Fast & Furious: Hobbs & Shaw - recensione
“United we stand, divided we fall”.
Quando nella saga Fast & Furious sono comparsi prima Dwayne Johnson e poi Jason Statham, sembrava probabile che due personaggi di tale levatura nel loro genere fossero destinati a un lungo futuro.
E infatti tornano, addirittura insieme e da, soli in questo spin-off. Una scelta, si dice, dovuta a incomprensioni fra Vin Diesel e Dwayne Johnson, che avrebbero reso ardua una collaborazione in un nuovo Fast & Furious. Per fortuna Dwayne e Jason invece si sono trovati bene insieme e un seguito a questa loro nuova avventura ci sarà, come si capirà dall'ultimissima scena dopo i titoli di coda (pazientate seduti!).
Nella saga di Fast & Furious, otto film a partire dal 2001, il fulcro della narrazione, fra macchine, scazzottate, sparatorie e belle donne, restava comunque la famiglia, quella di Toretto. Dopo aver avuto un succoso assaggio di quella inglese, relativa al personaggio di Deckard Shaw (Statham), questa volta entreremo anche in quella di Hobbs. E trattandosi di un protagonista di etnia maori, sappiamo già cosa aspettarci (il trailer peraltro non ci ha risparmiato succose anticipazioni, al "ritmo" della loro haka).
La storia è presto detta, e con altri protagonisti potrebbe quasi essere una trama "seria", alla James Bond (contro la Spectre) o Ethan Hunt (contro un malvagio internazionale a scelta). Il villain contro cui misurarsi stavolta è un super-cattivo, modificato geneticamente e meccanicamente, divenuto quasi invincibile (Idris Elba), la mano armata di una misteriosa organizzazione ecologico/terrorista, la Eaton, che vuole ripulire il pianeta grazie a un virus super-letale.
Che però l'impavida sorella di Shaw, agente dell'MI6, sottrae ai cattivi portandoselo via come a suo tempo Thandie Newton fece in Mission Impossible II. Non c'è che ricorrere ai due massimi "esperti" del settore, Hobbs e Shaw, ma i due, precettati dalla CIA, non hanno alcuna voglia di collaborare, totalmente diversi come sono per carattere e concezione della vita, come ci viene mostrato in un divertente montaggio alternato all'inizio del film.
Luke Hobbs, gigantesco e un po' truzzo, è un ex veterano della DSS (Diplomatic Security Service), mentre Deckard Shaw, britannicamente cool, è invece un ex membro dei corpi speciali inglesi, diventato delinquente per delusione (ma anche per tradizione famigliare). In tale frangente però i due eroi dovranno smetterla di provocarsi, di litigare e di scambiarsi insulti, e allearsi per salvare quello che davvero conta. Hobbs lo fa per la salvezza del mondo, Shaw per la salvezza dei suoi affetti più cari e perché ha conti da regolare. A un certo punto le due cose coincideranno, il che basta e avanza per un'alleanza perfettamente funzionante, anche se la mai sopita rivalità continua a costituire pretesto per battute e situazioni davvero spassose.
Ancora un buddy movie, si dirà? Certo, perché la formula funziona sempre, specie se i due componenti la strana coppia sono ben scritti e affidati a due attori capaci di conquistarsi un vasto e assai variegato pubblico. Quindi Hobbs & Shaw mantiene esattamente quello che promette e che era largamente anticipato da trailer e speciali dietro le quinte. Azione e ancora azione, combattimenti con tecniche davvero spaccaossa, esplosioni, sparatorie e inseguimenti in auto da cardiopalmo (e moto, quella di Idris Elba, con effetti speciali Transformers).
Il tutto, come è nelle corde della serie, nell'assoluta indifferenza nei confronti di ogni legge biologica e fisica, ovviamente (non vogliamo fare quelli dei solenoidi e quindi non polemizziamo sullo strano "stiracchiamento" temporale che riguarda la latenza del virus).
Le battutine fra i due protagonisti ogni tanto sono un po' tirate per le lunghe ma spesso sono al fulmicotone (si dovrebbe confrontare la versione originale con quella doppiata, perché è arduo tradurre adeguatamente battute, doppi sensi e giochi di parole), con una vena ironica che serpeggia non solo fra i due protagonisti ma anche nei rapporti fra Shaw e la sua famiglia (del resto, con una mamma come Helen Mirren, che aspettarsi?).
Dwayne, che nelle sequenze finali sembra indossare un'armatura da football americano, ma sotto la pelle, scoprirà di avere anche un muscolo chiamato cuore (non diciamo di più), mentre Jason si conferma eroe action ideale per la sua laconica in-espressività, spesso autoironica.
Funziona insomma l'incontro ravvicinato fra questi due maschi alfa che per tutto il tempo fanno a gara a chi ce l'ha più lungo, sfruttando ciascuno le caratteristiche dell'altro per una serie di sfottò spesso davvero efficaci. L'equilibrio fra i due attori pare abbia funzionato anche fuori dal set e fra di loro s'inserisce un Idris Elba dalla gran presenza fisica, una personaggio che più degli altri lascia intravedere un filo di spessore "drammatico".
Quanto al resto del cast, segnaliamo la bionda "non dumb" Vanessa Kirby, che è Hattie, la sorellina di Shaw, insolita "spalla" dei due mattatori che però non si fa schiacciare in alcun modo dai due muscolosi partner. Attendiamo di rivedere in qualche sequel la mora "cattiva" ma leale Eiza González, a capo di una pittoresca gang di "donne che odiano i delinquenti maschi". Eddie Marsan invece fa lo scienziato ingenuo ma coraggioso.
Si vede poco Helen Mirren ed è sempre un peccato mentre Ryan Reynolds riprende il ruolo dell'agente CIA, lui sì un po' 'dumb'. Nel pittoresco cast samoano spicca la faccia nota di Cliff Curtis mentre Kevin Hart compare brevemente, in una particina di marginale rilevanza ai fini della narrazione, con quegli scambi di battute sempre stiracchiati e poco comici che sono la sua caratteristica, e ci s'interroga sul perché della sua presenza.
Che David Leitch, l'ex stuntman che si era fatto la mano con John Wick, allora 'uncredited' insieme all'amico Chad Stahelski, sapesse dirigere le scene d'azione si sapeva bene dopo Atomica bionda e Deadpool 2, e qui lo facilitano la storia e la sceneggiatura, scritte da Chris Morgan, firma storica della saga F&F con la collaborazione di Drew Pearce, altra garanzia in campo action.
È chiaro che chi sia appassionato di film d'autore coreani (si dice una cinematografia di nicchia a caso) o di altre produzioni impegnate, a film come questi non deve nemmeno avvicinarsi, pena attacchi d'orticaria. Chi invece volesse divertirsi lietamente per la pura azione, il ritmo forsennato, la capacità atletica dei protagonisti e il loro appeal conquistato in anni di duro lavoro, per la loro simpatia (Dwayne fa il simpatico da sempre, Jason lo sta facendo da meno tempo ma gli riesce bene), troverà di che intrattenersi, e assai piacevolmente.
L'asticella dell'action si è alzata ancora: avanti il prossimo.