Fru - recensione
La rivincita di Kinect.
Il tempismo con cui Fru si affaccia sul mercato, esordendo su Xbox Live come esclusiva della console Microsoft, non è certamente dei migliori. Non fosse già abbastanza anacronistico progettare un gioco attorno alle potenzialità di una periferica abbandonata e snobbata già da diversi mesi, chiedere all'utente di agitarsi e muoversi di fronte allo schermo, proprio durante il mese più caldo dell'anno, non sembra il classico biglietto da visita in grado di convincere all'unanimità un pubblico già di per sé restio all'idea di fare attività fisica quando si dedica al proprio hobby preferito.
Fru parte male, scommettendo su cavalli evidentemente perdenti, ma ha carattere, simpatia, un fascino tutto suo che, in qualche modo, finisce per avere la meglio su tutto il resto. Non rivoluziona le classifiche dei best of d'ogni tempo, non scandisce un nuovo standard qualitativo, ma conquista, appassiona, diverte.
All'inizio di questa piccola avventura non saprete nulla né della giovane protagonista, di cui potrete controllare i movimenti affidandovi unicamente all'analogico e ad un trigger, né del motivo per cui indossi una maschera che ne cela i lineamenti del volto. Non ci sono dialoghi, né didascalie introduttive. A parlare ci sono solo le evocative ambientazioni che attraversa, di schermata in schermata, tendendo sempre a raggiungerne l'estremità destra.
Fru, difatti, non è un platform a scorrimento. Ogni stanza rappresenta un minuscolo e brevissimo livello a sé stante, un ostacolo da sormontare affidandosi alla precisione dei salti, ma non solo. Serve un pizzico d'ingegno e una partecipazione quanto mai fisica dell'utente, chiamato a diventare esso stesso ora piattaforma, ora entità in grado di rivelare passaggi, azionare meccanismi, fornire supporto di ogni genere.
Il Kinect è una sorta di ponte di collegamento tra il mondo di gioco e quello reale, proiettando la sagoma dell'utente all'interno dello scenario. Muovendovi di fronte allo schermo avrete il potere e il compito di aiutare l'anonima protagonista del gioco, assumendo spesso e volentieri pose tutt'altro che comode, usando il cervello per capire come risolvere gli enigmi che di volta in volta vi sbarreranno la strada.
Tra i punti di forza della produzione va certamente annoverata la capacità con cui gli sviluppatori hanno saputo rileggere la formula di base, proponendo un'ampia varietà di situazioni e puzzle da risolvere. Per ogni scenario, che raggruppa un buon numero di livelli-schermate, per un totale di cento circa, vedrete cambiare il potere di cui è investita la silhouette del videogiocatore.
Se inizialmente potrete unicamente rivelare elementi dello scenario altrimenti invisibili, tenendo però in considerazione che ne farete sparire di altri, in seguito allungando braccia e gambe attiverete interruttori per (ri)dare vita a specifici meccanismi, oppure combatterete la forza di gravità immergendo la protagonista in una piscina fluttuante.
Come già lasciato intendere, Fru non è un gioco per pigri. Serve tempismo, equilibrio, flessibilità. Il geniale level design si rispecchia non tanto nella configurazione degli appigli da raggiungere o nella complessità delle trappole da eludere, quanto nella concatenazione dei gesti atletici richiesti per scortare l'avatar sino a destinazione e nell'assoluto sincronismo richiesto tra movimenti del videogiocatore e quelli della giovane protagonista. Si, perché sdraiati sul pavimento o bloccati in posizioni il più delle volte comiche, usando il pad con una sola mano ovviamente, dovrete anche preoccuparvi di controllare spostamenti e salti dell'anonima eroina.
Non è mai troppo difficile, mai eccessivamente complesso. La soluzione si trova, spesso anche in fretta, nonostante servano numerosi tentativi prima di riuscire a trovare il tempismo perfetto e la coordinazione necessaria, soprattutto se ci si mette in testa di acciuffare tutti i collezionabili sparsi per i livelli.
Diverse sudate dopo, Fru è ancora in grado di sorprendere e ammaliare l'intrepido archeologo che ha riesumato dalla sua tomba di polvere lo sfortunato Kinect. L'avventura non dura molto, bastano quattro, cinque ore al massimo per vederne l'epilogo, ma si tratta di un viaggio che vale la pena affrontare e vivere sulla propria pelle. L'add-on di Xbox One stravolge le meccaniche classiche dei platform, creando un punto di contatto, che potremmo definire meta-referenziale, tra i due mondi divisi dallo schermo del televisore. C'è sicuramente qualcosa di molto poetico e filosofico in questa ontologica unione tra avatar e utente, ma tutto passa in secondo piano mentre ci si agita e ci si diverte come pazzi davanti al freddo obiettivo della periferica Microsoft.
Purtroppo per gli sviluppatori, Fru faticherà a farsi strada tra il grande pubblico. Il pregiudizio (giustificato, sia chiaro) verso Kinect, la sua controversa distribuzione tra i possessori di Xbox One, sono un freno non da poco. I fortunati e avveduti che gli daranno un chance, avranno modo di scoprire un platform di per sé rivoluzionario, divertentissimo e impreziosito da un level design non convenzionalmente geniale. Peccato solo per la scarsa durata dell'avventura e per qualche minuscolo bug, in termini di rilevazione della sagoma del videogiocatore e del sistema di controllo, che raramente causerà un'accidentale caduta di troppo.