o Jurassic Park. Epic Loon di Macrales Studio si sveste presto, però, di ogni maschera e si fa notare esattamente per ciò che è: un divertentissimo titolo multigiocatore come pochi altri nel suo genere, ma anche un gioco a piattaforme spesso ripetitivo e scarsamente ispirato.
L'idea di far ruotare tutta l'atmosfera del gioco attorno ad apparenti parodie di alcuni classici della cinematografia (Jurassic Park diventa Jurassik Land, per esempio) incuriosisce sin da subito. La serie LEGO ha fatto la sua fortuna in formato videoludico sullo sfruttamento di storie che tutti conoscono (da Star Wars a Indiana Jones) rileggendole in chiave umoristica, usando intermezzi che rimandano alla scena originale, ma svoltandola in un modo diverso e comico. Epic Loon non si impegna granché per arrivare a quel tipo di risultato e il riferimento alle pellicole cinematografiche - che rappresenta il fulcro di tutta la sua immagine - si perde subito per strada.
Fanno eccezione alcuni simpatici commenti da parte di Joe, il pover'uomo le cui videocassette stiamo rovinando con le nostre azioni, alterando lo scorrere degli eventi, e che interverrà di tanto in tanto a rammentarci quanto ci odia: si aspetta il lieto fine o la mega battaglia finale e invece va tutto a quel paese.
Così la citazione cinematografica diventa preso soltanto un pretesto facilmente evitabile. Non serviva il contesto della pellicola di Godzilla per ambientare su un paio di fili elettrici un intero livello, il cui scopo è arrivare sani e salvi alla fine del percorso saltando qua e là ed evitando le ovvie trappole rosse (sempre bene in evidenza). Allo stesso modo il riferimento a Jurassic Park passa in secondo piano se ci stiamo muovendo in un ambiente informatico saltando fra una finestra del desktop all'altra per arrivare fino in cima.
Epic Loon tenta spesso di ricordarci che intende essere una parodia, ma lo fa così sporadicamente e così banalmente, che questa sua caratteristica è ben presto destinata a essere dimenticata, nonostante la modalità "storia" si snodi nel giro di una manciata di ore. A poco serve la modalità "hardcore", una sfida in cui lo scorrimento dell'azione è velocizzato e bisogna completare tutti e tre gli atti senza mai sbagliare. Idea accattivante per gli esperti, peccato che la struttura non cambi e soffra delle stesse problematiche della "storia" convenzionale.
Una maschera di velleità e false ambizioni sotto la quale si cela la vera essenza dell'esperienza: un gioco a piattaforme bidimensionale con qualche sistema basato sulla fisica che dà il meglio di sé nel reparto multigiocatore. Fino a quattro utenti possono giocare in contemporanea anche in locale; di questi tempi è una modalità che vale oro.
Il perché funziona meglio in multigiocatore che in singolo è presto detto. Epic Loon sfrutta le stesse meccaniche che, per esempio, hanno fatto la fortuna di Gang Beasts: divertirsi come beoni ad arrivare accanto all'alieno guidato dall'amico soltanto per farlo esplodere quando è a un passo dal traguardo. Un divertimento d'altri tempi, semplice e schietto. In questo Epic Loon non solo è particolarmente bravo, ma lascia anche la voglia che gli sviluppatori avessero osato un po', con più contenuti, livelli più ampi e maggiore eterogeneità nelle meccaniche.
Perché di fatto tutto ciò che si fa nel gioco è premere un tasto, che serve per saltare da una parte all'altra nella forma "appiccicosa" per muoversi all'interno del livello di turno. Il movimento automatico della testa da sinistra verso destra ci indica la direzione in cui salteremo; è tutta questione di tempismo quindi e si gioca con una mano. Purtroppo ciò implica che nell'esperienza a giocatore singolo Epic Loon dev'essere preso a spizzichi e bocconi, pena l'incombenza della noia. Il livello di difficoltà non è bilanciato nel modo giusto e alcuni mondi, specialmente quello di Alien, sono fin troppo facili. Considerato che ce ne sono quattro in tutto (ciascuno ispirato a un film diverso), buona parte dell'avventura non rappresenta una sfida coinvolgente.
Il che ci porta al vero significato della modalità "storia" di Epic Loon: poco più di un tutorial per l'essenza multigiocatore, che come detto è il suo vero fiore all'occhiello. Lo si evince anche dal fatto che quando si gioca da soli la telecamera usa comunque una visuale ampia, cercando di inquadrare contemporaneamente anche gli altri tre personaggi, che sono ugualmente presenti anche se guidati dall'intelligenza artificiale.
Un sistema che spesso è molto fastidioso perché si traduce, detto in parole povere, in dover muovere casualmente il proprio avatar perché la telecamera non ci mostra dove stiamo andando, a causa della sua insistenza nel voler inquadrare tutti. Una frustrazione non da poco considerato che parliamo di un gioco a piattaforme che in quanto tale ogni tanto richiede una buona dose di precisione. Tentare e ritentare la stessa sezione soltanto perché la telecamera non funziona bene è frustrante e affidarsi alla fortuna non va di pari passo con il divertimento.
Laddove Epic Loon eccelle senza ombre di dubbio è nella colonna sonora, realizzata da Pryapisme (un nome che è già un programma). Brani ritmati e rinvigorenti, che non sarebbero stati fuori posto nelle migliori battaglie dei Castlevania o Metroid di un tempo con pulsazioni di fondo potenti, intriganti. Semplicemente ottima, composta da brani che portano il nome di "Nello spazio nessuno può sentirti mentre ti prepari un panino", "Dopo tutto gli xenomorfi sono soltanto dei grossi polli" o "Nei villaggi di pescatori di solito si nascondono i ninja". Uno sposalizio, quello con Macrales, perfetto.
Anche ascoltando i brani realizzati dal gruppo specificamente per questo titolo, emerge ancora una volta il messaggio sottostante tutta l'esperienza, il filo rosso che collega le diverse componenti di Epic Loon: ridateci i bei, vecchi tempi. Il rimando ai classici cinematografici degli anni '80 e '90, una musica che spesso pesca dal lago dei ritmi 8 e 16-bit, con ottimi risultati, e meccaniche multigiocatore care a un'era tecnologica in cui le partite competitive erano una festa sul divano e non un evento da organizzare a distanze remote attraverso internet. Anche i movimenti dei "cattivoni" dei film, da Godzilla al T-Rex, riprendono quelle dei modelli usati nei rispettivi film, con ancheggiamenti meccanici e un po' impediti. In pieno stile VHS, insomma.
Epic Loon incastra molto bene alcuni elementi mettendo in mostra un certo modo di impostare il videogioco e una verve carismatica che, quando si mettono perfettamente insieme come per una congiunzione astrale, lasciano intravedere un titolo dalle grandissime potenzialità. Si perde spesso per strada a causa di una ripetitività di fondo nella "storia", di pochi mondi in cui intrufolarsi anche in modalità competitiva e di richiami cinematografici scarsi di numero e anche di interesse, ma bilancia il tutto con una divertentissima esperienza multigiocatore, soprattutto in locale, che rappresenta il vero segreto che si nasconde dietro al sipario messo in piedi da Macrales Studio.
Resta il desiderio, in compenso, di rivedere l'accoppiata Macrales-Pryapisme in un'esperienza più formata e strutturata, dove il sarcasmo, la potenza musicale, lo stile grafico distorto e la voglia di creare qualcosa di fortemente personale possano fondersi con maggiore espressività, consapevoli che questi ragazzi sono dotati di una scintilla creativa e un approccio al videogioco che potrebbero dare grandi soddisfazioni in futuro. Per ora, con Epic Loon, ci sono riusciti a metà.