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Feist, un emulo di Limbo solo in apparenza - recensione

Ve la sentirete di attraversare la foresta meno accogliente del mondo?

Quegli occhietti lucenti che brillano su uno sfondo oscuro sono ormai un marchio di fabbrica che appartiene indissolubilmente a Limbo: il puzzle game travestito da platform di Playdead è divenuto un fenomeno culturale a tutto tondo e ha fatto il suo nella riscossa degli sviluppatori indipendenti che sempre più spesso si affacciano sul mercato PC e console raccogliendo lodi da critica e pubblico.

I ragazzi di Bits & Beasts, autori dell'inquietante Feist, ovviamente sapevano benissimo che dotare il protagonista del loro gioco dello stesso simbolo distintivo, così visibile su quella sagoma che mette in risalto due piccole zampette e una montagna di peli, avrebbe causato paragoni affrettati e piuttosto scomodi.

L'avventura, del resto, si apre quasi nello stesso modo. Il piccolo mostriciattolo è prigioniero, rinchiuso in una gabbia sospesa a diversi metri dal suolo. Dopo esservi liberati, muoverete i primi timidi passi in una foresta solo di poco meno monocromatica di quella attraversata nelle fasi iniziali del titolo di Playdead. Proprio per questa estrema somiglianza, inizierete spostandovi con un pizzico di timore, preparandovi mentalmente alla sfilza di enigmi che dovrete risolvere e agli ostacoli da aggirare prima di raggiungere la tappa finale.

Come ormai da tradizione, anche Feist fa a meno dell'HUD, lasciandovi il compito di intuire il livello di salute del mostriciattolo da quanto pelo gli resta incollato alla pelle.

In effetti, a ben vedere, qualche trappola c'è, qualche sommità da raggiungere utilizzando il cervello pure, ma non è questo il focus del gameplay dell'inquietante e misterioso titolo action in due dimensioni. Dopo le prime fasi di relativa tranquillità, l'oscuro scenario si mostrerà per ciò che è realmente: la tana di una miriade di malefici animali e strane creature che non vedono l'ora di uccidervi in qualsiasi modo possibile.

Ragni nocivi al semplice tocco, millepiedi che sparano aculei avvelenati, mosche che vi attaccheranno dall'alto, e poi bizzarri bipedi pelosi che, chissà per quale motivo, cercherete di raggiungere a tutti i costi, nonostante di tanto in tanto uno di loro si stacchi dal gruppetto con l'unico intento di interrompere per sempre il vostro asfissiante (e minaccioso) inseguimento.

Come nella fonte d'ispirazione, anche in Feist non ci sono dialoghi, né vere e proprie scene d'intermezzo che spieghino perché il protagonista dell'avventura sia stato imprigionato, cosa lo spinga a inseguire i suoi carnefici e perché l'intera foresta stia cercando in tutti i modi di eliminarlo.

La trama vive di piccoli accenni, di interpretazioni che si desumono autonomamente a mano a mano che vengono mostrate le reazioni dei personaggi e le conseguenze delle azioni compiute. Non si raggiunge un livello d'introspezione e di fascinazione paragonabile a quello provato con Limbo, ma gli artisti di Bits & Beasts hanno comunque saputo infondere sufficiente carisma e carattere nello scenario da incuriosire l'utente.

Va da sé che, in questo senso, l'art design gioca un ruolo di primaria importanza. Pur peccando di originalità, il cupo mondo abitato da creature tanto aggressive sprigiona in ogni suo anfratto inquietudine, suspense, pericolo. Le ambientazioni, alla lunga, tendono a ripetersi, ma dove non arriva l'estro creativo giunge la tecnica, mai sopraffina, beninteso, e volutamente minimalista: ammaliano le eleganti animazioni delle creature, sorprendono piacevolmente gli effetti speciali come neve, pioggia e polvere che si solleva ogni volta che lancerete dei massi contro gli avversari.

Il mostriciattolo ha infatti ben poche tecniche per difendersi. Può recuperare bastoni e sassi e utilizzarli come armi. In rari casi può persino prendere in ostaggio alcuni animali e "usarli" contro i suoi stessi alleati. Più spesso non potrà far altro che constatare la sua schiacciante inferiorità numerica e darsela a gambe.

Sono proprio questi momenti a rendere l'avventura tanto interessante, adrenalinica e unica. Il combat system, se così possiamo chiamarlo, non è in grado di sostenere a lungo l'attenzione e l'interesse del giocatore. Sebbene attaccare con qualche oggetto contundente spesso sarà l'unica opzione percorribile, i momenti migliori di Feist li vivrete quando dovrete unire la capacità di risolvere piccoli enigmi all'urgenza di trovare una via di fuga, mentre sarete braccati da mezza dozzina di schifose e viscide creature.

La presenza di numerosissimi checkpoint rende la prospettiva del trial & error meno frustrante di quanto possiate immaginare, ma preparatevi a perdere numerose vite prima di indovinare soluzione e strategia per superare indenni le trappole e sopravvivere alle offensive nemiche. A volte, è vero, si tratta anche di avere fortuna: beccare un momento particolarmente propizio per avanzare, sfruttando la generazione casuale degli avversari. Resta comunque vitale e inalienabile l'affinare capacità deduttive e una certa abilità con i controlli.

L'avventura si completa nell'arco di quattro ore al massimo, andando con estrema calma e morendo almeno una cinquantina di volte: un po' poco.

Il problema di Feist, tirando le somme, è che l'avventura è intensa, affascinante e divertente, ma si consuma piuttosto in fretta, senza nemmeno fornire sufficienti motivazioni per essere completata almeno una seconda volta.

Si tratta di un viaggio intenso, da gustare dall'inizio alla fine soprattutto se siete attratti dal macabro, ma che dura poco. Starà a voi decidere se investire in un titolo godibilissimo, coinvolgente e persino toccante in certi passaggi o se preferirgli altro che magari possa intrattenervi più a lungo.

7 / 10
Avatar di Lorenzo Fazio
Lorenzo Fazio non ha mai smesso di giocare sin dai tempi del Master System. Ha così cercato di unire l’utile al dilettevole, inventandosi giornalista videoludico. Qualcuno ci è cascato: scrive per importanti testate del settore da quasi una decina di anni.

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Feist

PS4, Xbox One, PC, Mac

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