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Far Cry Primal - prova

Non chiamatelo DLC.

Milano - Col passare dei mesi, il progetto Far Cry Primal ha cominciato ad assumere una fisionomia sempre più definita, e adesso che ci separa poco meno di un mese alla sua uscita possiamo vedere nel nuovo titolo di Ubisoft Montreal una personalità piuttosto spiccata, che dovrebbe fugare i dubbi di chi lo considera una sorta di grosso DLC di Far Cry 4.

In Primal, infatti, sembrano esserci tutti gli elementi classici che hanno garantito alla serie Far Cry una seconda giovinezza. Abbiamo una nuova vasta terra, Oros, da esplorare liberamente e conquistare, abbiamo un nemico (in questo caso persino due) carismatico da combattere, un personaggio da evolvere in modo che possa adattarsi al meglio al nostro stile di gioco e un gameplay open world che ci consentirà di approcciare ogni missione nella maniera più consona.

Perché allora non chiamarlo semplicemente Far Cry 5? Probabilmente perché Ubisoft voleva sottolineare il carattere peculiare di questo nuovo prodotto, che non lo rende un seguito "puro", quanto una sorta di spin-off. Come ormai tutti sappiamo, Far Cry Primal sarà ambientato nel 10.000 AC, un'epoca nella quale gli esseri umani stavano faticosamente scalando la piramide alimentare e non erano ancora riusciti a piegare la natura al loro volere.

I personaggi che gireranno intorno a Takkar saranno molto importanti, come da tradizione per la serie.

Questo, visto sotto il profilo ludico, si traduce nell'assenza di due elementi cardine di Far Cry: le armi e i veicoli. Due cambiamenti cardinali, perché modificano pesantemente come si attacca e come ci si sposta. In questo modo, girando per i boschi di Oros, la sensazione di novità sarà altrettanto forte di quella di familiarità. È Far Cry, ma si gioca, si vive e si combatte in maniera piuttosto diversa.

Gli sviluppatori hanno lavorato per tradurre la loro formula di gioco nell'Età della pietra, cercando di mantenere tutto quello che era possibile senza però forzare troppo la mano. Il risultato è un'esperienza che sembra leggermente meno esagerata che in passato, dato che, infatti, non sarà possibile fuggire tra le valli dell'Himalaya indossando una tuta alare, assaltare un villaggio a bordo di un elicottero o farsi dei trip a base di acidi.

Dimenticatevi anche le torri da scalare o i rampini multiuso, qui sarà tutto... beh, primitivo, e dunque per reclamare un territorio dovrete accendere dei falò di segnalazione in punti un po' riparati o distruggere i simboli tribali delle popolazioni nemiche.

Dopo una breve introduzione che presenterà in maniera piuttosto brutale Takkar, il protagonista di Primal, e l'Età della pietra, il nostro compito diventerà ben presto quello di aiutare i Wenja a trovare un loro posto all'interno di Oros, un selvaggio territorio conteso tra gli Udam e gli Izila, due popolazioni piuttosto differenti ma ugualmente pericolose.

Come si fa a resistere a quegli occhioni primitivi?

Gli Udam, infatti, sono una popolazione di carnivori, molto aggressivi e selvaggi. Gli Izila, invece, sono molto più avanzati, conoscono già i rudimenti dell'agricoltura, ma proprio per questo sono alla costante ricerca di "esseri inferiori" da schiavizzare.

Nel bel mezzo, ovviamente, ci saremo noi, e il nostro desiderio di costruire un luogo sicuro nel quale riunire i Wenja per consentire loro di prosperare e smetterla di essere delle vittime sacrificali. Questa crescita avverrà da una parte in maniera classica, ovvero mettendo i bastoni tra le ruote di Udam e Izila, e dall'altra, in maniera piuttosto innovativa per la serie, fondando e espandendo un villaggio nel quale riunire tutti i rifugiati.

Dimentichiamoci la complessità della gestione degli insediamenti Minuteman di Fallout 4, in questo caso tutto quello che dovremo fare sarà trovare le risorse adatte per soddisfare le richieste dei vari abitanti del villaggio in modo da dargli i materiali con i quali espandere le loro abitazioni. In questo modo la popolazione aumenterà e con essa aumenteranno anche i bonus che potremo ottenere dall'insediamento.

Ogni giorno, infatti, troveremo in specifiche ceste i materiali che i Wenja raccoglieranno durante la giornata, utili per potenziare le armi, costruire nuove munizioni, impacchi medici o trappole.

Non mancherà la parte misticheggiante, anche se sarà meno estrema e folle che nei precedenti capitoli.

Anche l'inventario è stato declinato all'Età della pietra, e per questo motivo Takkar andrà a caccia con arco e frecce e abbatterà i nemici che oseranno avvicinarsi troppo con la clava. A metà strada si piazzano le lance, armi letali sulla corta distanza, ma che si possono anche scagliare.

Ovviamente, progredendo nel gioco potremo ottenere versioni sempre più efficaci di queste armi, ma spesso la sensazione di non essere sufficientemente protetti sarà forte, soprattutto quando saremo circondati da nemici o inseguiti da un enorme felino dagli spaventosi denti sporgenti.

Fortunatamente Takkar non è un semplice troglodita, ma è un cacciatore esperto nell'uso delle armi e in possesso di un dono speciale. Grazie allo sciamano Tensay, infatti, potrà entrare in contatto con gli animali selvatici in modo da poter chiedere loro un aiuto in combattimento. Inizialmente potrà controllare un gufo, utilissimo per sorvolare indisturbato il territorio inesplorato e segnalare l'eventuale presenza di nemici.

In seguito potremo addomesticare bestie sempre più possenti e feroci, come leoni, orsi e tassi, delle vere e proprie furie sul campo di battaglia. Takkar potrà indicare loro un bersaglio specifico da attaccare, ma un po' come succedeva con la tigre bianca di Far Cry 4 i vostri compagni quadrupedi vi seguiranno pazientemente attaccando tutto quello che vi minaccerà. Dovrete solo ricordarvi di curarli di tanto in tanto e, perché no, coccolarli in pieno stile Nintendogs.

Non potrete contare su armi automatiche, ma non si può non dire che Takkar non abbia fantasia con le armi.

Rafforzando i poteri sciamanici acquisiremo poi nuove capacità, come un attacco del gufo o la possibilità di segnalare direttamente dalla fase di volo i bersagli ai vostri amici a quattro zampe.

Nonostante anche in questo caso ci sia una deriva mistico/spirituale, i toni utilizzati da Primal sono molto più seri e cupi di quelli degli altri Far Cry. Difficilmente, infatti, avrete una potenza di fuoco tale da poter girare tranquilli per Oros, e i nemici saranno tanto frequenti quanto aggressivi.

Un elemento che ancora dobbiamo approfondire meglio, dato che è uno dei motivi che hanno reso i precedenti Far Cry due giochi tanto amati, è l'impatto e il carisma dei due nemici che Takkar si troverà a combattere.

Uno è un guerriero giovane, possente e sanguinario, l'altra una matriarca ambiziosa e senza cuore. Dalla loro caratterizzazione, dal loro carisma e alla loro cattiveria dipenderanno ancora una volta le sorti della serie di Ubisoft Montreal. Parafrasando Spider-Man, potremmo dire che da un grande nemico deriva una grande narrativa.

Tecnicamente, il lavoro svolto dagli sviluppatori è buono, con un motore grafico già piuttosto solido e un livello qualitativo che dovrebbe assestarsi sui valori di Far Cry 4. Su PlayStation 4 il frame-rate sembra abbastanza stabile e il gioco già piuttosto rifinito a parte qualche piccolo bug, anche perché il team ha potuto concentrarsi solo sulle caratteristiche in singolo giocatore, tralasciando tutti gli elementi multiplayer che hanno caratterizzato i precedenti capitoli.

Con un po' di sudore della fronte potrete far prosperare il villaggio.

Su PlayStation 4 abbiamo notato un aiuto alla mira piuttosto accentuato che faceva colpire i nemici in testa anche sbagliando di qualche millimetro la mira. Forse questa scelta è stata fatta per aiutare quei giocatori che potrebbero avere molte difficoltà a gestire la mira con l'arco e la scarsità di frecce, ma potrebbe anche essere una caratteristica peculiare della demo portata a Milano da Ubisoft, quindi è ancora presto per fasciarsi la testa.

Un elemento piuttosto curioso è la scelta da parte di Ubisoft di non doppiare il gioco in nessuna lingua moderna, ma di far parlare Takkar e gli altri personaggi in un linguaggio preistorico. Un po' come successe in Apocalypto o la Passione di Cristo, tanto per intenderci. L'effetto è simpatico, rende piuttosto bene l'ambiente di quel tempo e non è nemmeno particolarmente pesante, anche perché l'uomo di 10.000 anni fa non aveva poi tutti questi strumenti lessicali e culturali per perdersi in lunghe dissertazioni filosofiche o sottili giochi di parole.

Far Cry Primal arriverà su PS4 e Xbox One il prossimo 23 febbraio, mentre su PC bisognerà attendere una settimana in più, ovvero fino al primo giorno di marzo.

Avatar di Luca Forte
Luca Forte: Luca si divide tra la gestione del ruspante VG247.it e l'infestare Eurogamer con i suoi giudizi sui giochi sportivi, Civilization, Fire Emblem, Persona e Football Manager. Inviato d'assalto, si diverte a rovinare le anteprime video dei concorrenti di tutto il mondo in modo da fare sembrare le sue più belle.
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Far Cry Primal

PS4, Xbox One, PC

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