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Get Even - prova

L'(anti)fps che non ti aspetti.

Quando qualche mese fa abbiamo provato Get Even, siamo inevitabilmente rimasti piuttosto sorpresi. Il gioco sviluppato da The Farm 51 non era infatti un annuncio inedito e rivedere il progetto dopo più di tre anni non propriamente sulla cresta dell'onda, aveva alimentato non pochi interrogativi su un team polacco che nel proprio passato non ha di certo convinto critica e pubblico.

Quello che uscirà il 26 maggio è un progetto che nel corso degli anni ha dato vita a non poche aspettative, accompagnandosi prima a concept originali legati al gameplay e poi al nuovo avvento della VR. Inizialmente c'era la volontà di ibridare singleplayer e multiplayer con i giocatori che non avrebbero mai saputo se stessero affrontando l'IA o degli avversari umani e poi "solo" il supporto VR. Il tutto ovviamente senza scendere troppo nei dettagli e con l'unica certezza del genere di appartenenza: un fps con sfumature horror ed elementi esplorativi.

Arrivati ormai a circa un mese dall'uscita e con diverse ore di gioco alle spalle, possiamo assicurarvi una cosa: dimenticate tutto ciò che sapevate del primo (o secondo) Get Even e soprattutto dimenticate le etichette e i generi. Questa produzione è uno shooter in prima persona solo sulla carta, dato che gli sviluppatori hanno scelto di intraprendere una strada molto diversa, di evidente rottura rispetto alle prime informazioni condivise nell'ormai lontano 2013. Il che non è necessariamente un male, anzi.

Un obiettivo come tanti per l'incipit di una storia che sfida il concetto stesso di realtà.

Questo cambio di rotta piuttosto deciso ha ovviamente delle conseguenze evidenti su ogni elemento della build che abbiamo provato, così come della versione definitiva che arriverà sul mercato. E che sicuramente non cambierà l'attuale essenza di Get Even. Uno dei punti di forza più evidenti sin dai primi minuti è la notevole attenzione riposta nella trama e in ogni suo aspetto. L'intreccio, i dialoghi, le tecniche registiche e il doppiaggio sono esattamente quelli che ci aspetteremmo dai progetti più blasonati dei migliori sviluppatori AAA, che si concentrano soprattutto sullo storytelling.

È proprio questa incredibile qualità che ci spinge a essere particolarmente cauti parlando della trama, uno degli elementi meglio riusciti e più interessanti di queste ore di prova. Tutto ruota intorno a Cole Black, un misterioso individuo la cui identità, nonostante qualche indizio, rimane un assoluto mistero. Il nostro compito? Trovare e salvare una ragazza di cui non ci viene rivelato nulla.

Se come incipit ci troviamo già alle prese con parecchie domande senza risposta, le cose non fanno che peggiorare dopo un repentino cambio di scenario che sbaraglia completamente le già poche certezze sul mondo di gioco. Non vogliamo svelare pressoché nulla in questa sede ma basta sapere che il buon Black si troverà invischiato in un misterioso "trattamento" legato a un headset in grado di mettere in dubbio la realtà stessa. Un trattamento organizzato dall'enigmatico Red che, tanto per dare un'idea sugli argomenti toccati, propone la memoria e i ricordi come uno dei pilastri portanti della narrazione.

La corner-gun diventerà ben presto la nostra migliore alleata.

Dopo le prime prove in compagnia di questo progetto in molti hanno scomodato una serie TV capolavoro come Black Mirror e una certa affinità è effettivamente innegabile. Quella che abbiamo vissuto finora è una detective story che sfocia nella fantascienza, una matassa complicata da sbrogliare che sembra unire le migliori caratteristiche dei polizieschi con atmosfere cupe e a tratti horror, legate anche a doppio filo all'impatto che la tecnologia può avere sulla vita degli esseri umani. Abbiamo aperto gli occhi su parecchi misteri nella nostra prova ma siamo certi che altri ci stanno attendendo per assillarci e affascinarci ancora una volta.

Una trama davvero interessante si accompagna a un gameplay multisfaccettato, piuttosto particolare ma sicuramente non definibile come un fps classico. I protagonisti assoluti in questo caso sono lo smartphone e la corner-gun. Il primo è un oggetto multitasking fondamentale nell'esplorazione, nella raccolta di indizi, nella risoluzione di qualche enigma e nella narrazione stessa, mentre la seconda è un'arma molto particolare che in parole povere ci permette di mirare e colpire da dietro un riparo senza doverci necessariamente esporre.

Come più volte sottolineato in precedenza, fatichiamo a definire Get Even come un fps anche perché a conti fatti le sparatorie vere e proprie sono state solo una manciata e spesso era possibile affrontare i nemici anche con un approccio stealth (sfruttando abbattimenti silenziosi e la pistola silenziata) o proseguendo semplicemente oltre, sfruttando i ripari e seguendo un modus operandi completamente pacifista. Il grosso del titolo di The Farm 51 si concentra sull'investigazione, sull'esplorazione di ambientazioni in continuo mutamento e sulle interazioni con Red.

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Nelle poche sezioni in cui siamo rimasti invischiati in scontri a fuoco degni di questo nome, abbiamo paradossalmente constatato una certa debolezza in questa particolare componente del gameplay. Questo curioso gioco d'altronde è anche questo: un fps sulla carta che dà il peggio di sé quando fa davvero l'fps. La situazione potrebbe ovviamente migliorare in fasi più avanzate ma chi è alla ricerca di uno shooter puro, in questo caso potrebbe rimanere deluso.

Ci sono evidenti alti e bassi all'interno del comparto tecnico confezionato da The Farm 51, con una grafica e un sonoro che non riescono a raggiungere il medesimo livello qualitativo. Partendo dai lati positivi il doppiaggio in inglese (sottotitolato in italiano) si rivela di eccellente fattura, con voci assolutamente azzeccate per i vari personaggi e interpretazioni davvero notevoli, degne dei titoli più ambiziosi. Graficamente invece non possiamo negare che l'impatto complessivo, per quanto accettabile, mostri il fianco al peso degli anni con un motore non più all'avanguardia come l'Unreal Engine 3. Al di là di un dettaglio non certo stupefacente, tuttavia, le prestazioni sono risultate sempre ottime e l'attuale build è già molto solida.

Avventura in prima persona, un pizzico di horror, una manciata di stealth, parecchia investigazione e tantissima esplorazione condita da una narrazione, fondamentale nell'economia di una produzione che probabilmente proprio quando arriva il momento di imbracciare le armi non convince a pieno. In attesa di provare con mano tutti i contenuti di Get Even e di scoprire finalmente quali misteri si nascondano dietro al navigato Black e all'enigmatico Red, non possiamo non ritenerci incuriositi da un titolo così atipico e fondato su una trama che unisce in maniera intrigante elementi onirici, fantascientifici e polizieschi. Una sorta di Black Mirror in salsa videoludica? Da tenere sicuramente d'occhio.