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F.3.A.R.

La mamma vi pensa sempre.

Quante volte ve la siete fatta sotto giocando a un videogioco? Personalmente parecchie volte, soprattutto perché faccio parte di quella specie di appassionati che amano preparare adeguatamente il terreno all'esperienza videoludica in base al gioco che andrà ad utilizzare.

Mai un gioco di guida senza volante e pedaliera, mai uno sparatutto senza mouse e tastiera e soprattutto, mai un gioco horror senza un impianto capace di far tremare le interora a colpi di subwoofer e l'alleato più prezioso dei migliori cineasti e sviluppatori di videogiochi. Il buio.

Prendete il primo F.E.A.R. ad esempio: un gioco tecnicamente modesto che viveva dei rimasugli di un Lithech Engine non ancora pronto per il salto next-gen ma capace di far montare la tensione come pochi altri titoli nel panorama moderno.

Lo spettro di Fettel ha fame. Hai voglia a sparargli.

Recentemente solo Dead Space è arrivato a tanto e anche in quel caso si trattava di un titolo da vivere con l'atmosfera giusta: giocarlo in pieno giorno mentre vostra madre/moglie passa l'aspirapolvere con i bigodini in testa corrisponde a piazzare la lingua su un ferro rovente prima di entrare in ristorante tre stelle da guida Michelin. Ecco perché la presentazione di F.3.A.R. in pieno centro a Milano quando ancora fuori dalla finestra il sole spaccava le pietre del duomo è quasi sembrata un'offesa alla sacralità dell'emozione horror che un terzo capitolo del genere rappresenta per il mercato videoludico.

In realtà devo ammettere che le aspettative con cui mi sono recato alla presentazione non erano particolarmente incoraggianti non tanto per il gioco in sé, quanto per la scarsa prova di carattere restituita dai Monolith in occasione della seconda espansione ufficiale di F.E.A.R. (Perseus Mandate) e, soprattutto, di F.E.A.R. 2. Un gioco discreto, ma molto lontano dalla personalità, brutalità delle sparatorie e difficoltà del suo illustre predecessore.

Farsi atterrare durante un assalto è un bel problema perché toglie parecchia potenza di fuoco alla squadra.

A due anni di distanza Warner Bros ci riprova e presenta l'immancabile terzo capitolo che tuttavia, fin dalla sostanza dei byte che girano dietro il monitor, segna un netto cambio di direzione con il passato: F.3.A.R. infatti non è stato sviluppato dai Monolith che si sono occupati dei precedenti titoli ma da un team di sviluppo tutto nuovo che, sotto il nome di Day 1 Studios, nasconde parecchi veterani di settore.

È stato quindi con una certa curiosità che ieri siamo arrivati in centro a Milano nella sede centrale di Warner per assistere alla presentazione con relativo hands-on sulla componente multigiocatore. Anche se un'orda di giornalisti ha cercato in ogni modo di estrarre qualche informazione dai PR che ci hanno ospitato nei loro uffici non è stato possibile andare oltre una esaustiva sessione di gioco che ci ha permesso di testare con mano le caratteristiche delle modalità multiplayer proposte.

Il primo impatto è stato sicuramente positivo dal punto di vista tecnico visto che il cambio di motore ha giovato enormemente al look complessivo del gioco che ora si basa sull'ultima versione disponibile dell'Unreal Engine 3. Pulito nelle texture, vario nelle ambientazioni, molto azzeccato per gli effetti speciali e ben gestito sul fronte delle animazioni, F.3.A.R. rappresenta sicuramente un ottimo passo nella direzione giusta sul fronte estetico che non farà certo rimpiangere le ambientazioni ripetute all'eccesso di F.E.A.R.

Il multiplayer.