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Final Fantasy VII Remake - recensione

Il ritorno di una leggenda: embrace your dreams!

Non vi è dubbio che Death Stranding e Final Fantasy VII Remake siano stati due fra i giochi più attesi di questa generazione, fin dal momento del loro annuncio. La controversa opera di Hideo Kojima ha avuto dalla sua la geniale campagna marketing guidata dall'autore stesso attraverso le piattaforme social, oltre ovviamente alla curiosità del pubblico circa una nuova IP in arrivo dalla mente e dalle mani del padre dell'incredibile Metal Gear Saga.

Final Fantasy VII Remake, dal canto suo, è senza ombra di dubbio il più ambizioso progetto mai concepito da Square Enix (e SquareSoft), ma anche il più pericoloso: riproporre oggi, a distanza di oltre 20 anni, una nuova versione del Final Fantasy di maggior successo della saga, non è sicuramente cosa da poco.

E per non perdere la fiducia dei fan dopo aver annunciato che l'intera storia sarebbe arrivata con una pubblicazione episodica (o meglio, "in parti"), Square Enix avrebbe davvero dovuto compiere un piccolo miracolo. Ossia un gioco tanto innovativo quanto nostalgico e rispettoso, in grado di far contenti - più o meno - tutti.

Dopo il trailer di annuncio del progetto nell'ormai lontano 2015, tante lacrime commosse, virili e meno virili, sono state versate. In questi mesi abbiamo avuto modo di provare con mano diverse build del gioco, che a partire dal 2016 è passato dall'essere un third-party commissionato a CyberConnect2, a un vero e proprio progetto first-party, interno a Square Enix e dallo sviluppo riavviato da zero.

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La prima cosa a colpire di Final Fantasy VII Remake è, ovviamente, il comparto tecnico: il design di personaggi, creature e ambientazioni è stato curato da Testuya Nomura e dall'italianissimo Roberto Ferrari e risulta semplicemente perfetto, sapiente modernizzazione di quei poligoni e sprite super deformed che i nostri io del passato hanno imparato ad amare senza riserve.

Su PlayStation 4 Pro il gioco supporta il 4K e HDR, mentre il frame rate si attesta a 30fps ed è stabile anche sulla versione standard dell'hardware. Durante le nostre oltre 30 ore di gioco, il titolo non ha sofferto del minimo calo di framerate (nonostante si trattasse di una build pre-lancio), pop-up praticamente inesistenti e caricamenti sporadici e dalla durata tutto sommato nella media di questa generazione di AAA.

Se nemici e personaggi principali vantano un dettaglio grafico, animazioni e attacchi curatissimi, lo stesso non può dirsi dei numerosi NPC che popolano le aree "urbane" dell'avventura, per quanto la loro realizzazione (e varietà) sia di gran lunga superiore a quanto visto in Final Fantasy XV, il quale tra l'altro ha dovuto attendere decine di GB di patch per raggiungere, su console, un risultato tecnico ancora oggi inferiore al software 1.0 di Final Fantasy VII Remake.

Unica pecca da questo punto di vista sono alcune texture piuttosto restie al caricamento e che spesso rimangono low res anche durante alcuni filmati, specialmente nel caso delle pavimentazioni; si tratta comunque di qualcosa di facilmente risolvibile con un aggiornamento che speriamo arrivi presto.

Il sistema di combattimento è divertente e reattivo, peccato per una modalità Classica non all'altezza delle aspettative.

In compenso, ci troviamo davanti a un impressionante lavoro di illuminazione: la fotografia di filmati e ambientazioni toglie il fiato e regala alla città di Midgar una varietà cromatica in grado di stupire in ogni situazione. Il solo pensiero di vedere una futura implementazione del ray tracing in una possibile "rimasterizzazione" del gioco per console next-gen, rientra automaticamente nella lista delle cose da vedere prima di morire.

Non si può parlare di estetica ignorando la componente audio del titolo: le tracce che sentiremo durante la storia e i combattimenti mantengono il livello d'eccellenza tipico dei titoli Square Enix, arrivando a superarsi con rivisitazioni di musiche diventate iconiche nel corso dei decenni. A questo si accompagna un doppiaggio di altissimo livello (almeno per quanto riguarda giapponese e inglese, le due lingue che abbiamo provato) e una localizzazione completa di menu e sottotitoli anche in lingua italiana.

A tal riguardo, tanto si è detto circa il lavoro svolto nell'adattamento del gioco nella lingua nostrana: che la base del lavoro sia stata o meno la lingua giapponese, ci siamo trovati davanti a diverse frasi completamente reinterpretate sia rispetto al parlato inglese che a quello nipponico e per questo motivo, pur restando perfettamente comprensibile e corretto nella forma, non possiamo non evidenziare che i dialoghi italiani hanno la tendenza (in realtà sempre stata presente nei lavori Square Enix) di deviare di parecchi passi dal seminato.

Basandosi sulla sezione più chiusa e lineare del titolo originale, era prevedibile che Final Fantasy VII Remake si basasse su mappe distinte e tendenzialmente lineari e con un ritmo principalmente story driven; a costo di spaventare molti, possiamo dire che questo remake è ciò che Final Fantasy XIII non è riuscito a essere.

Tra le introduzioni originali troviamo figure del tutto nuove e altre già viste all'interno dell'universo multimediale nato intorno a Final Fantasy VII nel corso degli anni.

L'avanzamento nell'avventura è scandito da numerosissimi filmati (principalmente realizzati con l'engine del gioco, ma non manca la computer grafica) e una quantità massiccia di dialoghi tra i personaggi del party. L'esplorazione alla ricerca di scrigni nascosti e piccoli segreti è fluida, e la transizione nei combattimenti con le creature presenti nella zona è perfettamente amalgamata, senza interruzioni o schermate di caricamento.

I menu del titolo sono puliti, molto chiari da comprendere e accompagnati da estensivi tutorial anche per i giocatori più distratti; in diversi momenti durante la storia si potrà scegliere se proseguire la quest principale o prodigarsi ad aiutare questo o quell'altro NPC, completando diverse missioni secondarie.

Buona parte di esse ricalcano la struttura più classica delle quest JRPG, per cui non aspettatevi chissà quale rivoluzione su questo versante, ma ogni incarico aggiungerà un tassello graditissimo alla riproposizione di una Midgar viva, pulsante, ma soprattutto molto meno cupa di quanto la ricordassimo.

Tornano ovviamente le Materia (in italiano localizzate semplicemente come "materie"), che come già dichiarato da Square Enix sono state "adattate" al nuovo sistema di combattimento, decisamente più action rispetto al tradizionale ATB; alcune saranno acquistabili, altre andranno recuperate esplorando ogni anfratto di Midgar, altre ancora verranno create da Chadley, giovanissimo ricercatore della Shinra, non appena completati i suoi dossier di ricerca, vere e proprie challenge da superare durante i combattimenti.

Le quest secondarie, estremamente classiche, regalano comunque soddisfazione e divertimento.

Chadley sarà anche responsabile dell'ottenimento di buona parte delle materie d'evocazione del titolo, che ci verranno fornite non appena sconfitta la controparte virtuale dell'Esper in questione, durante un combattimento all'interno di un simulatore di realtà virtuale.

Oltre ai combattimenti classici durante l'esplorazione, infatti, Final Fantasy VII Remake offre un paio di strutture all'interno delle quali il giocatore potrà cimentarsi nella sacra arte delle mazzate e del massacro; nonostante i primi combattimenti possano risultare piuttosto semplici, nelle sezioni più avanzate del gioco si arriverà a sudar freddo in più di un'occasione.

A tal riguardo, infatti, è impossibile non discutere di uno degli elementi più importanti di questo nuovo Final Fantasy VII: il sistema di combattimento. In buona sostanza ci troviamo davanti al figlio geneticamente (quasi) perfetto tra il tredicesimo e il quindicesimo capitolo, con una difficoltà che obbliga il giocatore a uno sforzo superiore alla semplice pressione mantenuta di un tasto e a un uso intelligente del party, del posizionamento sul campo di battaglia e delle combinazioni di materie.

Ogni protagonista ha abilità e stili di combattimento unici ed è possibile selezionare il leader, ovvero il personaggio con il quale iniziare le battaglie; in ogni caso il gameplay obbliga a utilizzare tutti e tre i membri del gruppo, alternandoli in maniera piuttosto rapida, per ottimizzare l'incremento della barra ATB di ciascuno ed eseguire il maggior numero possibile di azioni. Affidarsi alla programmazione dei personaggi non attivi in quel momento non è fattibile durante gli scontri più concitati, vista la loro tendenza a essere refrattari a qualunque forma di violenza nei confronti degli avversari.

I momenti più iconici della storia sono riproposti con cura e amore per i dettagli, sotto ogni punto di vista.

Se con la modalità Facile ogni battaglia viene superata in estrema scioltezza, fin dalla modalità Standard si sentirà il bisogno di una gestione oculata delle risorse e di una buona pianificazione degli scontri, specialmente nel caso di sfide o bossfight: leggere i movimenti del nemico e imparare i suoi attacchi richiede buoni riflessi e la giusta attenzione, e non mancheranno le schermate di game over, soprattutto a partire dalla seconda metà del gioco.

Come già accennato, nonostante gli effetti a schermo di abilità e magie, il frame rate di Final Fantasy VII Remake rimane granitico, e in linea di massima la telecamera segue sempre molto bene l'azione, a eccezione di alcune creature particolarmente ingombranti e di nemici volanti, che per qualche inspiegabile motivo sono stati programmati per volare a una quota talmente alta da finire spesso fuori inquadratura, insieme ai personaggi impegnati ad attaccarli.

Inoltre, per i più coraggiosi, una volta terminata la campagna principale sarà possibile rigiocare ciascuno dei capitoli di trama, stavolta con la modalità Difficile disponibile: quest'ultima risulta una vera e propria sfida, in più dei casi praticamente trial and error, che richiede conoscenza certosina dei pattern di movimento e attacco dei nemici, rende inutilizzabili gli oggetti anche fuori dal combattimento e blocca il recupero di MP attraverso il riposo.

Grande delusione, purtroppo, è stata la modalità Classica: trattasi di una sorta di auto-battle, basata - ovviamente - sul livello di difficoltà Facile, in cui il gruppo esegue automaticamente (e sempre con la sopracitata poca convinzione) attacchi standard, movimenti e parate contro il nemico, per permettere al giocatore di selezionare l'azione da eseguire non appena riempita la barra ATB.

Per chi avesse paura di una “piega fotorealistica” del titolo, non temete: Final Fantasy VII Remake trasuda giappone da ogni poligono.

Inserita, a detta di Yoshinori Kitase e Naoki Hamaguchi, solo in un secondo momento dello sviluppo per soddisfare la richiesta dei fan di vecchia data che avrebbero voluto vedere una modalità di gioco il più possibile simile a quella originale, il risultato purtroppo non è esattamente dei migliori.

Rimangono fortunatamente i tradizionali level up dei personaggi, equipaggiamenti e statistiche da migliorare e personalizzare equipaggiando materie. A questo si aggiunge l'espansione delle armi: maggiore il livello del personaggio, più punti saranno disponibili per personalizzare gli effetti dell'arma, che si tratti di percentuale di danno critico, HP, o slot materia aggiuntivi. Questo sistema di personalizzazione funziona bene e invoglia ancor più a combattere ogni volta che ve ne sia l'occasione.

Aver giocato la versione completa di Final Fantasy VII Remake conferma ogni speranza e fa svanire ogni dubbio circa l'amore profuso in ogni poligono di questo gioco, tra piccoli dettagli e grandi cambiamenti. Come già annunciato, Square Enix ha espanso notevolmente la trama della prima sezione del titolo originale, aggiungendo dialoghi, scene e persino personaggi. Il tutto però risulta perfettamente coeso, al punto che i giocatori con memorie meno fresche del titolo PlayStation potrebbero avere sinceri dubbi su cosa sia una novità e cosa invece è rimasto perfettamente fedele alla prima versione.

Si è puntato a una maggiore caratterizzazione e umanizzazione delle figure, antagonisti compresi, così come di una generale ricostruzione "realistica" di una vera e propria città, non limitata a schermate prerenderizzate e raramente interagibili. A tutto questo partecipa e non poco la fantastica regia dei filmati, dinamica e pulitissima anche durante le situazioni più concitate.

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Tutto questo, senza perdere quell'essenza "giapponese" della narrazione, già presente in alcune movenze e situazioni "ambigue" del prodotto originale. Per farla breve, se siete fra coloro che temevano una pudica censura dell'Honey Bee o di Don Corneo, potete dormire sogni assolutamente tranquilli.

Ci siamo ripromessi di non fare alcuno spoiler in questa recensione, e intendiamo mantenere la parola data: c'è una cosa, però, che va menzionata, e che è già stato fatto intuire con il final trailer pubblicato da Square Enix pochi giorni prima del rilascio ufficiale del titolo.

Final Fantasy VII (2020) è molto più di un semplice remake del videogioco del 1997. Se tutto questo è equilibrato e ben posizionato nel corso dell'intera storia, non possiamo non avvisarvi che le ultimissime sezioni potrebbero stordirvi, o persino farvi infuriare. La scelta autoriale intrapresa dal team (e chiaramente da Nomura stesso) è coraggiosa e pericolosa, e attendiamo con curiosità e timore che cosa ci riserverà il futuro di questo incredibile progetto.

Final Fantasy VII Remake è una lettera d'amore di Square Enix ai suoi fan vecchi e nuovi. Un titolo eccellente in ogni sua componente, quasi perfetto, pieno di dettagli che ne confermano la realizzazione curatissima. Il futuro, però, rimane incerto: le parti successive del progetto, oggi più che mai, segneranno il destino della rinascita della settima Fantasia Finale.

9 / 10
Avatar di Lara Arlotta
Lara Arlotta: Scrive, blatera e videogioca, spesso contemporaneamente e da oltre due decenni. L'unico modo per fermarla è darle da mangiare, ma l'effetto è solo temporaneo. Sono ancora in corso delle indagini confidenziali per comprendere se si tratti di un essere umano o di una credibile riproduzione, inviata nell'era contemporanea da una civiltà eternauta.

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