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Fatal Frame IV: The Mask of the Lunar Eclipse

E la luna cantò...

Dal punto di vista tecnico invece sono combattuto fra da due differenti ipotesi: o gli sviluppatori ci sono o ci fanno. Se il fatto che bisogna avere un'immensa forza interiore per poter proseguire senza colpo ferire nella storyline, è dovuto ad un maldestro tentativo di aumentare il pathos rendendo zoppo il vostro avatar, allora posso chiudere un occhio, leggermente irritato da questo meccanismo che ritengo peraltro alquanto scorretto. Se invece il tutto è stato realizzato dando fondo alle capacità tecniche e di programmazione del team, beh, c'è di che rabbrividire e non di paura.

Prendiamo ad esempio la gestione della luce: se sperate che possa bastare muovere in maniera naturale il Wiimote per illuminare l'area che vi si para davanti, abbandonate ogni vostra pia illusione. Il gioco richiede di agitare in maniera sconclusionata il vostro controller, dando vita a un cono di luce lento quanto restio a seguire i vostri comandi, quasi che si voglia a tutti i costi mettere i bastoni fra le ruote dei giocatori.

Se questo non dovesse bastarvi, ecco arrivare poi i combattimenti che richiederanno l’utilizzo della famosa “camera obscura”, una macchina fotografica mistica, come ultimo baluardo contro il nemico incalzante.

Il mio regno per un lumino!

Grazie al fatto che praticamente solamente centrando il vostro bersaglio nell’obiettivo sarete in grado di generare un danno di rilievo, vi troverete spesso ad aspettare l’ultimo secondo utile. Peccato che questa operazione, per la quale è previsto fra l’altro il cambio di visuale in prima persona, a causa della lentezza nella risposta unitamente alla sua continua imprecisione, rischi di risultare spesso fatale o altamente deleteria.

Di poca rilevanza risulta quindi l’introduzione di un nuovo filamento, piazzato in basso nello schermo, una sorta di scia di luce che si intensifica ogni qualvolta vi troverete in linea retta con un oggetto con cui è possibile interagire: utile ma disperso nel mare magnum dei difetti.

Là dove il gioco trova la sua forza, ovvero in una struttura e in un'architettura narrativa tirate a lucido e rodate da un'esperienza pluriennale, Fatal Frame mostra però il fianco al suo maggior punto debole, ovvero una ripetitività quasi stucchevole. Sono cambiati i protagonisti e sono cambiati gli scenari in cui le vicende prendono corpo, ma il gioco continua a essere un “acchiappa il fantasma con la macchina fotografica”, datato nelle dinamiche così come nella struttura complessiva.

Qualcuno avrebbe bisogno di prendere un po' di sole...

Se concorrenti con più appeal, Silent Hill su tutti, hanno deciso di intraprendere una strada ben più marcata verso il rinnovamento, mi risulta difficile comprendere come sia possibile mantenere ferree le proprie convinzioni senza neppur provare a inserire elementi in grado di dare un futuro certo alla serie. Questo è forse il motivo principale che, unitamente al salto nel buio dei costi di localizzazione, ci ha privato fino ad oggi della presenza di Fatal Frame IV sulle nostre console, ma onestamente faccio fatica a comprenderne appieno le ragioni.

Nel complesso, visto il campionario di titoli tutti principesse rosa e allegri idraulici dediti al consumo di funghi presenti sulla bianca console Nintendo, bisogna salutare con entusiasmo ogni gioco che ricordi al mondo che i videogiocatori con il motion vogliono fare anche altro nella vita oltre che cucinare l'ennesimo piatto tele guidati.

Peccato che onestamente si potesse fare un pelo di più e che, alla fine della giostra, l'urlo di terrore si trasformi in poco più di un gridolino isterico causato dall'ennesimo ingolfamento nel puntatore.

6 / 10