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Fast & Furious 9 - The Fast Saga - recensione

Con un Diesel si arriva anche nello spazio.

Si può negare che il ritorno alla normalità passi anche attraverso la visione di un nuovo Fast & Furious? Da fan della saga, per noi è così.

Da dove ha avuto origine la devozione di Dom verso la famiglia, anche se non biologica, diciamo pure la sua fissazione, ribadita più e più volte nel corso della saga dal 2001 a oggi?

Quel Dominic Toretto, che alla sua Famiglia di amici ha stabilmente affiancato un classico nucleo composta da lui, la sua eterna compagna e il figlioletto arrivato a sorpresa da un'altra direzione, chiamato Brian in onore del mai dimenticato amico (Paul Walker).

Finalmente sapremo. Perché questo nono episodio è centrato sì sulla solita trama action, un aggeggio da recuperare, diabolico e nefasto se finisse in mani sbagliate, con conseguente adunanza dei soliti compagni di avventura, ma a questa vicenda si intreccia la narrazione degli anni giovanili di Dom, quando nel 1989 assisteva il padre, corridore di gare stile Nascar, affiancato dal più giovane fratello Jakob.

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Fratello temibile, che dopo anni di assenza torna a complicare la vita di Dom, in quanto ex agente addestratissimo e ora mercenario al soldo proprio dei cattivi con i quali se la deve vedere il gruppo dei Nostri, quattro anni dopo le vicende del capitolo precedente.

I quali hanno dalla loro, anche se in condizione non proprio volontaria, la malefica Cipher (Charlize Theron, di sempre spettacolare bellezza), che con Dom sappiamo avere un pesante conto in sospeso. La caccia fra guardie e ladri, fra buoni e cattivi, decolla addirittura verso lo spazio, dove tutti potranno sentire rombare i motori. Nell'unica scena sui titoli di coda troviamo infine un cameo di spessore, godibilissimo.

Quindi siamo in presenza di uno dei soliti film della serie, appesantito però da una lunghezza eccessiva (143 minuti), dovuti (o almeno questa è stata la nostra percezione) a una certa prolissità proprio nel raccontare la trama "family", che si poteva anche sforbiciare un po'.

Quanto alla parte action, se già in passato avevamo più volte detto che per gli eroi di F&F le leggi della fisica non valgono, questa volta l'asticella dell'iperbole si alza ancora, oltrepassando ogni limite di credibilità, compresi quelli già precedentemente infranti.

Mai andare in visita dai Toretto senza avvisare prima...

Ma tutto succede con quella dichiarata autoironia che certo ha più presa sui fan storici della saga e che, fra un wow e l'altro, fa accettare allegramente cose che in altri film farebbero subito sbuffare o cambiare streaming, mentre addirittura uno dei protagonisti si interroga sulla loro cartoonesca invulnerabilità.

Segnaliamo in particolare, oltre alle solite mazzate da sbriciolare i muri, un inseguimento in auto fra campi minati nella giungla messicana e un lungo abbordaggio a un super articolato blindato, in cui le macchine dei "buoni" si avvalgono di potentissimi elettromagneti per provocare effetti pittoreschi.

Com'è caratteristica di questa serie di film, alla CG si affiancano tanti crash reali, con sfracellamenti veri di auto e prestazioni di stuntman al limite dell'autolesionismo. Tutto per garantire il "divertimento" e non dimentichiamo l'etimologia della parola: volgere altrove, allontanarsi, che è quanto richiesto dalla visione.

Fast & Furious, questo numero 9 o anche i precedenti, sono sconsigliatissimi a chi cercasse logica, plausibilità e rispetto per semplici leggi naturali come la gravità, che qui semplicemente non importano a nessuno. Quello che è chiaro è che ci sono i buoni e i cattivi, e i Nostri sono i buoni e noi vogliamo vederli vincere. E in mezzo al metallo delle armi e delle auto, e ai chip della tecnologia più sofisticata, a fare la differenza fra i due gruppi sarà quel vulnerabile muscolo che è il cuore.

Due diversi modi di essere Toretto che si fronteggiano.

È indubbio che la serie aveva ripreso interesse con il ritorno di Vin Diesel (anche come produttore) dopo l'episodio Tokyo Drift, e gli va dato atto di essere riuscito a far acquisire un certo primigenio spessore a personaggi che sono partiti come semplici figurine in mezzo al rombo dei motori e allo scintillio delle curve delle carrozzerie (e non parliamo solo di quelle delle auto), rendendoli cari al cuore del suo pubblico di riferimento.

Del resto fin dal principio questi erano stati i motivi per andare a vedere uno dei film della serie Fast & Furious, per passare un paio d'ore in indispensabile assenza d'incredulità, divertendosi infantilmente per una serie di spettacolari incidenti, travolgenti inseguimenti, massicce scazzottate, clamorose sparatorie, macchine e ragazze vistose, gare mozzafiato, ridendo alle lapidarie battute pronunciate con convinzione da un cast cui ci siamo in qualche modo affezionati.

La serie, negli anni, attraverso diversi sceneggiatori e registi, si è tramutata in una specie di clone di vari action esagerati, stile Mission Impossible, Die Hard, Transporter o 007, conditi con una spolverata di Ocean's Eleven. Un altro momento di rinascita si è avuto con l'ingresso di Dwayne Johson nel 2011 e poi di Jason Statham (con mamma al seguito).

La sposa ideale di uno come Dom.

Certo sono lontani i tempi dell'innocenza, i tempi delle semplici gare di macchine rubate ed elaborate, 20 anni e 9 film dopo ormai siamo a un mix fra 007, una soap opera, un cartone animato, un videogame e i Guardiani della Galassia, sempre con sentimento. Certo, ci sarebbe da cambiare il genere di riferimento, perché ormai dall'action siamo trasmigrati nel fantasy.

Quanto al cast, Vin è più in forma del solito per fisico, mentre l'espressività non è mai stata cosa richiesta al suo personaggio. Lo affiancano i soci di sempre e oltre alla grande amata Letty (Michelle Rodriguez), c'è un gradito ritorno di un personaggio che sembrava scomparso; e ritroviamo pure l'inossidabile Helen Mirren.

John Cena entra nella narrazione, attore dall'espressività ancora più contenuta di Diesel e per di più dallo scarso carisma, ma buon lottatore. La regia è ancora una volta affidata a Justin Lin, già responsabile dei numeri 3, 4, 5 e 6, che anche scrive la sceneggiatura insieme a Daniel Casey. La solita colonna sonora, quella originale di BrianTaylor, viene poi pompata dalle solite tamarrissime canzoni di rap latineggiante.

Un film come Fast & Furious 9 è quasi necessario in questo momento storico, concetto espresso dallo stesso Vin Diesel. Non sono infatti le commedie o i film d'autore a far comprendere la necessità della sopravvivenza del grande anzi grandissimo schermo: sono film come questo e quindi ben vengano.

Il tutto in attesa dell'addio, che sarà diviso in due film, lasciando schiere di fan depressi, con età che variano dalla prima infanzia all'infinito.