Far Cry 5 - recensione
“Una volta ero perso, ora sono ritrovato”.
Conoscete la definizione di follia? Se oggi avete aperto questa recensione è probabile che la sappiate perfettamente, anzi, che addirittura siate stanchi di averla letta e riletta in rete per mesi. Chi non avesse colto la citazione da Far Cry 3, sappia che la definizione che il villain Vaas forniva nelle soleggiate Rook Islands è "fare e rifare la stessa cosa, sperando che qualcosa cambi".
Ironicamente per molti questo è proprio il modus operandi di Ubisoft con la serie Far Cry, dal fortunato terzo episodio in poi, tramite una sequela di more of the same con poche differenze e novità tra un capitolo e l'altro, anche quando si è cercato di stravolgere tutto (leggasi Far Cry Primal). Oggi tuttavia qualcosa è cambiato, e questo nuovo capitolo della serie è pronto a dimostrare il suo valore e segnare una svolta tutta nuova per la serie.
Che Far Cry 5 sia diverso lo si intuisce sin dai menu iniziali, in cui si è chiamati a creare un personaggio da zero. Superato un editor piuttosto leggero, vestiremo i panni di un vice sceriffo alle prime armi, un novellino mandato a gestire una brutta gatta da pelare nella placida Hope County. In questo luogo apparentemente sperduto nel Montana si registra infatti l'attività illecita della setta Eden's Gate, comandata dall'autoproclamato profeta Joseph Seed.
Le voci di rapimenti, omicidi e fanatismi estremisti un giorno vengono finalmente testimoniati da un video, in cui vediamo Joseph uccidere a mani nude l'agente sotto copertura incaricato di indagare sul culto. Arrivati nella contea americana per l'arresto la situazione precipita, con tafferugli da parte degli adepti del santone, che colti da una violenza incontrollata arrivano addirittura a far precipitare l'elicottero dello sceriffo. In un batter d'occhio ci ritroviamo così da soli, con i colleghi in balia della famiglia di Joseph e con un vecchio veterano nascosto in un bunker come nostro unico alleato. Da questo momento la situazione è tremendamente chiara: gli Edeniti, questo il nome della setta, controllano tutta Hope County, e con l'affronto del tentato arresto il vaso di Pandora è stato scoperchiato. Ormai è guerra, e noi dobbiamo fermarli.
La trama di Far Cry 5 parte da uno spunto interessante che può avere diverse chiavi di lettura: l'uomo che si eleva a Dio, il profeta incompreso e tacciato come folle, la vera natura della violenza celata dietro una finta benevolenza. Non abbiamo timore nell'affermare che ci ritroviamo di fronte al miglior canovaccio narrativo che la serie abbia visto. A far gelare il sangue nelle vene non è il solo Joseph ma la sua stessa 'famiglia'. I Seed non rappresentano mere pedine di una scacchiera da attaccare per mettere il re sotto scacco: sono piuttosto i portavoce della parola di Joseph e del suo credo, e il loro scopo non è ucciderci ma convertirci al credo edenita.
All'inizio di questo articolo abbiamo citato Vaas Montenegro, da tutti considerato il miglior villain della serie. Ebbene, ci lanciamo in un'altra sentenza piuttosto forte: la famiglia Seed vince qualsiasi ipotetico confronto con l'antagonista del terzo capitolo, non tanto considerando i singoli elementi ma nel suo insieme. Unite, queste persone portano su schermo una malvagità oscura, temibile nella sua vera forma e raggelante quando ammantata di religiosità e amore. Non possiamo dunque far altro che assistere a questo delirio divino sotto sostanze psicotrope, che rischia di trascinarci in un baratro profondo ad ogni incontro con un membro di spicco della setta (cosa che avviene piuttosto frequentemente).
La progressione classica della serie cambia, non limitandosi più al solo liberare un avamposto dietro l'altro in una sequenza che diventa presto routine. La campagna stessa diventa il metodo più efficiente per diminuire l'influenza della setta e arrivare alla resa dei conti con Joseph e i suoi fratelli. Questa scelta fatta da Ubisoft riesce ad appassionare, lasciando ben pochi momenti per rifiatare e colpendo alle spalle quando meno ce lo si aspetta. Questa rottura con la tradizione della serie ci ha convinti, stupiti e divertiti come non mai.
Far Cry 5 vanta un eccellente comparto narrativo, che lascia totalmente liberi di dedicarsi ad un cattivo piuttosto che a un altro, e siamo sicuri che vi godrete a pieno la campagna principale. Non mancano anche compiti secondari, presenti in un discreto numero, ma utili solo in minima parte per il prosieguo della storia. Dimenticate la routine, lasciate nel passato le torri radio da scalare: questo è un gioco diverso.
Per fermare un culto radicato invisibilmente anche nella stessa polizia locale serve tuttavia una resistenza, e fortunatamente la contea del Montana è popolata anche da brava gente, stanca dei soprusi che ha dovuto subire. È compito del vice sceriffo dare nuova linfa vitale alla speranza ormai spentasi sotto i soprusi degli Edeniti, e man mano che Hope County si risveglierà faremo la conoscenza di personalità particolari. Nell'eventualità in cui siate soli in questa avventura potrete contare infatti su un gruppo di Specialisti, personaggi comandati dall'IA e preziosi alleati nella lotta. Sono pedine utili a gestire la mole di nemici e che si rivelano preziosi in più di un'occasione.
L'IA amica svolge il suo ruolo senza infamia e senza lode, e dobbiamo dire che molti personaggi secondari ci hanno strappato anche un sorriso, con linee di dialogo in-game piuttosto comiche, che fanno percepire anche in questo frangente una grande cura. Nel caso in cui vogliate un compagno umano potrete aggiungerlo ma ricordate che in tal caso solo chi ospita la partita continua la campagna, mentre l'ospitato riveste un ruolo unicamente di supporto, ottenendo progressi solo per il proprio personaggio.
La gestione dei compagni è solo uno degli elementi che rientra in un sistema di sfide che premia il giocatore con punti utili a migliorare il proprio alter ego. Cinque sono i rami in cui sbloccare diverse abilità utili a facilitare l'esplorazione (torna ad esempio il rampino) o rendere la lotta meno difficile. La progressione libera infatti porta a un livello di difficoltà piuttosto ostico per tutto il gioco, regalando sempre una buona sfida.
Fortunatamente potrete contare su un sistema di shooting solido, ereditato dai capitoli precedenti e raffinato senza particolari stravolgimenti. Il feeling è piacevole e preciso su console, e l'arsenale a disposizione è piuttosto vasto, passando dal canonico arco a diversi tipi di esplosivi. Le aggiunte interessanti sono state fatte sul fronte dei mezzi con elicotteri ed aerei in quantità, utili ad attraversare velocemente Hope County e per seminare un po' di distruzione, dato che non mancano battaglie aeree nei cieli americani.
Far Cry 5 prende quindi sempre più corpo sotto i nostri occhi, mettendo sul piatto una mole di contenuti, accompagnata da un gameplay solido e impreziosita da una narrativa coinvolgente. Per quanto riguarda il Montana non dovrete temere il cambio di ambientazione che allontana il focus da paesi lontani ed esotici: durante la nostra avventura abbiamo goduto di paesaggi mozzafiato e capaci di mostrare differenze tra le diverse zone della mappa, che spaziano da catene montuose a boschi fitti di vegetazione, passando per parchi e pianure fiorite. Dal punto di vista tecnico il gioco si difende egregiamente, anche sulla PlayStation 4 standard, mentre sul fronte del frame rate non abbiamo assistito ad alcuna incertezza, con l'unico vero difetto rappresentato da un persistente pop-up durante i viaggi aerei, che rovina un po' l'incanto delle ambientazioni.
Sul fronte del sonoro si notano infine rimandi al classico patriottismo americano, che portano alle nostre orecchie l'inno nazionale, che cantato da Joseph suona estremamente minaccioso. Ma non mancano motivi arricchiti da banjo e tamburi, bilanciati da brani rock sotto licenza, come ad esempio i Creedence Clearwater Revival. Un plauso infine va al doppiaggio italiano, che tocca livelli qualitativamente molto alti quando si tratta di alcuni membri della famiglia Seed.
In conclusione siamo rimasti piacevolmente sorpresi da Far Cry 5 e dalla cura riposta in ogni suo elemento. L'accento sul comparto narrativo cambia la percezione stessa della progressione, non più appesantita da una routine ormai divenuta priva di mordente. I temi trattati non toccano più la sola follia ma qualcosa di oscuro e profondo, al punto tale da destabilizzare chi gioca. Un gameplay solido ed affinato negli anni, unito ad una mole contenutistica di alto livello, garantiscono diverse ore di divertimento incartato in un ottimo comparto artistico e tecnico. I tempi della malvagità insana di Vaas sono finiti: ora siamo tutti fratelli e sorelle che attendono l'apertura dei cancelli dell'Eden.