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Force of Nature - recensione

Un vecchio poliziotto contro l'uragano.

Vale mai la pena di stare a interrogarsi sulla parabola esistenziale, personale e artistica, di un divo, uno che in ogni modo ha vissuto e vivrà come nessuno di noi comuni mortali si potrà mai sognare?

Non diciamo di non compartirli quando le cose sono andate davvero male, per lutti o malattie, ma quando proprio il personaggio in questione ha "sbarellato", ha preso cioè un detour inatteso e clamoroso, che ha lasciato perplessi anche i fan più accaniti.

Facciamo questa riflessione pensando a Mel Gibson dopo la visione del film Force of Nature, che lo vede come co-protagonista, mentre ne ha in uscita/lavorazione altri 4/5. Perché era un attore lanciatissimo negli anni '70/'80/'90, decennio in cui ha scoperto la regia e realizzato una serie di film variamente discussi ma certo non da liquidare con sufficienza. Elenchiamo 'L'uomo senza volto' e subito il salto a Braveheart e poi 'La passione di Cristo', Apocalypto, Hacksaw Ridge (e si parla di un remake del 'Mucchio selvaggio', che sarebbe nelle sue corde).

Nel frattempo ha rallentato la carriera di attore, mentre sui giornali arrivavano notizie di sempre maggiori intemperanze, corrispondenti anche alla fine del suo matrimonio, dopo 26 anni e 7 figli (Gibson è americano ma di origine irlandese e di stretta osservanza cattolica, anche se poi cresciuto in Australia). In seguito, a sancire lo "sbarellamento" sono arrivate altre relazioni, benedette anche quelle da un paio di figli. Una di queste gli è costata 3 anni di libertà vigilata a causa di maltrattamenti e minacce e poi ricoveri in clinica per alcolismo e pure insulti antisemiti, tanto per toccare il fondo.

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Intanto le sue partecipazioni a nuovi film, spesso sull'orlo del B-movie dove esibire la sua faccia devastata, erano sempre più lontane dalla sua immagine di bell'uomo, di eroe positivo. Una ripresa nel cinema serio si era avuta con 'Il professore e il pazzo', l'anno scorso, salutata dai fan quasi con sollievo. Ora lo ritroviamo a campeggiare sulla locandina di 'Force of Nature', richiamo al quale è difficile sottrarsi per curiosità e per affetto.

Force of Nature è scritto dall'esordiente Cory M. Miller e diretto da Michael Polish, che nella sua carriera ha spaziato fra vari generi, dal patinato For Lovers Only a Big Sur (sul giro Kerouac/Ferlinghetty/Cassady), all'impegnato Nona.

Siamo a Porto Rico, dove incontriamo Cardillo, un giovane poliziotto che tira a campare dopo essersi rovinato una promettente carriera a New York per un tragico incidente sul lavoro. Sulla città si sta addensando un uragano devastante e Cardillo riceve l'incarico di sgomberare gli eventuali cittadini ancora nelle proprie abitazioni, per accompagnarli nei rifugi.

A questo scopo gli viene affiancata Jess, disciplinata e ambiziosa agente appena promossa. Cardillo però non ha alcuna voglia di fare il suo lavoro e malvolentieri risponde a una chiamata per una rissa in un supermarket. Non immagina che lì incontrerà un personaggio che lo condurrà là dove il Destino ha deciso debba essere, per offrirgli l'occasione di riscatto.

Il poliziotto e la dottoressa, eroici per definizione.

L'uomo incontrato nel market infatti li porta in un condominio dove sono asserragliati due anziani, ben decisi per differenti motivi a non andarsene. Uno di loro è Mel Gibson, che così compare nella narrazione dopo una mezz'ora dall'inizio. Il suo personaggio, Ray, è un assai burbero ex poliziotto, malato ma ovviamente indomito, che rifiuta di soccombere ai problemi di salute, così come rifiuta di lasciare la sua poltrona causa maltempo. Insomma, chi sarà la vera forza della natura: l'uragano che ruggisce e squassa, o il vecchio Ray che anche lui ruggisce, pronto a squassare pure lui?

Come questa storia diventa un thriller? Lo diventa perché nel frattempo abbiamo fatto la conoscenza con un gruppetto di perfidissimi latinos, capitanati dal più perfido di tutti, il feroce John The Baptiste, che vuole approfittare dell'uragano per rubare un prezioso bottino custodito nell'appartamento dell'altro anziano residente, un vecchio espatriato tedesco.

Ma il condominio riserverà alcune sorprese ai "cattivi": oltre alla coppia di poliziotti e all'ex detective, c'è anche il misterioso animale domestico del primo inquilino conosciuto, che scalpita per uscire dal suo sgabuzzino. Intanto assistiamo a combattimenti estremi, salendo e scendendo per i corridoi, arrampicandosi fra diversi piani, fra sparatorie e risse violentissime, mentre pioggia e vento investono l'edificio.

Tutta la storia, che dura solo 91 minuti (titoli di coda compresi), sa di già visto. A parte il colpo durante un uragano recentemente sfruttato nel film Hurricane di Rob Cohen, anche la caccia all'uomo nei corridoi del palazzo, su e giù per le scale, dove ogni angolo può essere l'ultimo, ricorda sequenze di altri film in una struttura da elementare videogame (l'ultimo è Extraction con Chris Hemsworth ma viene in mente anche il capolavoro di genere Breaking News).

Un poliziotto alla fine della carriera e una che sta per iniziarla.

Nel film inoltre purtroppo non si spende per gli effetti speciali (uno ce ne sarebbe stato, e lo si attendeva, e invece si glissa in un fuori campo), mentre si aggiunge un'inutile e poco chiara fuga da un locale interamente invaso d'acqua in un quarto piano (mah).

Quanto al cast, il vero protagonista è Emile Hirsch, attore che lavora ma non più al livello dei suoi promettenti esordi, con film come Lords of Dogtown, Alpha Dog. il memorabile Into the Wild, Le belve, Motel Woodstock. Qui fa quello che può con il suo prevedibile personaggio. Kate Bosworth, moglie del regista, faccia nota da carriera media, vista in molti film e serie TV, è la coraggiosa figlia di Ray, dottoressa che però, con papà poliziotto, per fortuna sa anche sparare.

La giovane poliziotta è affidata alla peruviana Stephanie Cayo (la serie Club de Cuervos), mentre David Zayas fa il boss criminale con mestiere, relegato a ruoli da latino cattivo ma che ricordiamo come leale amico di Dexter nella famosa serie TV (anche in Bloodline era un tutore della legge). E Mel Gibson, unica ragione per cui abbiamo guardato il film? Nei limiti concessi dalla retorica del suo personaggio, Mel lo interpreta in maniera credibile e senza eccessi, dandogli anche una patina di credibilità.

Così scatta quel meccanismo che ci fa ricordare il divo così come lo ricordavamo nel primo Mad Max e nell'altrettanto 'mad' protagonista di Arma Letale, o come il tragico patriota scozzese Wallace e l'eroico ufficiale del Bounty. E pensiamo anche all'azzurro dei suoi occhi persi nell'azzurro di quelli di Michelle Pfeiffer in Tequila Connection (dove quanto ad azzurro si difendeva bene anche Kurt Russell).

David Zayas, un villain di spessore.

E scatta quell'inesorabile effetto nostalgia, che ci porta a non arrenderci, a decidere di guardare ogni suo nuovo film in cui Gibson sbatte in faccia allo spettatore quel viso segnato da rughe che sono canyon, lo sguardo affondato fra pieghe e occhiaie, i capelli radi e grigi, la voce roca e il fisico appesantito dai suoi 63 anni portati male.

Ma questa è la magia del cinema: legarci a un attore e farcelo seguire nella sua vita lontana dalla nostra milioni di galassie, in qualche modo a crescere e invecchiare con lui, e continuare a guardare i suoi film anche se ogni tanto viene da porsi la famosa domanda: "Mel, ma perché?".

Force of Nature, che probabilmente non sarebbe uscito in sala in tempi normali, nonostante la presenza del divo, approda oggi su Amazon Prime.