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L'era delle "console war" sta finendo - editoriale

Differenze sempre più sottili e grandi convergenze.

L'idea di console unica resterà senz'altro irrealizzabile, ma è innegabile che qualcosa, ormai, si sia mosso definitivamente. Vuoi perché gli smartphone e i tablet hanno abituato gli utenti a cambiare hardware senza se ciò significasse perdere le proprie esperienze di gioco; vuoi perché alcuni giochi come Minecraft e Fortnite sono diventati così grandi che fare altrimenti era ormai impossibile. Fatto sta che il cross-play, ora che anche PlayStation 4 ha abbracciato tale funzionalità (al momeno per una selezione di giochi), è la cosa più vicina a una vera esperienza multipiattaforma che abbiamo mai avuto; le console sono sempre meno diverse e sempre più simili tra loro.

Non è comunque soltanto il cross-play online - che ricordiamo significa che gli utenti Xbox One, per esempio, possono competere con quelli Nintendo Switch o PC - a rappresentare un significativo cambio di paradigma rispetto a pochi anni fa. Prendiamo un'altra notizia di qualche giorno fa, forse un po' offuscata dalla decisione di Sony sul cross-play, comunicata lo stesso giorno: anche Xbox One avrà presto il supporto a mouse e tastiera (che PS4 già ha). Ciò significa che su PC, PS4 e presto Xbox One gli utenti possono giocare sia con mouse e tastiera sia con un controller, previo supporto da parte dello sviluppatore.

Fortnite è riuscito dove Minecraft non era arrivato: a scardinare la posizione rigida di Sony sull cross-play.

Uniamo i puntini e abbiamo qualcosa che fino a poco tempo fa era quasi un'utopia anche solo da pensare: le piattaforme stanno diventando sempre più simili. In un certo senso, l'era delle console war sta finendo: come sarebbe possibile bisticciare su console sempre più simili tra loro? Gli utenti comprano un gioco su Xbox One o PS4 perché i loro amici giocano su Xbox One o su PS4; l'idea che giocare online insieme possa essere possibile a prescindere dalla piattaforma è qualcosa che, quindi, cambia profondamente alcuni schemi comportamentali radicati negli anni nell'industria videoludica.

Si tratta di una mezza provocazione da parte nostra perché, per esempio, ci sono giochi che saranno sempre giocabili unicamente su PlayStation 4 (pensiamo a God of War o Gran Turismo) e altri soltanto su Xbox One (come Halo, che sembra essere l'unica serie di Microsoft "intoccabile" da questo punto di vista); inoltre, il cross-play sta prendendo piede ma non è affatto uno standard. Alcune differenze, insomma, sono destinate a rimanere (e per fortuna, aggiungo, perché così si continua a stimolare la concorrenza e la qualità dei giochi).

Le esclusive per console e per PC, però, sono a conti fatti l'unica grande differenza software tra le piattaforma che invece, quando si parla di esperienza di gioco, stanno trovando un terreno comune. Complice la sua natura meno standardizzata rispetto a PS4 e Xbox One, Nintendo Switch esce un po' fuori dal coro: supporta il cross-play per alcuni giochi, come Minecraft e Fortnite, ma il sistema di controllo è meno convenzionale.

Le esclusive resteranno come una delle uniche grandi differenze tra le varie piattaforme. Per fortuna, aggiungiamo.

I giochi multipiattaforma esistono da decenni, è chiaro; non è stata scoperta l'acqua calda, insomma. Fermo restando poi un limite ancora molto alto: non è possibile comprare una copia di un gioco per PS4 e giocarci poi su Nintendo Switch o su PC; non siamo ancora arrivati a quel punto. Microsoft è l'unica che propone un sistema simile con Xbox Play Anywhere, ma soltanto per galvanizzare il proprio ecosistema Windows 10 (Xbox One, Xbox One X e PC). Poter usare anche mouse e tastiera renderà l'esperienza con i giochi che supportano Xbox Play Anywhere ancora più fluida. Negli ultimi tempi, però, i produttori hardware e sofware hanno compiuto diversi passi in avanti nella direzione di un'esperienza coesa a prescindere dalla piattaforma.

Novità che devono essere lette nel contesto di un approccio simile alle console come servizio (o console-as-a-service se preferite l'equivalente inglese): non è il contenuto a fare la differenza, ma il modo in cui tale contenuto può essere fruito su una console o l'altra. Sono i servizi come PlayStation Plus, Xbox Live e Nintendo Switch Online che, tra qualche anno, potrebbero essere l'unica differenza tra le piattaforme. In tal senso - ossia nella comunione delle esperienze di gioco online - il cloud gaming rappresenterà una leva importantissima. Che piaccia o no, Electronic Arts e Microsoft hanno svelato le carte e hanno anticipato che ci stanno lavorando; l'azienda di Redmond è andata oltre, sottolineando che offrirà sia una nuova console (che oggi conosciamo con il nome di Xbox Scarlet) sia un servizio di cloud gaming, così da soddisfare una platea eterogenea.

Il cross-play annunciato qualche giorno fa anche su PS4 è un ulteriore colpo all'esperienza di gioco classica che, per anni, è stata il riferimento.

Nell'attesa che il cloud gaming prenda piede e che, soprattutto, sia effettivamente giocabile, ciò che sta succedendo oggi è quanto di più vicino possiamo raggiungere senza stravolgere la struttura dell'esperienza per come la conosciamo: i giochi vanno installati in locale, l'utente deve comunque comprare una console da gioco o un PC con specifiche tecniche adeguate e serve una copia del gioco, che sia fisica o digitale. L'esperienza una volta installato il gioco, però, sta subendo forti cambiamenti che potrebbero essere il punto di partenza per mutamenti ancora più profondi.