Figli di una console minore
La storia dei videogiochi è ricca di console nate e morte in men che non si dica...
Partiamo dalla basi: Nintendo e Playstation. Sono nomi che conosce anche la "casalinga di Voghera". Anni fa anche Atari e Commodore erano sinonimo di videogiochi ma sono state cancellate dal mercato e dal tempo. Adesso andiamo più in profondità: Vectrex, Saturn, Megadrive, Neo Geo, Pc Engine, MSX, Intellivision, Colecovision. Qualcuno si è perso? Può darsi. Il giocatore molto giovane e occasionale probabilmente non conosce, non ha mai provato o semplicemente non ricorda più queste storiche console, che peraltro, ai loro tempi, rappresentarono per tutti i gli appassionati di videogames l' oggetto del desiderio, tanto che (per la serie "a volte ritornano"), ancora oggi qualcuno cerca di sfruttarne l'indiscutibile appeal con operazioni commerciali a dir poco curiose (il Neo Geo X).
Bene, ora alzi la mano chi conosce il Nichubitshi My Vision, il Daewoo Zemmix o il Casio Loopy. Pochi, eh? Ed è per questo che oggi proveremo a fare un breve e didattico viaggio della memoria tra quelle console che "hanno ballato una sola estate". E a volte manco quella.
La storia del videogioco da casa inizia nel maggio 1972 col Magnavox Odyssey, progettata da Ralph Baer, da tutti considerata la prima console casalinga della storia. Giochi in bianco e nero e overlay colorati (dei fogli trasparenti) da applicare allo schermo del televisore per giocare. A metà degli anni '70 scoppia la Pong mania e nascono console che, in pratica, fanno solo quello: permettere alle persone di giocarci a casa, con alcune impercettibili varianti.
Prima dell'arrivo del ciclone Atari 2600, nel 1975 esce il Fairchild Channel F che ha sì una softeca di appena 27 titoli, ma che almeno "assomigliano" a quello che noi intendiamo come videogame vero e proprio. Visto il boom stratosferico del 2600, arrivano sul mercato almeno una dozzina di aziende, per lo più improvvisate, elemento che porterà alla megacrisi del 1983, quando tutte le case produttrici di videogame in America andranno in fallimento o quasi.
"Tra le console oscure annoveriamo il Magnavox Odyssey 2, il Bally Professional Arcade, il misterioso 1292 APVS e l'APF Imagination Machine"
Tra le più note ci sono appunto Mattel Intellivision e Colecovision, ma tra le console oscure non si possono non annoverare il Magnavox Odyssey 2, conosciuto in Europa come Philips Videopac; il Bally Professional Arcade chiamato anche Astrocade (disponibile solo in Nord America); il misterioso 1292 APVS (che pare sia stata la prima console inglese della storia) e l'APF Imagination Machine, che venne introdotto sul mercato nel dicembre del 1978 a ben 599 dollari (e noi che ci lamentiamo per il prezzo delle console next-gen...), anche se oggi la sua valutazione è prossima ai 2000 dollari.
La strage di console lanciate sul mercato ed eufemisticamente rifiutate da quest'ultimo, assume livelli paradossali nella prima metà degli anni '80. In Giappone (ricordo, siamo in un'era pre-Nintendo) , ci prova l'Epoch Cassette Vision: 11 giochi e puf! Tanti saluti. A cadere nel dimenticatoio, non prima di essersi fatte vedere anche nel nostro Paese, sono il VTech CreatiVision (17 giochi tra sportivi e cloni di titoli arcade anche andavano a quel tempo) e l' Emerson Arcadia 2001, che aveva una buona softeca (una cinquantina di titoli) ma non riuscì a scalfire la corazzata 2600. Di super super super nicchia è da ricordare l'Entex Adventure Vision: una console, ehm, "all in one" (ovvero con schermo incorporato, alla Vetctrex per intenderci), per la quale uscirono quattro giochi. Letteralmente.
Una delle caratteristiche delle macchine da gioco in quel periodo era di ammiccare spudoratamente al mondo dei computer. Siccome la moda delle console andava ad esaurirsi e quella degli home computer cresceva a vista d'occhio, molte aziende cercarono di salvare il salvabile andandosi ad impelagare in progetti fallimentari come l'Aquarius (il computer di Mattel che doveva fungere da complemento all'Intellivision) e l'Adam (di Coleco e per il Colecovision).
Altre aziende, un po' più furbe, che fecero? Presero una console e la trasformarono in computer e viceversa. Sega in questo fu antesignana: prima, nel 1983, produsse il Sega SG-1000 (Sega Game 1000) (conosciuto anche come Mark I), poi creò un home computer partendo da quella base (l'SC-3000, che infatti era compatibile), upgradò il tutto col Mark II nel 1984 e finalmente trovò pace con il Sega Mark III che tutti noi conosciamo col nome di Sega Master System, che arrivò sui mercati nel 1985. Curiosità: l'SG-1000 venne commercializzato in Giappone lo stesso giorno del Famicom Nintendo. Insomma, già ai tempi Sega aveva un notevole senso tattico per le release delle sue console...
"Tra le console dimenticate degli anni '80 non si possono non citare il Tomy Pyuuta Jr. e l'Epoch Super Cassette Vision"
Tra le console dimenticate degli anni '80 non si possono non citare il Tomy Pyuuta Jr. (che uscì nel solo Giappone), che poteva contare su 44 giochi (alcuni ottimi, come Athletic Land, Bermuda Triangle e Bombman) e l'Epoch Super Cassette Vision, un altro flop per la Epoch. Diverso il discorso da fare per il Daewoo Zemmix che altro non era che la versione console dell'MSX, uno standard che ebbe molto successo in Giappone, Corea, parte dell'Europa (Olanda, Francia, Spagna) e paesi non particolarmente noti per la loro storia ludica (Brasile, Russia).
Anche in Europa si provò la trasformazione in console di computer che andavano alla grande. Un esempio clamoroso fu il Commodore 64 Games System, uno dei tanti flop/operazioni commerciali assurde di Commodore (credo che quelli dell'azienda inglese siano stati i peggiori dirigenti della storia dei videogiochi...ma vabbè, non riapriamo vecchie ferite). Il Vecchio Continente non è mai riuscito a proporre console di successo: tra i gigaflop ricordiamo il mitico Konix Multi-System, su cui sbavavo ai tempi di TGM e che non venne mai commercializzato, e l'osceno (nel senso di orribile a vedersi) Amstrad GX4000 su cui però girava l'incredibile Chase HQ II: Special Criminal Investigation. Sorte leggermente migliore, ma non troppo, ebbe l'Amiga CD32.
Negli anni '90 il fenomeno delle console "buttate a morire" diventa più rarefatto, visto che oramai il mondo dei games è diventato dominio di pochi e grossi nomi e i dilettanti allo sbaraglio sono stati cancellati dal mercato. Però qualche tentativo ridicolo e velleitario non manca. Ad esempio il Memorex \ Tandy VIS, la cui softeca è composta per lo più da titoli "educativo/interattivi" come America's National Parks, Atlas of United States Presidents, Bible Lands, Bible Stories (eek!), Learn to Play Guitar - Volume 1 e Playing with Language: Games in French. Ah, c'era pure Links: The Challenge of Golf. Wow.
Quasi peggio fece Bandai Playdia, uscito in piena mania da "abbiamo il CD-ROM ma non sappiamo cosa metterci". Suoi degni compari furono il Philips CD-i e il Pioneer LaserActive. No, il Panasonic 3DO invece era una discreta figata, almeno ai miei occhi, e aveva una dozzina di gioconi. Più interessanti erano le console che "univano" le versioni originali con gli add-on usciti nel corso degli anni. Esempi in tal senso sono il Victor Wondermega (un Megadrive + Sega CD) e il NEC PC Engine Duo \ TurboDuo.
"Nel calderone del "WTF?" rientrano assolutamente il Casio Loopy, il taiwanese Funtech Super A'Can e il leggendario Bandai Pippin"
Nel calderone del "WTF?" rientrano assolutamente il Casio Loopy (che aveva i cuoricini sullo chassis ed era dotata di una stampante termica, roba da pazzi) con i suoi dieci giochi dieci, uscito nell'ottobre del 1995, il taiwanese Funtech Super A'Can (12 giochi) e il leggendario Bandai Pippin, realizzato con Apple (che credo sia stato il primo progetto polverizzato da Steve Jobs quando tornò in sella alla Grande Mela) su cui giravano "capolavori" quali Power Rangers Zeo vs. The Machine Empire ma anche titoli come Super Marathon (di Bungie).
Chiudo questa (parziale) panoramica con alcuni esempi di vapor-hardware recenti: NUON Technology, la console (sarebbe meglio dire il "super lettore DVD) di VM Labs, Indrema L600, mai uscita sul mercato, e Infinium Labs Phantom, che occupò parecchie pagine delle riviste specializzate nel 2004.
L'ultima riflessione, che fa da "ponte" a un articolo futuro, è che tutte queste console, anche le più scalcinate, hanno comunque messo il loro personalissimo mattoncino per costruire quel gigantesco grattacielo che è diventato il videogioco oggi, quindi non vanno disprezzate, anzi. È molto interessante recuperare le loro softeche, sia sotto un profilo ludico che storico ed in questo caso l'apporto degli emulatori è fondamentale. Ma questa è un'altra storia e la racconteremo un'altra volta...
Andrea Chirichelli è co-founder ed editor di Players Magazine, un progetto editoriale che mira a discutere di intrattenimento in maniera matura e indipendente, coinvolgendo un pubblico smaliziato e vagamente geek.