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FAR Changing Tides Recensione: Il viaggio continua sul mare!

Casa è dove si trova il cuore.

Prima di iniziare è importante fare una premessa. Per godersi FAR: Changing Tides non è essenziale aver giocato il precedente capitolo, ma farlo vi porterà due vantaggi.

In primis vi godrete un eccellente titolo indie che probabilmente all'epoca passò inosservato ai più. In seconda battuta entrerete nel particolare mood narrativo della saga e prenderete confidenza con molti degli elementi di gioco che sono stati poi riproposti anche in questo sequel.

Vi piacciono le avventure solitarie piene di atmosfera e i giochi alla Limbo capaci di far girare nel giusto verso le vostre rotelle? Forse lo avete trovato.

Chi ha già avuto la fortuna di giocare FAR: Lone Sails vivrà i primissimi minuti di Changing Tides come una sorta di ritorno a casa. In realtà tra i due giochi una differenza formale c'è. Mentre il primo ci metteva ai comandi di una strana macchina a ruote, qui si va per mare, ma la sostanza non cambia.

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Sì, perché il giovane protagonista non ha una fissa dimora e ama passare il tempo navigando su una particolare imbarcazione solo apparentemente fatiscente. Tavole di legno apparentemente fradicie e tenute insieme da non si sa bene cosa nascondono invece un mezzo di locomozione dotato di tutti i comfort e soprattutto capace di viaggiare anche attraverso acque pericolose.

In realtà il ragazzo non ha molte alternative: il mondo intorno a lui è ridotto male, la distruzione è a perdita d'occhio e non sembra esserci traccia di altri esseri umani. Controllando il gracile protagonista dovrete addentrarvi in un mondo desolato e desolante, che solo a tratti racconterà di un immane catastrofe che ha sommerso tutto e tutti lasciando dietro di sé un panorama post-apocalittico.

La narrazione ha un ruolo meno centrale di quello che ci aspettavamo all'inizio ed è un peccato. La storia che fa da sfondo a FAR: Changing Tides viene raccontata solo sporadicamente e senza particolare dovizia di particolari. Il tutto acquista più senso e valore solo quando si arriva alla conclusione del viaggio, ma nelle precedenti 6/7 ore a regnare è solo e unicamente il silenzio, sia del protagonista che del racconto.

Non ci sono particolari colpi di scena, nessuna sequenza shock, tutto procede in un'unica direzione e con estrema lentezza. Questo non è necessariamente un difetto, specie se siete in cerca di un'esperienza rilassante e dal ritmo pacato.

Nelle fasi a piedi, specialmente durante la risoluzione degli enigmi, potrete zoomare l'inquadratura per agevolare l'interazione con gli oggetti.

Ludicamente parlando Changing Tides si compone di due anime ben distinte: la gestione dell'imbarcazione e l'esplorazione delle occasionali location in cui potrete fermarvi. La prima consiste nel controllo delle vele che regoleranno la velocità di navigazione con meccaniche maggiormente raffinate e articolate rispetto al gioco precedente.

Nulla di particolarmente complesso: a seconda delle situazioni dovrete muovervi lungo la nave per issare l'albero maestro (soprattutto nel caso venga abbattuto da qualche ostacolo), spiegare le vele e gestirne l'orientamento in base al vento. Di tanto in tanto dovrete operare anche delle piccole riparazioni nel caso di rotture del motore o delle parti meccaniche, ma anche qui non vi aspettate chissà quali complicazioni, tutto comunque vi verrà spiegato nei primissimi minuti di gioco.

Quando vi troverete nelle vicinanze di zone esplorabili dovrete fermare il motore e a quel punto potrete spostarvi all'interno delle stesse alla ricerca di oggetti interessanti. Tutto avviene in modo semplice, miscelando sezioni platform ad enigmi ambientali che nella quasi totalità dei casi richiedono la manipolazione di meccanismi, il trasporto di oggetti o la rimozione di ostacoli.

Andando avanti nell'avventura dovrete anche cercare detriti e spazzatura con cui alimentare la barca, che nel frattempo guadagnerà un metodo di propulsione alternativo, quello a combustione. Questo cambio di "direzione" attiva delle blande meccaniche survival in quanto teoricamente è possibile rimanere a corto di alimentazione e quindi in balia delle onde. In realtà a noi non è mai capitato, ci siamo andati vicino un paio di volte ma le risorse che si possono trovare in giro sono più che sufficienti per dormire sonni tranquilli.

Quando avrete accesso alla modalità sottomarina potrete immergervi e godervi gli spettacoli naturali delle profondità subacquee.

L'evoluzione appena descritta aumenterà la quantità e varietà di interazioni che potrete/dovrete avere con le varie sezioni della vostra imbarcazione, che si apriranno progressivamente in accordo con l'avanzamento dell'avventura. Ad un certo punto potrete addirittura trasformarla in una sorta di sottomarino per esplorare anche le profondità marine. Proprio questo aspetto del gioco poteva essere sviluppato meglio.

Soprattutto quando ci si trova ad esplorare alcune ambientazioni sarebbe stato interessante avere a disposizione vie alternative, opzionali e non, capaci di alimentare ancora di più la voglia di avventura del giocatore e magari mettendo un po' di brividi sulla schiena. Il tutto invece procede in modo lineare e con una gestione del ritmo di gioco non sempre perfetta. Spesso, infatti, le sezioni di navigazione, durante le quali poco o niente accade, sono fin troppo lunghe.

Esteticamente FAR: Changing Tides prosegue sullo stile visto in Lone Sails, evolvendolo con un deciso passo avanti sotto il profilo tecnico. Suggestivi scenari minimalisti che probabilmente farebbero felice Wes Anderson, sono contrastati da un buon pacchetto di "effettistica" che si fa notare principalmente nella resa dell'acqua e degli effetti di luce.

Il comparto audio è ridotto ai minimi termini vista la natura stessa del gioco, ma la soundtrack merita una menzione: molto suggestiva, si sposa perfettamente con le atmosfere ma è composta da poche tracce e quindi di tanto in tanto tende ad essere ripetitiva.

Il mondo di gioco racconta poco di sé. La componente narrativa non è stata sviluppata a sufficiente ed è un vero peccato.

FAR: Changing Tides rientra nella categoria dei giochi ben lontani dalla perfezione ma comunque capaci di non far rimpiangere il tempo passato con loro. Dopo averlo portato a termine rimane però l'amaro in bocca per l'eccessiva somiglianza con il precedente capitolo.

Le ampliate possibilità di interazione con l'imbarcazione sono benvenute, ma dopo quattro anni di sviluppo ci aspettavamo qualcosa in più. Ci auguriamo che per un eventuale terzo capitolo i ragazzi di Okomotive provino ad osare un po' di più.

7 / 10