Ryse: Son of Rome - prova
I gladiatori combattono solo coi QTE?
Schivando due tizi nerboruti vestiti da centurione ci siamo intrufolati nell'area privata di Microsoft per dare un'occhiata a Ryse: Sons of Rome, che alla Games Week di Milano ha anche presentato Forza 5 e Dead Rising 3.
La demo di Ryse: Sons of Rome era incentrata solamente sulla modalità Gladiator, quindi niente storia principale ma solo un combattente in mezzo all'arena che deve sfidare orde crescenti di guerrieri sempre più letali, in un'ambiente pieno di trappole, pannelli semoventi e armi di ogni tipo, mantenendo alto il favore del pubblico nei propri confronti.
Se vi sentite troppo soli, il Gladiator mode può anche essere affrontato in compagnia di un amico che vi guardi le spalle: in totale ogni combattimento può durare dai 10 ai 30 minuti e le ondate di nemici e le situazioni che si creano sono totalmente random.
La modalità Gladiator è anche un'occasione per mostrare l'integrazione di Ryse: Sons of Rome con SmartGlass. Oltre a poter utilizzare l'app sul cellulare per vedere i risultati vostri e dei vostri amici, potrete usarla per configurare i criteri della prossima arena da affrontare, variando il numero di ondate la difficoltà dei nemici, il tempo massimo di esecuzione, e altro ancora.
Prima di scendere nell'arena dovrete scegliere a quale dio romano affidare la vostra sorte, una decisione che modificherà le vostre abilità passive come fare più danno, recuperare salute o aumentare l'XP ricavata da ogni uccisione; il colpo speciale, da quanto abbiamo potuto provare, pare invece solo stordire i nemici.
"I problemi di Ryse: Sons of Rome riguardano la lentezza e la macchinosità dei vostri movimenti"
Questa occasione è stato anche il momento migliore per capire se il sistema di combattimento di Ryse: Sons of Rome sia o meno una sequenza di cruenti QTE che si susseguono senza sosta. La risposta che possiamo dare dopo la prova del gioco è che no, Ryse: Sons of Rome non è così, almeno per quanto riguarda la modalità Gladiator mostrata in questi giorni.
Ci sono dei momenti in cui, dopo aver stordito i nemici, potrete finirli con mosse speciali in cui l'azione rallenta e potrete godervi ogni centimetro della lama che affonda nel corpo del malcapitato di turno, ma di QTE neppure l'ombra.
I problemi che affliggono il modello di combattimento di Ryse: Sons of Rome sono però altri, e riguardano sostanzialmente la lentezza e la macchinosità dei vostri movimenti. In poche parole, il sistema di combattimento ha fatto un passo avanti, ma c'è ancora da lavorare.
Scordatevi Kratos e dimenticatevi di saltare in giro per l'arena inanellando combo: qui si è tentata la strada del realismo dando agli scontri un ritmo abbastanza lento, ma il risultato è che si ha l'impressione di avere tra le mani un personaggio che risponde ai comandi in maniera a volte impacciata e con un certo ritardo, il che non è proprio il massimo quando siete circondati. È evidente come questa modalità sia stata pensata per essere giocata soprattutto in cooperativa, perché con un compagno a guardarci e spalle le cose risultano decisamente più divertente e gestibili.
"Nelle cinque o sei arene che abbiamo provato non ci siamo mai trovati di fronte alla stessa situazione per due volte"
Nonostante questo, combattere risulta in certi momenti abbastanza gratificante: basta riuscire a mantenere gli scontri sull'uno contro uno, così da poter calibrare ogni attacco col giusto tempismo, controbilanciando la naturale lentezza del gladiatore nel portare i colpi e godendosi tutta la brutalità delle nostre azioni.
Nelle cinque o sei arene che abbiamo provato non ci siamo mai trovati di fronte alla stessa situazione per due volte consecutive. La prima volta abbiamo fermato l'avanzata di un gruppo di barbari facendo cadere olio bollente sui bunker da cui si generavano in continuazione; la seconda volta abbiamo usato dei bracieri per dar fuoco alle catapulte che bersagliavano l'arena e nella terza abbiamo fermato degli arcieri posti su delle piattaforme soprelevate, calcolando le tempistiche dell'assalto per evitare le loro frecce.
In tutto questo, al centro della parte superiore dello schermo c'era un indicatore del divertimento del pubblico: più uccisioni spettacolari eseguivamo e più il pubblico si esaltava. Ogni tanto, quando i nemici ce lo permettono, possiamo anche esultare per pompare l'entusiasmo della folla.
La varietà dunque non manca in quest'interessante variante della classica modalità orda: il problema risiede nel già citato sistema di controllo, che sembra calibrato per un titolo meno frenetico o, più probabilmente, sui ritmi della campagna single player, che dobbiamo ancora provare ma che probabilmente ci metterà di fronte a situazioni più gestibile per le nostre capacità di movimento.
Restiamo dunque curiosi di toccare con mano questo titolo d'esordio di Xbox One, che offrirà 11 arene differenti e che potrebbe mostrarci la bontà del sistema di combattimento qualora venisse usato nella giusta situazione, o presentarne uno magari un po' meno statico che ci permetta di eliminare i barbari con uno stile che farebbe invidia a Russel Crowe.