Final Fantasy XIII
Bello senz’anima.
La progressione dei propri alter ego, vero fiore all’occhiello dei precedenti capitoli e, più in generale, elemento fondamentale di ogni buon jRPG, è poi un altro aspetto realizzato in maniera poco convincente.
Pur avvalendosi di una veste grafica accattivante, il Cristallium non lascia infatti spazio a una grande personalizzazione ma, al contrario, conduce i giocatori lungo un binario prestabilito costringendoli, nonostante un’apparente libertà decisionale, a compiere una serie di scelte fondamentalmente obbligate.
Insomma, qualsiasi amante di jRPG rimpiangerà senz’altro i tempi in cui era possibile trascorrere ore pianificando e progettando l’evoluzione dei propri beniamini.
Last but not least, l’esplorazione, altra colonna portante della serie, è ridotta ai minimi storici. Dimenticatevi le immense città esplorabili, gli innumerevoli negozi sparsi per il mondo di gioco ognuno con i suoi oggetti unici, e le entusiasmanti subquest da scoprire parlando con ogni singolo NPC presente.
Qui non troverete nulla di tutto ciò, almeno nelle prime 15-20 ore di gioco (eccezion fatta per le sporadiche sfere del tesoro sparse per gli scenari). Solo corridoi, spesso mascherati da ambientazioni suggestive e affascinanti, ma pur sempre corridoi privi di qualsivoglia segreto che possa stimolare l’interesse dei più curiosi. I negozi, ad esempio, sono stati sostituiti da piatti e tristi E-Shop accessibili presso un qualsiasi punto di salvataggio, e le subquest, una delle colonne portanti di qualsiasi jRPG, sono purtroppo pochissime, oltre che relegate ben oltre la seconda metà dell’avventura. Insomma, Final Fantasy è cambiato così tanto che alcuni potrebbero quasi non riconoscerlo.
La speranza che con il passare delle ore l’avventura possa decollare, aprendo le porte a un’esperienza in linea con la qualità e le emozioni che hanno sempre contraddistinto i precedenti capitoli della serie, si rivela purtroppo soltanto una chimera.
Sebbene sia innegabile che nella seconda porzione del gioco vi siano alcune piccole variazioni sul tema volte a diversificare, almeno in parte, il ritmo dell’avventura, il risultato finale purtroppo non cambia: esplorazione pressoché inesistente e interminabili corridoi da attraversare, a testa bassa, eliminando chiunque dovesse intralciare il nostro cammino.
Il tutto si riduce dunque a una semplice sequela di scontri, spesso fini a se stessi, incapaci di garantire stimoli né tantomeno un coinvolgimento all’altezza delle aspettative, proprio a causa di un sistema di progressione dei personaggi, come detto, privo di grande profondità.
Non mancano infine gli Esper (meglio noti come summon) che, come di consueto, possono essere conquistati per poi scatenare incredibili attacchi contro i propri nemici; il loro numero è purtroppo ridotto solo a 6, ma la loro importanza nell’economia di gioco è sempre tanto determinante quanto spettacolare.
Da un punto di vista squisitamente tecnico Final Fantasy XIII è, senza ombra di dubbio, uno dei migliori prodotti dell’attuale generazione videoludica.