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Gamescom 2012: è tempo di bilanci - articolo

Cosa ci è piaciuto e cosa no della fiera di Colonia.

La fiera di Colonia si è ormai conclusa e, come vuole la tradizione, è tempo di guardarsi indietro e analizzare quanto s'è visto a bocce ferme. E dunque: pollice su o giù per la Gamescom? Come al solito, bisogna fare gli opportuni distinguo, da cui l'articolo che state per leggere…

Una fiera di videogiochi la si può interpretare di solito sotto tre diversi punti di vista: l'affluenza del pubblico, la qualità e la novità dei titoli esposti e la partecipazione degli espositori. Se una di queste tre variabili si rivela fallimentare, solitamente è difficile parlare di un'edizione di successo.

Sebbene manchino ancora i dati ufficiali distribuiti dalla società organizzatrice, non stentiamo a credere che anche quest'anno si sia viaggiati su valori di prim'ordine. Quella del 2011 era stata l'edizione dei record, con oltre 275.000 visitatori, 557 espositori provenienti da oltre 39 paesi e 5.000 giornalisti provenienti da più di 50 nazioni.

La folla di spettatori si accalca all'ingresso in attesa dell'apertura dei cancelli. Senz'altro il pubblico non è mancato alla Gamescom.

Per l'edizione 2012 della Gamescom non mi sorprenderei di scoprire che gli spettatori paganti siano ancora più dell'anno scorso, ben diverso però è stato il trend relativo a chi coi videogiochi ci lavora. Anche senza avere un occhio particolarmente attento, spiccavano gli spazi espositivi vuoti laddove l'anno scorso erano presenti gli stand degli espositori.

E sarà senz'altro dovuto a ragioni distributive del mercato tedesco, ma ha destato attenzione anche lo stand unico nel quale era possibile trovare Deep Silver, Koch Media, SEGA e Square Enix. Società queste che all'E3 magari hanno uno stand proprio e che qui invece si sono presentate nell'area business in un'unica e affollata area, una situazione ben diversa da quella visibile nell'area consumer, dove al contrario si respirava una sensazione di facciata di benessere, coi grandi spazi espositivi dei soliti noti.

"Una cosa che ha dato il segno dei tempi in cui viviamo sono stati i viaggi mordi e fuggi"

Un'altra cosa che ha dato il segno dei tempi in cui viviamo sono stati i viaggi mordi e fuggi non solo di alcuni nostri colleghi ma anche di molti dei rappresentanti degli stessi publisher. Se mercoledì e giovedì le quattro sale della fiera di Colonia erano affollate come al solito, venerdì la popolazione 'lavorante' pareva dimezzata, con stand semi deserti e addetti ai lavori in alcuni casi già tornati a casa dalla sera prima. Tant'è che, per dire, il cordone di inflessibili receptionist che filtrava l'ingresso all'area di Electronic Arts nei primi due giorni, il venerdì faceva entrare tutti senza più stare a guardare chi aveva il pass e chi no.

Se a questo aggiungiamo assenze eccellenti come Microsoft, Nintendo e THQ, la sensazione inequivocabile è stata quella di una Gamescom al risparmio, sia per chi i videogiochi li fa che per chi ne parla, dove anche la notte in più in albergo può diventare una discriminante. Un trend questo forse prevedibile ricordando il calo di partecipanti dell'E3 di quest'anno (45.700 contro i 46.800 dell'anno scorso), non però di questa entità.

Volgendo lo sguardo invece ai videogiochi in sé, devo dire che l'edizione attuale non m'è dispiaciuta. Premesso che il sentimento comune dei miei colleghi è diametralmente opposto, precisato che credo sia dal 2005 che non sento qualcuno contento di ciò che ha visto a una fiera qualsiasi (parlare male di qualcosa esercita sempre un fascino irresistibile), va ricordato che quella di Colonia è una fiera "di riparazione" all'E3, quasi per dare una prova d'appello a chi non è riuscito a fare una capatina a Los Angeles.

Remember Me è stata la vera novità della fiera, ma non l'unico nuovo gioco a essere annunciato dai publisher in quel di Colonia.

Inoltre la Gamescom è una manifestazione pensata più per i 275.000 spettatori paganti che non per i 5.000 giornalisti che vi partecipano a titolo gratuito, laddove la fiera di Los Angeles è solo per gli addetti ai lavori e vanta ben altre cifre, come i succitati 45.700 partecipanti solo tra stampa e publisher.

Questo per dire che attendersi che la Gamescom possa rivaleggiare con l'E3 in termini di nuovi annunci pare un mero esercizio stilistico, e dunque quanto annunciato quest'anno va inquadrato entro quest'ottica.

Pertanto ben vengano l'interessante Remember Me di Capcom e Army of Two: the Devil Cartel di EA, non tanto perché siano titoli che rimarranno impressi nell'immaginario collettivo negli anni a venire, quanto perché due big come Capcom ed EA hanno pensato bene di non calare tutti gli assi sul tavolo verde di Los Angeles ma di tenersene qualcuno anche per quello di Colonia.

"Sony, dopo la pessima conferenza stampa dell'E3, finalmente ha dato il tanto atteso colpo di reni"

E ben venga anche Sony, che dopo la pessima conferenza stampa dell'E3 finalmente dà il tanto atteso colpo di reni, ricordandosi non solo di avere appena lanciato la PS Vita ma dando anche la sensazione di avere finalmente capito cosa farsene. Tra Cross Buy e Cross Play la console portatile pare ora bene inserita nell'ecosistema PlayStation, e l'annuncio di nuovi e titoli quali Tearway e Killzone, male di certo non faranno. Oltre a Call of Duty: Declassified, che presumibilmente "qualche" copia dovrebbe venderla...

Mettiamoci poi altri nuovi annunci del calibro di Rain, Puppeteer e Until Dawn, oltre a una politica piuttosto aggressiva per il PlayStation Plus che prevede sconti del 25% per i nuovi arrivati, spazio sul cloud quadruplicato e titoli come Red Dead Redemption gratuiti per gli abbonati, e capiamo come la casa giapponese abbia voluto mostrare i muscoli proprio qui a Colonia.

Piccola nota a margine: chiunque abbia partecipato alla conferenza di Sony ha potuto godere del wi-fi gratuito per tutta la fiera di Colonia. Un ottimo esercizio di captatio benevolentiae e anche una dimostrazione del fatto che Sony pare non voler trascurare alcun dettaglio.

Ubisoft spiega con questo video come sarà Uplay: lo scontro con Origin di EA pare inevitabile.

Un'altra cosa che merita di essere segnalata è che tutti, chi più chi meno, stanno cercando una via di fuga dal sistema tradizionale dei giochi pacchettizzati a 59 euro. Non solo, ma qualcuno come Activision sta pensando anche di muoversi seriamente nel mercato mobile, che finora aveva sempre trascurato in favore di quello tradizionale. Ho intervistato a tal proposito Greg Canessa, vice president di Activision Mobile e ne leggerete a breve l'intervista.

"Tutti, chi più chi meno, stanno cercando una via di fuga dal sistema tradizionale dei giochi pacchettizzati a 59 euro"

Per chi invece continua a pensare alle piattaforme tradizionali, i termini sempre più di moda sono "online" e "cloud". Di Electronic Arts già sappiamo tutto, più interessante è vedere come anche Ubisoft abbia rinforzato il proprio servizio Uplay per andare a competere proprio contro servizi quali Steam e Origin.

Aggiungiamo a questo una serie di promozioni con giochi a 1 euro o scontati del 75%, e un'attenzione sempre maggiore verso il free to play, e capiamo che chi più chi meno tutti si stanno attrezzando per il futuro. Senza dimenticare che Microsoft e Sony sono pronte già da tempo a queste sfide, e tra queste la casa giapponese con la recente acquisizione di Gaikai pare avere copiuto un balzo tecnologico non indifferente.

Dishonored, tra i titoli mostrati in fiera, è quello che ha impressionato maggiormente non solo il sottoscritto ma tutta la stampa in generale

Passando ai giochi, mi hanno particolarmente impressionato Call of Duty: Black Ops II, Dishonored e Star Wars 1313. Il primo perché propone il multiplayer meglio strutturato che abbia mai visto, con una serie di feature che i concorrenti non sembrano in grado di pareggiare. Il secondo perché mi ha fatto respirare le stesse atmosfere di Thief, una cosa che non mi accadeva da anni. Il terzo perché tecnicamente parlando è impressionante, al punto da dubitare che possa girare sulla curren-gen.

Sul fronte EA, Medal of Honor: Warfighter strizza sempre più l'occhio a CoD in multi, con delle modalità anche interessanti ma offrendo un servizio meno strutturato del suo rivale. Davvero notevole il prossimo Sim City, che pare davvero il migliore capitolo della serie, e anche Need for Speed: Most Wanted per PlayStation Vita. Lo hanno mostrato per qualche minuto alla fine della demo current-gen e tecnicamente pare impressionante.

Di Capcom abbiamo già detto, con Resident Evil 6, DmC, Lost Planet 3 e Remember Me a fare la voce grossa, mentre la line-up di Square Enix si rafforza con l'interessante modalità Contraction di Hitman: Absolution e un Tomb Raider sempre più intrigante, come leggerete dalla mia prossima intervista a Karl Stewart, global brand director di Crystal Dynamics.

Applausi a SEGA per Total War: Rome 2, il cui assalto a Cartagine mostratomi a Colonia è riuscito a intrigarmi come forse non è mai riuscita l'intera serie in tutta la sua vita e un abbraccio 'virtuale' a Michael Legg, presidente di Petroglyph, lo sviluppatore dietro a End of Nations. Vederlo è stata l'occasione per parlare dei vecchi tempi dell'industria dei videogiochi, dato che il suo team è composto dei superstiti dai Westwood Studios, le superstar degli anni '90 con serie quali Dune, Command & Conquer (fino a Yuri's Revenge), Eye of the Beholder, Lands of Lore e The Legends of Kyrandia, oltre a titoli interessanti come Nox e capolavori indiscussi come Blade Runner.

In Total War: Rome 2 gli appassionati di strategia troveranno davvero tutto quello che possono desiderare in un videogame.

"Davvero notevole il prossimo Sim City, che pare davvero il migliore capitolo della serie"

Ebbene, in quella che da una demo è diventata una rimpatriata, abbiamo parlato di cosa fanno adesso Louis Castle e Brett Sperry, dei loro uffici che sono rimasti gli stessi dei vecchi tempi (come persino gli interni telefonici) e dello stato attuale delle cose. Se sapete chi sono questi signori di cui sopra, buon per voi, diversamente sappiate che vi siete persi l'età aurea del mondo dei videogame.

Ubisoft, solida ed eclettica come sempre, anziché stupirmi con Assassin's Creed III e FarCry 3 lo ha fatto con Rocksmith, un simulatore di chitarra (e basso) finalmente pronto al lancio anche in Europa, che meriterebbe di essere sovvenzionato dall'UNESCO; un po' appannata invece Warner Bros., che gravita con ormai forse troppa insistenza attorno al mondo dei LEGO, de Il Signore degli Anelli e dei picchiaduro targati NetherRealm: prima era Mortal Kombat, ora Injustice, ma il discorso di fondo non cambia.

Chiude la lista ciò che a tutti gli effetti è la delusione della fiera, ossia Dark Souls per PC di Namco Bandai: non l'ho visto di persona ma mi è bastato ascoltare i commenti imbufaliti dei miei colleghi per capire che siamo di fonte all'harakiri più macroscopico degli ultimi anni.

Concludendo, dunque, l'edizione 2012 della Gamescon 2012 non è stata certo quella della svolta ma non era neanche da aspettarsi che lo fosse. L'ho trovata però interessante perché ha messo bene in chiaro lo stato del settore, dopo gli effimeri fuochi pirotecnici dell'E3, e perché ha indicato quei trend dei quali sentiremo parlare nei prossimi altri, probabilmente già all'E3 del 2013.