Escape from Tarkov - prova
Cosa si cela dietro al fenomeno del momento?
La parabola vissuta da Escape from Tarkov è una di quelle che difficilmente trova paragoni nel recente passato del genere degli sparatutto. Parliamo di un videogioco incredibilmente di nicchia, in sviluppo ormai da più di cinque anni, che nel giro di poco tempo si è trasformato in fenomeno globale, arrivando a dominare le classifiche di Twitch, in barba a giganti del calibro di Fortnite, Call of Duty e CS:GO.
Il titolo, realizzato dal piccolo studio indipendente russo Battlestate Games, è una vecchia conoscenza per una folta moltitudine di giocatori PC avvezzi al sottogenere degli shooter simulativi ad ambientazione bellica, eppure in queste prime settimane del nuovo anno Tarkov è letteralmente esploso, arrivando a raggiungere quelle fasce di pubblico che non avevano mai neanche sfiorato un ArmA: Armed Assault, figuriamoci un Operation Flashpoint.
Il merito di questa deflagrazione è da attribuirsi, almeno all'apparenza, a una fortuita successione di eventi che però non hanno nulla a che fare col caso, ma piuttosto con gli equilibri che regolano una piattaforma come Twitch. Tutto è cominciato con una partnership che ha permesso ai giocatori di Escape from Tarkov di guadagnare una manciata di contenuti in-game esclusivi grazie al programma Twitch Drops, che ha da subito contribuito ad alimentare le views del gioco sul sito. Lo sparatutto di Battlestate ha poi colto l'attenzione di alcuni importanti streamer che lo hanno incluso nel loro palinsesto, invogliandone altri a fare lo stesso in un effetto a catena che, come confermano le attuali classifiche, sta caratterizzando l'intero mese di gennaio.
Se quindi non avevate mai sentito parlare di Escape from Tarkov prima di qualche settimana fa, non c'è bisogno di sentirsi troppo in colpa. Questo è forse il momento migliore per avvicinarsi al titolo, che finalmente mette a disposizione dei giocatori la maggior parte dei contenuti promessi dagli sviluppatori, nonostante sia ancora in fase beta. La build attuale, la 0.12, è avanti anni luce rispetto a quella che provammo in occasione della nostra precedente anteprima del settembre del 2017, e questo testimonia la decisa volontà di Battlestate di portare a compimento gli sforzi iniziati nel lontano 2012.
Ma volendo rivolgerci in questo frangente a coloro che si stanno avvicinando al gioco per la prima volta, potrà essere utile fare un piccolo passo indietro per parlare della natura stessa di Escape from Tarkov, prima di andare ad occuparci delle numerosissime migliorie che gli sviluppatori hanno apportato negli ultimi due anni.
Fiero appartenente alla longeva dinastia degli ArmA, un sottogenere molto popolare su PC che identifica quegli shooter votati alla più ferrea delle simulazioni belliche, Tarkov è uno sparatutto in prima persona caratterizzato da una quasi totale assenza di HUD e da un time to kill pressoché inesistente, dove anche un singolo proiettile può portare alla morte del personaggio.
A differenza però dei suoi lontani parenti, Escape from Tarkov arriva a comprendere elementi GDR e survival che ampliano notevolmente l'esperienza, in un connubio di meccaniche che rendono il titolo di Battlestate ben più di un semplice sparatutto. Lo scopo del gioco è quello di entrare in una delle sette ambientazioni attualmente disponibili con l'obiettivo di raggiungere un punto d'estrazione per uscirne vivi, portando con sé qualsiasi oggetto ottenuto nel corso del raid. L'operazione, chiamata comunemente "raid", è ricchissima di opportunità ma anche colma di letali pericoli rappresentati sia dagli Scav, NPC controllati dall'IA che attaccheranno a vista chiunque, sia dalle altre squadre di giocatori presenti nella partita.
La più grande differenza tra Escape from Tarkov e gli altri sparatutto simulativi sul mercato risiede nel fatto che il giocatore ha a disposizione un inventario personale e una somma di valuta di gioco per acquistare armi ed equipaggiamento di vario genere, che potrà portare con sé all'interno dei raid. Più (e meglio) saremo armati, maggiori saranno le chance di sopravvivere ai nemici, ma al contempo rischieremo di perdere una grande quantità di crediti poiché l'intero loadout non può essere recuperato in caso di morte, rimanendo a disposizione come loot per gli avversari che ci hanno ucciso. L'unico modo di riottenere un oggetto è assicurarlo versando una piccola percentuale a uno degli otto venditori di Escape from Tarkov, ma lo riceveremo solamente nel caso in cui non venisse rubato ed estratto con successo dal raid da un altro giocatore.
Le partite di Escape from Tarkov sono quindi pervase da una costante, fortissima tensione, alimentata dalla concreta possibilità di incontrare delle forze ostili che possano privarci di armi che arrivano a costare anche centinaia di migliaia di Rubli, la prima e più diffusa valuta del gioco oltre a Dollari ed Euro. Le squadre iniziano il raid contemporaneamente in aree diverse della mappa ed hanno un tempo limite per raggiungere le uscite, quindi non ci si può nemmeno affidare a un eccessivo immobilismo nel tentativo di sorprendere gli avversari.
Certo, le formazioni più caute non avranno difficoltà a trovare un'area d'estrazione rimanendo illesi, ma al contrario sono proprio le zone più calde e le sparatorie con gli altri giocatori a rappresentare l'occasione più ghiotta per arricchirsi che è, in fondo, il vero e reale scopo dell'intera esperienza.
Oltre a poter giocare nei panni del proprio personaggio, il titolo mette a disposizione una modalità secondaria che può essere avviata una sola volta ogni mezz'ora, attraverso la quale è possibile partecipare a un raid nei panni di uno Scav, mescolandosi ai gruppi di NPC gestiti dal computer che popolano tutte le mappe di Escape from Tarkov. Interpretando uno di questi sciacalli avremo un loadout casuale di infimo livello, ma non metteremo a rischio l'equipaggiamento personale dell'avatar e tutto ciò che riusciremo ad estrarre sarà nostro in ogni caso, il che è un ottimo espediente per tutti quegli utenti che vogliono divertirsi un po' senza temere di perdere armi e oggetti.
Un'altra possibilità è rappresentata dalla modalità offline, con cui intraprendere un raid senza che i progressi siano effettivamente salvati. Tutto ciò che estrarrete verrà scartato ma potrete esplorare e imparare a conoscere le mappe, oltre che allenarvi al tiro allo Scav approfittando dell'assenza di giocatori umani.
Accumulando denaro potrete permettervi pezzi d'equipaggiamento sostanzialmente migliori, che potranno essere inseriti in uno dei numerosi spazi che compongono l'inventario. Il personaggio ha a disposizione due slot per le armi, uno per il giubbotto antiproiettile, un altro per l'elmetto e infine quelli dedicati agli accessori per il volto, quali occhiali, cuffie e passamontagna. Se fin qui non troviamo nulla di così diverso da altri sparatutto con elementi GDR, è invece nella parte destra del loadout che si concentrano alcune delle più interessanti particolarità di Escape from Tarkov.
La prima, che ha un impatto diretto sul gameplay, è legata alla necessità di preparare prima dell'inizio di un raid un giubbotto tattico che possa ospitare i caricatori delle armi, senza i quali la vostra passeggiata nei sobborghi di Tarkov difficilmente avrà un lieto fine. I caricatori, come il giubbotto, vanno prima acquistati da un venditore e poi abbinati al giusto munizionamento, un processo non sempre immediato dal momento che esistono decine di versioni diverse dello stesso proiettile.
Al tattico si affiancano gli immancabili zaini, fondamentali per trasportare il loot che troveremo nel corso del raid, disponibili in numerosi modelli che si distinguono in base alle loro dimensioni. Infine, ogni giocatore ha sempre a disposizione una piccola cassetta di sicurezza che può ospitare solo determinati tipi di oggetti di modesto volume, che vengono immediatamente portati in salvo in caso di morte.
Dal 2017 il titolo si è ampliato non solo in termini di contenuti (nuovi equipaggiamenti e mappe inedite) ma soprattutto sul fronte del gameplay, che patch dopo patch ha visto inspessirsi il grado di simulazione delle partite. Nelle precedenti build era possibile compiere quasi tutte le azioni senza che fosse presente un'animazione dedicata, mentre adesso una qualunque operazione che richieda l'uso delle mani ci impedirà di fare fuoco per un consistente lasso di tempo.
Ad esempio, interrompere il sanguinamento di una ferita richiede tutto il tempo necessario a bendarla, così come riempire nuovamente i caricatori ormai vuoti costringe il nostro avatar a inserire manualmente le cartucce, una alla volta. Mancando poi l'HUD, per capire il quantitativo di proiettili rimasti nel caricatore o per controllare l'eventuale presenza di un colpo in canna dovremo ricorrere ad animazioni specifiche, che non fanno altro che alimentare il senso d'immersione dell'interattore.
La componente simulativa ben s'incastra con quella survival, soprattutto se pensiamo alla gestione della salute del personaggio, lungi dall'essere affidata al mero novero dei punti salute. È vero, la morte sopraggiunge quando gli HP giungono a 0, ma questo può avvenire per molteplici ragioni: nel corso del raid, difatti, dovremo tenere d'occhio non solo le ferite inflitte dalle armi da fuoco ma anche le statistiche della fame e della sete, che possono essere lenite consumando i tantissimi tipi di cibi e bevande facilmente reperibili a Tarkov.
Se monitorare con attenzione i bisogni fisiologici del nostro alter ego sarà fondamentale, lo sarà anche evitare accuratamente di farsi sparare addosso, perché come vi avevamo già anticipato basta davvero un limitatissimo numero di colpi a segno per passare a miglior vita. Battlestate ha dimostrato di saperci fare, sviluppando un brillante sistema della salute che divide il totale degli HP di un personaggio in sette distinte parti del corpo (gambe, braccia, torace, stomaco e testa), ciascuna con hit-box dedicate.
Gli arti che hanno esaurito i punti vita a causa di uno o più proiettili rimangono irrimediabilmente danneggiati, compromettendo buona parte delle funzioni motorie del soldato, di conseguenza è cruciale ricorrere subito al giusto accessorio per curarsi e rimarginare eventuali ferite che sanguinano. Anche per quanto riguarda quest'ambito, esistono almeno due dozzine di oggetti medici ognuno con un particolare scopo, con alcuni di essi che permettono addirittura di riabilitare un arto con un breve intervento chirurgico o di ignorare gli effetti negativi di una frattura.
A dire il vero, troviamo difficile fare paragoni tra il sistema appena citato e quello di altri sparatutto in commercio, sintomo del fatto che forse la fortuna di Escape from Tarkov non dipenda solo da una manciata di streamer su Twitch, bensì da una maniacale cura al dettaglio che permea l'intera produzione dello studio russo.
L'attenzione rivolta al sistema della salute è niente se confrontata con l'editor delle armi, semplicemente privo di qualsiasi logica se ricordiamo come Escape from Tarkov sia, a tutti gli effetti, uno sparatutto indipendente. Prima di parlarvi delle enormi potenzialità del modding, però, troviamo utile fare il punto sulla lista delle armi, che può aiutarvi a mettere a fuoco il vero motivo per cui il titolo sviluppato da Battlestate sia unico nel suo genere.
Elaborare un cifra sul numero esatto di esse può essere complicato, dal momento che esistono ben 19 versioni di Kalashnikov, che si diversificano per munizionamento, anno di produzione e accessori. Escludendo tutte le varietà della famiglia degli Avtomat Kalašnikova, rimangono nella lista dei fucili d'assalto altri sette modelli tra cui il classico M4A1, accompagnati da uno stuolo di pistole, mitragliette, fucili a pompa, fucili da tiratore scelto e da cecchino.
Stilare un elenco numerico è difficilissimo, soprattutto perché ogni fucile può essere smontato di tutte le sue parti e trasformato in qualcosa di completamente diverso grazie a centinaia e centinaia di accessori, che non si limitano a comprendere ottiche, caricatori, silenziatori e mirini laser, ma persino tutta la componentistica interna di una bocca di fuoco. Quello di Escape from Tarkov è l'editor più profondo mai visto fino ad ora in un FPS, l'El Dorado di tutti i fanatici della personalizzazione delle armi, al cui confronto sbiadisce l'intera line up degli shooter moderni tripla A.
All'inizio del gioco la disponibilità di armi e modifiche è incredibilmente limitata, dovremo quindi aumentare la reputazione dei otto venditori inclusi nella build attuale per ampliare progressivamente il loro inventario. Per farlo, ognuno di loro mette a disposizione una serie di missioni che richiedono di uccidere un certo quantitativo di Scav o avversari umani, oppure di reperire determinati oggetti durante i raid.
Se volessimo acquistare un articolo non ancora disponibile dai venditori, è sempre possibile acquistarlo nel Flea Market, un sistema di commercio tra giocatori che ha fatto il suo esordio di recente e che purtroppo presta ancora il fianco ai classici stratagemmi che l'utenza elabora quando è alle prese con un mercato online, primo fra tutti il proliferare di bot.
Tra le novità introdotte dalle ultime patch, è doveroso dedicare un paragrafo al nascondiglio, il nostro personale rifugio nella disastrata Tarkov che può essere livellato e migliorato per accogliere delle attrezzature che arrivano a sconvolgere in alcuni casi le meccaniche di gioco. Attraverso il suo sviluppo potremo curarci più in fretta dopo un raid fallito grazie alla stazione medica, o farmare bitcoin che possono essere scambiati dai venditori con la merce in assoluto più preziosa.
Sarà possibile mandare gli Scav in missione per ottenere cianfrusaglie senza muovere un muscolo, o addirittura installare un piccolo poligono di tiro nel quale provare le armi appena assemblate. In breve, il rifugio rappresenta una componente cruciale per il gameplay e introduce ulteriore giocabilità, rappresentando un'aggiunta eccellente all'offerta ludica di Escape from Tarkov.
In seguito al nostro primo provato, Battlestate ha continuato a lavorare alacremente su nuove ambientazioni, che comprendono ora anche una base militare, un gigantesco centro commerciale e un laboratorio di massima sicurezza, accessibile solo attraverso l'uso di una scheda magnetica usa e getta che va prima acquistata o ottenuta come loot. In generale tutte le mappe sono ben realizzate e rappresentano biomi diversi, alternando vasti spazi aperti ad angusti locali al chiuso.
Insomma, che vi piacciano gli scenari urbani o quelli boschivi, Escape from Tarkov ne ha per tutti i gusti, anche considerando che a detta degli sviluppatori il meglio deve ancora venire: il team si è da poco detto al lavoro sulla mappa più ambiziosa mai realizzata per il gioco, prevista tra circa cinque mesi, mentre rimangono al momento inaccessibili altre quattro ambientazioni che saranno presumibilmente pronte entro l'uscita della versione finale del titolo.
Se il lunghissimo periodo di sviluppo ha influito su qualcosa, lo ha fatto inevitabilmente sulla componente grafica del gioco, che da sempre soffre di consistenti problemi d'ottimizzazione e può incappare di frequente in vistosi cali di frame rate, anche sulle macchine più moderne. A causa dello scorrere del tempo, i modelli dei soldati sono diventati progressivamente più obsoleti, quindi non aspettatevi un prodotto all'avanguardia sotto questo punto di vista.
La situazione qualche patch fa era tuttavia molto più grave e aggiornamento dopo aggiornamento Battlestate ha risolto buona parte delle criticità, specialmente quelle relative a mappe come Shoreline, Woods ed Interchange che in passato erano quasi ingiocabili. La situazione del comparto grafico della build 0.12 è tutto sommato soddisfacente, anche se naturalmente non paragonabile a quella di altri sparatutto che escono sul mercato in questo periodo, freschi di pubblicazione.
Senza mezzi termini, Escape from Tarkov è uno degli sparatutto più interessanti sul mercato, non tanto per l'incredibile profondità dell'editor delle armi, né tanto meno per i robustissimi elementi GDR e survival che pervadono l'intera esperienza. La vera forza dello shooter confezionato da Battlestate è l'originalità, una merce sempre più rara al giorno d'oggi che sembra latitare dagli sparatutto moderni, rimasti immobili dopo l'esplosione del genere Battle Royale e apparentemente incapaci di introdurre nuove idee.
Come spesso accade, il compito è ricaduto infine sulle spalle di uno studio indipendente, caratterizzato da una ferma ostinazione nel supportare la propria creatura, quel videogioco incredibilmente di nicchia che al contempo ha tutte le carte in regola per farsi amare da tantissimi.