From Dust
Provato il god game del creatore di Another World.
Di From Dust abbiamo parlato sin dalla prima volta in cui è stato possibile vederlo allo scorso E3. All'epoca il nome in codice era Project Dust e ad occuparsi della stesura del primo articolo fu proprio il sottoscritto, dopo un'intervista con Eric Chahi che ricorderò a lungo.
Successivamente è stata la volta del buon Filippo a tornare sull'argomento, con un'anteprima scritta immediatamente dopo la gamescom di Colonia, durante la quale si era potuto vedere qualcosa in più. In quell'occasione però si era trattato di un hands-off, il che come suggerisce il termine significa che il giornalista si tiene le mani in grembo e guarda qualcun altro giocare al posto suo.
Ora ci troviamo a parlare nuovamente di From Dust ma a seguito di un hands-on, il che sta a indicare che le mani sul gioco stavolta le abbiamo messe, e per la precisione per la durata dei primi quattro livelli.
Questo interessantissimo titolo, che uscirà unicamente in formato digitale, si apre con un'introduzione recitata in un incomprensibile linguaggio dalle assonanze africane, in cui una voce fuori campo narra di una popolazione nomade alla ricerca di una terra dove potersi finalmente fermare.
Il nostro ruolo non sarà però quello del capo tribù bensì di una creatura divina, L'Anelito, che verrà inizialmente evocata attraverso un rituale e che sembra una specie di sfera nera e molliccia dotata di poteri quasi divini.
Se già state pensando che tutto sommato il buon Eric Chahi poteva inventarsi per noi un avatar più piacevole da impersonare, aspettate di vederlo in movimento quando, grazie alla scia che lascia dietro di sé, sembra una sorta di gigantesco lombrico che si aggira per la mappa.
Tutto ciò, però, si rivela secondario dopo i primi minuti di gioco, quando ci si rende conto che ci si trova di fronte all'attualizzazione in versione HD e di uno di quei "god game" coi quali ci dilettavamo quando ancora portavamo i calzoncini corti e la piattaforma dominante era l'Amiga.
A dispetto però di quanto ci insegnò nel lontano 1989 Peter Molyneux, il nostro compito non sarà quello di aggiungere fedeli al nostro culto con le buone o con le cattive, ma di metterci noi al servizio dei nostri adoratori.
La prima missione, chiamata appunto L'Anelito, ci vedrà quindi familiarizzare coi controlli e impratichirci con quella che poi sarà la nostra attività principale, ovvero la modellazione del terreno di gioco. La nostra tribù infatti si troverà a muoversi su degli arcipelaghi circondati dall'acqua, che non sarà solo una risorsa ma anche e soprattutto una minaccia (almeno, nei livelli che ho potuto provare).
Il nostro compito sarà allora plasmare e modificare l'ambiente circostante in modo da permettere agli omini che vedremo sullo schermo di muoversi liberamente, attraversando tratti di mare o fiumi altrimenti insormontabili, o raggiungendo delle locazioni specifiche dove dei minacciosi fiumi di lava lasciano presagire un infausto destino per chiunque vi si voglia avvicinare.