Fade to Silence - recensione
Un interessante survival post-apocalittico open world. Ma manca qualcosa.
Immaginate un mondo completamente coperto da una bianca coltre di neve, una sorta di inverno perenne e ineluttabile di matrice post-apocalittica, dove la sopravvivenza è impossibile, o quasi.
A questo aggiungeteci (e ci mancherebbe) una sorta di presenza demoniaca che infesta e corrompe anche quel poco che di vivo è rimasto, come piante, animali ed esseri umani. In soldoni, è questo il contesto dove si muove Fade to Silence, un survival post-apocalittico open world con qualche piccolo elemento RPG (e gestionale), sviluppato dai ragazzi di Black Forest Games.
Non siamo evidentemente di fronte ad un prodotto che fa dell'originalità la sua forza, ma si dimostra ineccepibile nella sua linearità di gameplay. Fade to Silence è infatti sopratutto un survival game, quindi nella maggior parte del tempo si deve gironzolare per il mondo di gioco (un open world praticamente quasi tutto uguale e quindi non particolarmente stimolante), per recuperare legna da ardere (con la quale accedere dei falò evitando così di morire congelati), cibo, oggetti e materie prime con cui costruire attrezzatura, armi di fortuna, rimedi curativi e persino degli edifici.
Il tutto mentre si prova a liberare il mondo dalla corruzione, andando a purificare le aree colpite dal "male". E questo (ovviamente) lo può fare solo il protagonista, che sembra avere una specie di legame spirituale proprio con l'entità che è la causa di tutto. Un paradosso su cui poggia l'intera struttura narrativa, che definire "magmatica" è un eufemismo.
Fade to Silence non è un'avventura completamente in solitaria: ricoprono un ruolo fondamentale anche i compagni, sopravvissuti che Ash incontra lungo il suo cammino. Dopo averli aiutati o salvati, si può decidere di accoglierli nel nostro villaggio, dove questi potranno contribuire alla causa: costruire edifici (cosa che tra l'altro il protagonista non può fare), andare a caccia, raccogliere legname, estrarre minerali e tanto altro ancora.
Lo stesso giocatore può affidare loro dei compiti specifici ma mediamente saranno in grado di gestirsi autonomamente in modo piuttosto efficace. Tuttavia non si dovrà pensare solo al proprio sostentamento ma - una volta entranti nel "team" - anche a quello dei compagni, che avranno bisogno di legna per scaldarsi, cibo e così via. I sopravvissuti dispongono inoltre di abilità che possono rivelarsi molto utili, se non cruciali, come ad esempio la capacità di ripulire dalla corruzione legname o carne, ma anche di realizzare armi o attrezzature di un livello superiore.
In Fade to Silence delude tutto quello che riguarda lo sviluppo relazionale tra protagonista e comprimari (e ci sarebbe pure la figlioletta di Ash, ma il suo ruolo è di sola facciata). Gli unici momenti di interazione all'interno del villaggio sono rappresentati da brevi dialoghi (quasi a senso unico) durante i quali i compagni si confidano con il loro leader Ash. O poco di più. Qualche missione dedicata loro o semplicemente una maggior possibilità di interazione, avrebbe reso la presenza di altri sopravvissuti più coinvolgente e credibile, anche e soprattutto dal punto di vista emozionale. In poche parole, la sopravvivenza in Fade to Silence è una questione personale.
Ma il vero problema in Fade to Silence è che si passano ore e ore a cercare di sopravvivere, raccogliere materiale, purificare aree ed eliminare mostri, senza capirne realmente il motivo. L'obiettivo finale è ovviamente quello di sopravvivere (ad una malvagia forza che sta corrompendo il mondo), ma si avvita pericolosamente su se stesso.
La struttura survival è buona ma anche fortemente fine a se stessa: manca una vera main quest e la componente narrativa è limitata ad alcune cut-scene che partono durante il sonno, che raccontano il passato del protagonista e i motivi che hanno portato all'apocalisse. Tutto resta però troppo in superficie.
Una sceneggiatura avida di informazioni può a volte contribuire a intensificare la sensazione di mistero e incuriosire, ma purtroppo in Fade to Silence quello che si ottiene è l'effetto contrario, e l'interesse del giocatore viene allontanano. La bontà del gameplay prettamente survival sopperisce fortunatamente in parte a questa mancanza. Altre due criticità da non sottovalutare sono il combat system rudimentale e monocorde, e un comparto grafico assolutamente non allineato agli standard odierni.
È importante sottolineare inoltre che Fade to Silence propone due diverse modalità di gioco: "Esplorazione", che offre vite infinite (ma non si ha la possibilità di sbloccare i Trofei) e "Sopravvivenza", ovvero l'esperienza di gioco survival più "vera", con tanto di morte permanente e un sistema chiamato Circolo del Tormento, che ad ogni ripartenza dell'avventura permette al giocatore di "addomesticare" le minacce del mondo di gioco attivando uno skill tree che darà accesso ad alcuni potenziamenti e vantaggi, disponibili però solo quando Ash ha raggiunto la corruzione totale.
Fade to Silence è sicuramente interessante, credibile e ben strutturato, capace di dire la sua e di offrire un intrattenimento più che discreto. Severo coi giocatori più frettolosi ma capace di premiare gli strateghi, purtroppo manca di tutto quel sottobosco di contenuti e sfumature che danno anima e "colore" ad un videogioco, come una vera main quest, la narrativa e attività secondarie, per non parlare di grafica e combat system, qui decisamente sottotono.