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Far Cry 6 Pagan Control Recensione: Un viaggio nell'oscura coscienza del re del Kyrat

Il secondo DLC è tutto dedicato a Pagan Min, l'istrionico villain di Far Cry 4.

Sebbene non venga ricordato come uno dei migliori villain della serie, ci piace pensare che Pagan Min di Far Cry 4 sia uno degli antagonisti in assoluto più interessanti dell'intero franchise, e tra i più complessi mai visti all'interno di un videogioco.

Tanto per cominciare, Pagan era un cattivo particolarmente atipico, in grado di rimanere amichevole col protagonista Ajay per tutto l'arco dell'avventura. Certo, da re del Kyrat vessava la sua popolazione ed era spietato con chiunque ne provasse a delegittimare l'autorità, ma la sua malvagità non era scontata, e la storia d'amore con Ishwari, ma soprattutto la terribile fine sofferta dalla figlia Lakshmana, lo rendevano un carnefice con diversi lineamenti da vittima. Far Cry 4, tra le appuntite vette dei rilievi himalayani, raccontava di nient'altro che di un malinconico e struggente dramma familiare, e più che in altri capitoli della serie, questa volta distinguere i buoni dai cattivi nella feroce guerra tra il Sentiero d'oro e le forze realiste di Pagan era stato davvero difficile.

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Per tutte queste ragioni, abbiamo accolto con discreto interesse l'arrivo del secondo DLC del season pass di Far Cry 6, che dopo averci condotto nella follia di Vaas per combattere i demoni che la popolano, questa volta ci farà tornare nelle ridenti valli del Kyrat alla ricerca di una via d'uscita dalla mente di Pagan, prevedibilmente impegnata ad affrontare tutti i traumi originati dalle sorti di Ishwari e Lakshmana.

Il DLC segue la stessa struttura del precedente, prendendo in prestito alcuni tratti del genere roguelite, ed offrendo ai giocatori una vasta mappa aperta punteggiata di segreti e attività secondarie, utili a potenziare progressivamente le caratteristiche di Pagan oltre che l'arsenale con il quale combattere le proiezioni ostili della sua mente.

Come in Vaas: Insanity, nei panni del re del Kyrat dovremo esplorare la mappa da soli o in compagnia di un amico, affrontando tre diverse boss fight legate al passato del villain, cercando di non incappare in un game over che resetterebbe tutte le risorse ed i potenziamenti accumulati fino a quel momento. Per evitare di affrontare l'intera avventura con un'inoffensiva pistola e due sole siringhe curative (la cui gestione è sempre fondamentale, se si ambisce a sopravvivere), dovremo tornare di frequente allo Specchio, uno strumento che in cambio della valuta raccolta da contenitori e nemici sconfitti, permette di sbloccare alcuni perk permanenti che renderanno di volta in volta molto più semplice la progressione del giocatore verso i suoi obiettivi.

Il primo impatto del Kyrat nella mente di Pagan lascia sbalorditi.

A dire il vero, non è solo lo Specchio a reiterare la sua apparizione in Pagan: Control. L'intero impianto del gameplay è, purtroppo, un semplice porting di tutto quello che avevamo visto in Vaas: Insanity, comprese le meccaniche di tutte le attività secondarie disseminate per la mappa. Con ogni singola oncia di gameplay riciclata dal precedente DLC, il compito di fornire un po' di originalità e imprevedibilità all'espansione è affidato ai ricordi di Pagan, che sebbene siano più intensi e d'impatto di quelli di Vaas, sono troppo pochi e troppo diluiti in un sistema di gioco che faticherà ad avvincervi, se avevate trascorso già diverse ore alle prese con il primo contenuto aggiuntivo.

Un briciolo di varietà è addotto dall'ambientazione, significativamente più ispirata rispetto alla precedente, e limpido manifesto del disturbo narcisistico della personalità di cui soffre Pagan. Il Kyrat, nella mente del re, è un fiorente giardino disseminato di sue colossali statue dorate, e sebbene a un primo impatto lasci davvero sbalorditi, ci si accorge presto di come quest'ambientazione sia leggermente più piccola e più povera di quella delle isole Rook, priva dell'eterogeneità e degli easter egg che rendevano estremamente piacevole l'esplorazione del primo DLC. Un po' poco, se consideriamo che per portarvi a casa l'espansione sarà necessario sborsare una modesta somma di denaro: 14,99€.

Per arrivare al termine del primo ciclo nel Kyrat di Pagan abbiamo impiegato un paio d'ore, ma come già potreste sapere se avete letto la nostra recensione di Vaas: Insanity, il DLC prevede di ripetere più volte l'avventura scalando cinque livelli di difficoltà, che premiano il giocatore con una manciata di ricompense esclusive per Dani in Far Cry 6. La natura stessa dell'espansione (e ormai, del season pass) ruota quindi attorno a una ripetitività di fondo che sarebbe anche sopportabile, se non fosse che l'intera formula ludica è identica in tutto e per tutto a quella dell'ultimo DLC e rischia di annoiare in fretta chiunque l'abbia ampiamente giocato soltanto un mese e mezzo fa.

Lo Specchio, lo strumento con il quale Pagan ottiene perk permanenti di estrema utilità, è identico in tutto e per tutto a quello presente nel precedente DLC.

L'effetto sorpresa che rendeva Vaas: Insanity così avvolgente è svanito, e a questo punto ci sentiamo di consigliare Pagan: Control solo a chi è davvero stato coinvolto da Far Cry 4 ed è interessato a scoprire alcuni frammenti narrativi sui rapporti che legavano Pagan a Ishwari, Lakshmana, Yuma e Mohan. La storia del re del Kyrat era oscura e a suo modo bellissima, ed è un vero peccato che siano così pochi nel DLC i riferimenti al suo passato nascosto.

7 / 10