Skip to main content

Follie e videogame - articolo

Storie di una vita vissuta nel nome di una passione.

Triforce Johnson è probabilmente il più celebre utente Nintendo del mondo. La sua storia è stata raccontata con dovizia di particolari da molti siti americani all'indomani del lancio del Wii U, che per questo simpatico trentacinquenne ha rappresentato l'ottavo day one in una storia, oramai leggendaria, iniziata ai tempi del Nintendo 64.

Quando parlo di day one, lo intendo in maniera letterale: questo tizio ogni volta che esce una nuova console Nintendo è solito accamparsi davanti a un Nintendo World con settimane di anticipo, pur di essere il primo a mettere le mani sul nuovo hardware della casa di Mario e Metroid. La sua fama è cresciuta così tanto negli ultimi anni, soprattutto grazie ad internet, che oggi sarebbe impensabile il lancio di un nuovo hardware Nintendo non “benedetto” dalla sua presenza.

Questa storia varrebbe un editoriale a parte, ma alcuni dettagli meritano di essere citati. Ad esempio il fatto che Triforce sia il suo vero nome, visto che se l'è fatto cambiare “ufficialmente” qualche anno fa. Oppure che sia uno dei migliori giocatori di videogame del mondo, dal momento che detiene parecchi record certificati, o che sia stato costretto quest'anno, per la prima volta, ad abbandonare la sua postazione a causa dell'uragano Sandy che si è abbattuto sugli Stati Uniti pochi giorni prima delle release del Wii U, causando danni per miliardi di dollari. E potrei continuare... Googlatelo, ne vale la pena.

"Ogni volta che esce una nuova console Nintendo, Triforce Johnson si accampa davanti a un Nintendo World con settimane di anticipo"

Essere gli utenti Nintendo più celebri del mondo, garantisce qualche privilegio...

Leggendo le curiose e appassionanti gesta di questo eccentrico personaggio, tuttavia, non ho potuto fare a meno di pensare alle innumerevoli “follie” che ho compiuto in qualità di gamer nel corso degli anni. Forse non sono azioni particolarmente stravaganti o insolite (non avendo figli, men che meno di sesso femminile, non li ho potuti battezzare Zelda come ha fatto l'attore Robin Williams e, diciamolo, quand'anche avessi chiamato un mio eventuale pargolo Mario nessuno avrebbe colto il collegamento...), tuttavia nel mio passato qualche “follia” c'è stata.

Di soldi per i videogiochi, ad esempio, ne ho spesi davvero un sacco, soprattutto quando in teoria non avrei dovuto averne. Ammetto di essere stato fortunato e di aver avuto genitori molto generosi nei miei confronti, ma non riesco ancora a capacitarmi di come sia riuscito più di vent'anni fa a sborsare 269mila lire, pari a circa 130 euro attuali, per acquistare una preziosa copia giapponese di Perfect Eleven per il Super Famicom.

Ricordo ancora la faccia basita e attonita del negoziante (il clone di Mattew Broderick di cui parlavo nell'articolo sui negozi di videogiochi) quando gli mollai il malloppo in contanti. Tre le altre spese fuori parametro ricordo 229mila lire per Donkey Kong Country per Super Famicom, 100 euro per la versione “appena arrivata dall'America” di Final Fantasy VII per la prima Playstation e i 90 euro mollati per mettere le zampe su Devil May Cry giapponese per PS2, e temo molte altre che il mio cervello ha saggiamente cancellato...

Zelda Williams: decisamente più bella del padre!

"Non riesco ancora a capacitarmi di come sia riuscito a sborsare 269mila lire per una copia di Perfect Eleven per il Super Famicom"

Parlando di atteggiamenti singolari, ricordo di aver avuto qualche “svarione comportamentale” ai tempi del Megadrive. Mi avevano regalato la versione PAL della console che, come molti si ricorderanno, era la peggiore del lotto, visto che i giochi ufficiali ci giravano lentissimi e ovviamente non poteva essere utilizzata per far funzionare i titoli americani o giapponesi.

Solo che io tutte queste cose al tempo non le sapevo. Cioè, rendetevi conto, avevo la console attaccata al televisore con il cavo antenna e non attraverso la SCART: mi mancavano proprio le basi. Un vero noob. Fu un vecchio numero di Consolemania ad illuminarmi sulle macroscopiche differenze che esistevano tra il mercato d'importazione e quello, capii allora sfigatissimo, delle versioni PAL. Così, dopo aver imparato questa fondamentale lezione, mi liberai del mio nuovissimo Megadrive PAL, che aveva appena un mese di vita, per ricomprare la stessa console in versione nipponica.

Così potei godere appieno dell'effetto “acqua in movimento” che aveva un particolare livello di Sonic, che nella sua versione PAL appariva invece tragicamente statico. Da allora, purtroppo per il mio portafogli (vedi sopra), iniziò una lunga e dispendiosa storia d'amore col cosiddetto mercato parallelo, che è durata fino a quando le hardware house non hanno finalmente capito che la vecchia Europa doveva essere considerata un mercato importante al pari di States e Giappone.

Di file invece, magari con tenda, fornello elettrico, cibo in scatola e sacco a pelo annessi, non ne ho mai fatte. Né recentemente per l'apertura di un Apple Store (il nuovo trend), né per un qualsivoglia day one o night one di un nuovo gioco o di una nuova console. Questo per due motivi: il primo è che non amo il casino e gli assembramenti di persone in generale; il secondo è che, anche qualora avessi comprato un gioco o una console di notte, non avrei comunque avuto il tempo per giocarci una volta tornato a casa (per la serie “me cala la palpebra”). Così non ho mai seguito il credo di Triforce Johnson e dei tanti appassionati che attendono pazientemente che le serrande si alzino, pronti a dilaniare il cellophane delle confezioni, atto notoriamente catartico e liberatorio.

"Piuttosto folli sono alcuni miei atteggiamenti ludici, piccoli rituali che ho sviluppato e affinato nel corso degli anni"

Piuttosto folli sono alcuni miei atteggiamenti ludici, piccoli rituali che ho sviluppato e affinato nel corso degli anni. Ad esempio in un racing game, qualsiasi sia la sua qualità, devo sempre e necessariamente provare tutte le auto in esso contenute prima di venderlo, anche se ho finito tutte le gare, acquisito ogni achievement, ottenuto record su record. In questo senso sono un vero completista.

La domanda è: ma questo tizio tra una decina d'anni andrà ancora fiero del suo record? E di questa foto?

Ho un amico che ancora oggi si disegna su carta le mappe dei dungeon degli RPG. Aveva iniziato ai tempi di Dungeon Master, non mi sorprende quando mi dice che uno dei giorni più belli della sua vita è stato quando è stato commercializzato Legend of Grimrock. Più recentemente si è sviluppata una certa follia da achievement alla quale neppure io sono stato insensibile. Fortunatamente da quella sono completamente guarito, nel senso che le rare volte che mi metto a giocare (oh, il tempo è quel che è) non cerco per forza di “millare” il videogame, fatte salve le eccezioni di cui sopra.

Ammetto però, quando ero “dipendente”, di essere stato uno degli acquirenti del mitico Avatar (non il film di Cameron ma il pessimo gioco ispirato alla serie animata The Last Airbender) che permetteva di ottenere 1000 punti in meno di dieci minuti sbloccando ben 5 dicasi 5 achievement. 19 euro e 99 per giocare 11 minuti. Per fortuna sono guarito.

"Ho un amico che ancora oggi si disegna su carta le mappe dei dungeon degli RPG"

Qualche settimana fa è stata pubblicata, anche qui su Eurogamer, la notizia del primato di Okan Kaya, che ha stabilito un nuovo record di resistenza davanti a una console, giocando per ben 122 ore consecutivamente a Call of Duty: Black Ops 2. Ecco, io visto il gioco in questione mi sarei suicidato molto prima, ma se parliamo di “run” ed ore consecutive trascorse davanti ad un televisore o monitor, anch'io in passato ho fatto la mia parte.

Super Bomberman + multitap + SNES + Peroni gelata e rutto libero: tanti saluti al multiplayer online...

Ricordo che una volta andai in montagna per un weekend con degli amici che mi chiesero, poveri loro, di portare uno SNES e alcuni giochi con me. Io ebbi la pessima idea di mettere in valigia console, quattro pad, un multitap, una copia di NBA Jam e un'altra di Super Bomberman acquistata giusto il giorno prima della partenza. La tre giorni alpina si trasformò in una 72 ore di devastazione umano-video-ludica globale, intervallata solo dall'espletazione di bisogni fisiologici e qualche sporadica ora di sonno. E voi, che follie avete compiuto in nome del Dio videogioco? Raccontate gente, raccontate...

Andrea Chirichelli è co-founder ed editor di Players Magazine, un progetto editoriale che mira a discutere di intrattenimento in maniera matura e indipendente, coinvolgendo un pubblico smaliziato e vagamente geek.

Avatar di Andrea Chirichelli
Andrea Chirichelli: Nasce circa 40 anni fa in una domenica buia e tempestosa. Negli ultimi anni ha offerto il suo discutibile talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic. Odia apparire in foto.

Sign in and unlock a world of features

Get access to commenting, newsletters, and more!