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Fire: alla ricerca del fuoco perduto - recensione

Un punta e clicca dall'età della pietra.

Il panorama indipendente è costituito da una miriade di compagnie di piccole e medie dimensioni che nel vasto universo del gaming su PC trovano un numero considerevole di giocatori appassionati a generi tutt'altro che commerciali. Steam e successivamente tutti gli store formatisi sul solco tracciato da Valve sono letteralmente ricolmi di piccole perle più o meno nascoste di pregevole fattura.

Nel vostro peregrinare tra le molte (forse addirittura troppe) pagine degli store digitali, vi sarete senza alcun dubbio imbattuti almeno una volta in un titolo sviluppato o distribuito dai ragazzi di Daedalic Entertainment, un'azienda tedesca fondata nel 2007 che a suon di prodotti di buona qualità si è lentamente ritagliata uno spazio di rilievo nello sconfinato oceano di titoli indie.

Conosciuta principalmente per le avventure punta e clicca come Deponia e The Whispered World o l'RPG tattico Blackguards e il rispettivo seguito, Daedalic s'è da sempre contraddistinta per lo sviluppo di prodotti adatti ad un pubblico più giovane, casual o alle prime armi.

Non tutti infatti sono disposti a passare ore su un determinato enigma o a destreggiarsi all'interno d'inventari zeppi di oggetti apparentemente inutili, e anche per questo motivo il team tedesco ha creato progetti pluripremiati, soprattutto in patria, che puntano sulla semplicità. Fire s'inserisce proprio in questo filone di titoli presentandosi, sin dalle schermate iniziali, come un gioco piuttosto curato dal punto di vista artistico e soprattutto spensierato e accessibile.

Sin dalle prime fasi di gioco scoprirete che Ungh non è esattamente il più sveglio degli uomini di Neanderthal.

Non appena daremo il via alla nostra avventura faremo la conoscenza di Ungh, un uomo di Neanderthal a cui è stato affidato il compito di fare la guardia al proprio villaggio. Il nostro "eroe" non è esattamente un esempio d'affidabilità e durante la notte passata beatamente ad oziare si consumerà l'evento che darà il via al nostro viaggio all'interno del mondo di gioco: il fuoco è, infatti, sparito.

Quando i nostri compaesani scoprono il misfatto la decisione è unanime: Ungh dev'essere definitivamente bandito dal villaggio. Da questo momento accompagneremo il simpatico uomo delle caverne alla ricerca del fuoco perduto, un fuoco che in caso di ritrovamento potrebbe permettere ad Ungh di essere riammesso all'interno della propria comunità.

Sin dalle prime battute è piuttosto chiaro che la narrazione avrà un ruolo secondario e marginale, dato che le circa quattro ore che saranno necessarie per completare Fire saranno occupate completamente dal gameplay e, in particolare, dalla risoluzione di puzzle ed enigmi.

Per quanto il titolo di Daedalic ponga una particolare enfasi sulla risoluzione dei puzzle esattamente come le avventure punta e clicca di stampo classico, Fire si distingue piuttosto nettamente da questo particolare genere di titoli. Gli sviluppatori hanno, infatti, deciso di puntare su una struttura decisamente più semplice da padroneggiare basando l'intera esperienza sull'accessibilità.

La mappa ci mostra i dieci scenari che dovremo esplorare per ottenere il tanto ambito fuoco perduto.

L'epopea di Ungh è caratterizzata da una progressione piuttosto lineare che ci vedrà esplorare ognuno dei dieci scenari che compongono il titolo con il solo obiettivo di sbloccare l'accesso a quello successivo. Ogni livello sarà suddiviso a sua volta in diverse zone che conterranno alcuni oggetti ed elementi utilizzabili o, nelle fasi più avanzate, alcuni enigmi minori.

La semplicità di Fire è allo stesso tempo un punto di forza e una debolezza della produzione dato che diverse scelte del gameplay design si rivelano un arma a doppio taglio: la mancanza di un vero e proprio inventario rende infatti gli enigmi più immediati non provocando fasi di stallo troppo prolungate di fronte ad un determinato puzzle ma, allo stesso tempo, non permette di creare interazioni tra gli oggetti raccoglibili e l'ambiente stesso particolarmente complesse ed elaborate.

Nonostante la semplicità forse troppo marcata non mancano alcune situazioni che sanno stupire, divertire e strappare qualche sorriso. In alcuni scenari siamo rimasti piacevolmente sorpresi dalla necessità di utilizzare la componente sonora per risolvere una situazione di stallo, dalla possibilità di trasformare Ungh in animali o insetti sfruttando abilità uniche derivanti da questa radicale trasformazione o ancora dal particolare utilizzo dello scorrere del tempo che sarà il protagonista indiscusso di uno dei livelli finali.

Tra i puzzle non mancano alcune idee piuttosto originali come questo enigma completamente melodico.

La varietà quindi non manca e in questo senso non possiamo che essere soddisfatti dal lavoro dei ragazzi di Daedalic. Gli sviluppatori non hanno, inoltre, perso l'occasione per inserire delle fasi di vera e propria rottura rispetto all'impostazione classica delle avventure grafiche. Davvero azzeccata per esempio la presenza di una serie di momenti prettamente shooter che la faranno da padrone nella fase centrale del titolo. Sono questi minigame che dimostrano come il team tedesco voglia innanzitutto mantenere costantemente alto l'interesse del giocatore, movimentando, quando necessario, il ritmo fisiologicamente compassato dei punta e clicca.

Non possiamo certamente gridare al miracolo di fronte al gameplay di Fire: non ci sono innovazioni sostanziali rispetto alle avventure grafiche e la decisione di puntare su una semplicità forse troppo marcata potrebbe sicuramente far storcere il naso ai veterani del genere che, tuttavia, potrebbero rimanere affascinati dallo stile grafico e dal sonoro curato e dal fascino pressoché irresistibile.

Per quanto sia probabilmente azzardato affermare che lo stile di Fire sia in grado d'incontrare i gusti di tutte le tipologie di giocatori, ogni scenario si rivela incredibilmente curato ed ogni creatura, fantastica o realistica che sia, sarà in grado di strapparvi più di un sorriso. La decisione di disegnare a mano ogni elemento ha quindi ripagato con una qualità assolutamente invidiabile e capace di trasmettere in pieno l'atmosfera spensierata e umoristica che permea l'intera produzione.

Ogni livello presenterà tre collezionabili per un totale di trenta. Raccogliendoli avrete la possibilità di sbloccare alcuni artwork che mostreranno i concept iniziali ideati da Daedalic.

Molto positive anche le impressioni suscitate dal comparto audio e soprattutto dalla colonna sonora creata dal compositore di The Night of the Rabbit, Tilo Alpermann. Le musiche si rivelano, infatti, differenti per ogni scenario e perfettamente integrate con l'azione che si svolge a schermo, contribuendo al tono scanzonato del titolo con uno stile tribale particolarmente azzeccato. A completare il sonoro non troviamo infine il doppiaggio ma una serie di versi e urli delle creature e degli uomini di Neanderthal.

Ce la sentiamo, quindi, di consigliare Fire senza alcuna riserva? Per quanto il titolo si riveli un'esperienza molto divertente e godibile, l'ultima fatica di Daedalic non è sicuramente adatta ai veterani delle avventure punta e clicca che sono alla ricerca di un gioco impegnativo e longevo. D'altro canto se vi piacerebbe passare qualche ora a cuor leggero in compagnia di un'esperienza spensierata e accessibile, vi consigliamo di concedere una possibilità a Ungh e al suo folle universo.

6 / 10
Avatar di Alessandro Baravalle
Alessandro Baravalle: Si avvicina al mondo dei videogiochi grazie ad un porcospino blu incredibilmente veloce e a un certo "Signor Bison". Crede che il Sega Saturn sia la miglior console mai creata e che un giorno il mondo gli darà ragione.

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FIRE

iOS, PC, Mac

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