F.3.A.R.
L’Alma del giorno dopo.
E siamo arrivati al terzo capitolo, più di Paranormal Activity ma ancora meno (molti meno) di Saw. Il paragone con queste due saghe cinematografiche è stato quasi spontaneo perché sono proprio quelle che mi sono venute in mente durante le prime ore di gioco di F.3.A.R. Prima di iniziare sul serio la recensione posso dire che odio profondamente i titoli nei quali vengono utilizzati i numeri al posto delle lettere? Potevano essere originali i primi due, ma ora direi che basta.
Ok, tolto questo piccolissimo sassolino dalla scarpa (fondamentale, direi) iniziamo a parlare di questa nuova, terrificante storia, che vede ancora una volta al centro della scena la terrificante Alma, ovvero la versione videoludica di Samara, la protagonista di The Ring. Come mai non ho citato questa saga tra i riferimenti cinematografici? Perché è dal primo capitolo che viene fatto e penso che ormai sia quasi scontato.
Dicevamo di Alma. La “piccina” in questo nuovo sequel è cresciuta, è diventata donna. Ancora meglio, si appresta a diventare mamma, un evento che, vista la sua natura, si preannuncia tuttaltro che lieto. Visto che la genitrice è stata in grado di distruggere un’intera città con la sola forza della sua mente, chissà di cosa sarebbe capace il suo pargoletto... forse è il caso che qualcuno provi a fare qualcosa.
Quel qualcuno, ancora una volta, siamo noi. Mai come in questo caso il plurale è d’obbligo perché, a differenza dei precedenti capitoli e relative espansioni, F.3.A.R. permette di scegliere tra due personaggi. Scegliere Point Man (protagonista del primo capitolo) o il fratellino Fettel non cambia radicalmente la trama, ma permette di vivere le vicende principali del gioco da due punti di vista differenti e di giocare in maniera leggermente diversa visti i differenti poteri dei due.
Il gioco rimane comunque estremamente lineare nel suo svolgimento, con una regolare alternanza di furiose sparatorie e momenti di pura atmosfera che, devo confessarlo, in qualche occasione mi hanno fatto correre qualche bel brivido lungo la schiena. Nonostante si tratti di un terzo capitolo, infatti, F.3.A.R riserva parecchie sorprese, segno che il cambio di team di sviluppo ha giovato alla “freschezza” di alcune situazioni. Se la memoria non m’inganna era dai tempi del primo Condemned che non mi capitava di provare quel genuino senso di disagio di fronte ad un videogioco.
L’atmosfera quindi c’è, ma il gioco in sé è riuscito a mantenere la qualità dei predecessori? Per molti versi sì, anche se lo stupore provato nel corso dei primi scontri a fuoco in Slow-Motion del capostipite è ovviamente scemato. In questo senso Point Man è il personaggio più “standardizzato” dei due e anche il meno divertente.
Purtroppo non è possibile scegliere fin dall’inizio; ogni sezione può essere giocata con Fettel solo dopo averla completata con PM, sempre che non abbiate qualche amico disponibile per affrontare l’intero gioco in co-op. In questo caso il gioco si farà ancora più interessante, ma il livello di difficoltà si abbasserà sensibilmente quindi ricordatevi di alzare l’asticella se avete intenzione di portarvi un compagno di squadra.
Che cos’ha di così speciale Fettel da riuscire addirittura a modificare il gameplay del gioco? Semplice, piuttosto che “limitarsi” ad affrontare l’intera avventura in puro stile FPS, grazie al “fratellino” avete a disposizione poteri psichici che influiscono sulle armi, ma che consentono anche di prendere possesso dei corpi altrui... una pratica che nei videogiochi va molto di moda.