Fossil Fighters: Frontier, dissotterrateli tutti! - recensione
I dinosauri si risvegliano dal loro sonno millenario per darsele di santa ragione.
A diciotto anni se non hai la macchina non sei nessuno. A quattordici, senza motorino, le tue speranze di fare conquiste sono prossime allo zero. Da bambino, la cosa migliore che ti possa capitare è di trovare un cane sotto l'albero di Natale. Il mio compagno di banco delle elementari, Luca, era fortunato: una villetta poco fuori dal centro città e genitori che tentavano disperatamente di ripagare la loro assenza con regali di ogni tipo e forma, fidato animale a quattro zampe compreso.
Io non avevo il giardino e mio padre soffriva di allergia: una combo micidiale che avrebbe vanificato, sul nascere, qualsiasi richiesta d'incrementare la mia popolarità a scuola sfruttando la simpatia di un compagno di vita da portare a spasso agli orari prestabiliti e che non avrebbe chiesto altro se non di essere coinvolto nei giochi a base di corse e fango in cui rotolarsi.
Poco male: a me i cani non sono mai piaciuti e dopo essere rimasto folgorato dalla visione de Il Pianeta dei Dinosauri, documentario a puntate di Piero Angela dei primi Anni '90, non facevo altro che immaginarmi a cavallo di un Triceratopo o di lanciare un osso solo per farlo riportare indietro dal mio mansueto T-Rex. Sogni infranti, naturalmente, che oggi, seppur fuori tempo massimo almeno per il sottoscritto, trovano una parziale e virtuale realizzazione con Fossil Fighters: Frontier, variante in salsa giurassica del fenomeno Pokémon.
Le due produzioni condividono il concept, riassumibile nel mantra cattura-gestisci-combatti, e ben più d'una meccanica ruolistica che regola gli scontri tra dinosauri: l'aria che si respira mentre si va a caccia di nuove creature da aggiungere al proprio roster, toni e premesse narrative dell'avventura che fa da sfondo al gioco, sono praticamente identiche. Nei panni del giovane eroe perennemente entusiasta, privo di genitori assillanti e immancabilmente desideroso di lavorare di squadra, stereotipo riciclato che non conoscerà alcuna evoluzione nel corso della sua epopea, vi inventerete neofiti ranger di Paleoparchi.
In queste gigantesche aree, per metà attrazione turistica e metà riserve protette, scorrazzano liberamente i così detti Vivosauri, rettili riportati miracolosamente in vita reperendone i fossili sommersi sotto strati di roccia. Incaricati di un notevole numero di missioni, fondamentalmente quasi tutte collegate alla battaglia contro il perfido villain di turno, girerete per i continenti del mondo facendo la conoscenza di diversi colleghi con i quali dovrete spesso collaborare.
Non c'è molto altro da raccontare, vista la banalità dell'intreccio narrativo, il che, se da una parte è in linea con la tradizione avviata dalla saga di Game Freak, dall'altra evidenzia la precisa scelta del team di sviluppo d'indirizzare la propria creatura verso un pubblico certamente poco pretenzioso, eventualmente anche giovane.
Questa linea, condivisibile nella misura in cui venga cavalcata con condizione di causa, dal punto di vista prettamente ludico viene sostenuta solo parzialmente, quando non colpevolmente tradita in ampi tratti dell'avventura. Il problema non è naturalmente da amputarsi alla profondità del gameplay, invero risibile se paragonata ad altri congenere, quanto ad alcune scelte di design piuttosto controverse.
Raggiunto il Paleoparco sarete liberi di attraversarlo in lungo e in largo a bordo del vostro fuoristrada. Tra rampe, intercapedini e piccoli tracciati che ospiteranno di tanto in tanto piccole gare di velocità, si tratta di ambientazioni ampie che nascondono segreti e zone difficilmente accessibili. L'esplorazione, purtroppo, nonostante le incoraggianti premesse è inaspettatamente lenta e ben poco eccitante. Fatto salvo per i mezzi di trasporto che sbloccherete solo a poche ore di distanza dai titoli di coda, i fuoristrada sono generalmente lenti e poco maneggevoli.
Raggiungere luoghi specifici dello scenario si tradurrà spesso in interminabili peregrinazioni avare di momenti degni di nota. Ogni autovettura, tuttavia, monta l'imprescindibile scanner con cui potrete scovare i fossili. L'operazione di scavo si traveste da minigioco in cui, armati di scalpello, dovrete dissotterrare il reperto entro lo scadere del tempo. Le prime volte ci si divertirete, mossi dalla curiosità di ridare vita ad un ignoto esemplare di dinosauro, ma in breve la pratica diventa una noiosa routine, soprattutto quando vi imbatterete in doppioni utili solo a racimolare del denaro.
Non ci sono limiti sul numero di creature che potete includere nel party, il che ha il controproducente effetto di limitare la scelta alle poche che si potenzieranno in fretta, ma le battaglie a cui prenderete parte sono effettivamente moltissime. Tra incontri casuali, missioni vere e proprie e tornei giornalieri, non sarete mai lasciati soli, ben supportati da almeno un alleato. Vista l'impossibilità di sostituire i dinosauri rimasti a secco di vita, ciò si traduce in scontri 2 VS 2 o 3 VS 3, in cui ogni lottatore attacca durante il proprio turno.
Due sono le particolarità del battle system di Fossil Fighters Frontier. La prima è la possibilità di lanciare alcune capsule che permettono il recupero di salute o di incrementare temporaneamente difesa, attacco e precisione della propria creatura. Il numero di "cartucce" è ovviamente limitato e proprio per questo dovrete scegliere attentamente quando usufruire di questi bonus che sono effettivamente in grado di ribaltare le sorti della partita. Inoltre, alcune mosse possono sbilanciare l'avversario, permettendo agli alleati di approfittarne, incrementando il danno inferto. Per il resto, il tutto è molto classico, dai punti azione che regolano gli attacchi eseguibili, sino agli allineamenti elementali che rendono più deboli certi dinosauri contro altri.
Nonostante l'eccesso di tradizionalismo, le battaglie sono sicuramente l'aspetto più riuscito del gioco. Rispetto alla saga dei Pokémon, il ventaglio strategico è limitatissimo oltre che estremamente più povero, ma avere la meglio su team ben più allenati regalerà comunque soddisfazioni. Non bisogna poi dimenticarsi il differente target di riferimento delle due produzioni ma è proprio facendo questa considerazione che si evidenzia l'estrema ambivalenza di Fossil Fighters Frontier.
Ipotizzando che si tratti effettivamente di un gioco di ruolo unicamente indirizzato a videogiocatori meno pretenziosi e smaliziati, non si spiega né l'interfaccia eccessivamente caotica, che finirà per confondere chi si approccia al genere per la prima volta, né il ripido (e inaspettato) innalzamento del livello di difficoltà a circa metà avventura, un ostacolo aggirabile con un po' di sano (e noioso) grinding ma che frustrerà, sconfitta dopo sconfitta, chi fino a un attimo prima per avere la meglio si era unicamente appoggiato alle forze della squadra e ai rudimenti strategici in proprio possesso.
Fossil Fighters Frontier non è un pessimo gioco mal sviluppato. Si tratta di un RPG a base di mostri da allenare dalle intenzioni meno ambiziose e pretenziose di un Pokémon qualsiasi. Entrare in sintonia con la complicata interfaccia è più faticoso di quanto preventivato, le traversate a bordo del fuoristrada, così come le fasi di scavo, a lungo andare finiscono per annoiare, ma tutto fila più o meno liscio fino a metà avventura.
Fino a quel momento siamo di fronte a un titolo per sua volontà leggero e poco profondo, sporcato da qualche meccanica non troppo riuscita. Non ci si capacità dunque del perché, da quel momento in poi, il livello di difficoltà subisca un balzo tale da escludere chiunque non sia disposto (e abituato) a sacrificarsi in prolungate sessioni di grinding. Con una maggior coerenza parleremmo di un titolo consigliatissimo ai neofiti a caccia di un titolo con cui iniziarsi ai giochi di ruolo in stile Pokémon. Così com'è, purtroppo, il gioco rischia solo di annoiare gli esperti e frustrare gli utenti alle prime armi.