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Ghost Giant - recensione

La ricetta per superare la depressione è restare uniti.

Non sappiamo quale sia il motivo, ma nel modo in cui è stato pubblicizzato Ghost Giant c'è qualcosa di profondamente sbagliato. Interrompete per un attimo la lettura e andatevi a guardare il trailer che trovate qui sotto da qualche parte... l'avete fatto? Bene, cosa vi aspettate? Un simpatico e colorato puzzle game giocattoloso con i personaggi in stile Animal Crossing adatto a tutte le età? Ecco, avete appena scalfito la superficie di Ghost Giant. Anzi, forse avete solo dato una spolverata alla vivace e pucciosa copertina.

Perché diciamo questo? Perché l'ultima opera di Zoink Games (già autori di Fe e Flipping Death) è molto più che un puzzle game per la famiglia. Diciamo che, facendo un paragone per nulla azzardato, potremmo definire Ghost Giant come l'Inside Out della realtà virtuale targata Sony. Sì, proprio quell'Inside Out di Pixar che molti di voi saranno andati a vedere accompagnati da qualche bambino per uscire dalla sala in lacrime e traumatizzati.

Il primo incontro tra il piccolo Louis e noi: il Gigante Fantasma.

E se Inside Out raccontava le difficoltà della crescita e l'incredibile varietà dello spettro emotivo umano ad un pubblico di adulti e ragazzi in un contesto pupazzoso adatto anche ai più piccoli, Ghost Giant ci getta nei panni dell'amico "immaginario" di un bambino di nome Louis, devastato dalla pesante depressione della madre. Quel genere di depressione a cui la maggior parte di noi è solita associare i sintomi della malattia: quelli che ti distruggono emotivamente facendoti passare le giornate a letto senza energie.

Non proprio quello che vi sareste aspettati dopo aver visto il trailer, vero? E la cosa più assurda è che anche in questo momento ci stiamo chiedendo se fosse il caso di rivelare questo particolare (non proprio secondario), visto che la produzione sembra aver fatto di tutto per nasconderlo. Sarebbe stato come se Ninja Theory non avesse parlato della schizofrenia durante lo sviluppo di Hellblade, pubblicizzandolo come un action à la Devil May Cry con ambientazione norrena. Insomma, come si sarebbe potuto tacere l'elemento cardine dell'opera in fase di recensione?

Un luogo caldo e allo stesso tempo inospitale, che chiameremo pur sempre casa.

Preparatevi quindi ad essere straziati da Ghost Giant, ma anche a restare stupiti ed estasiati come solo la VR riesce a fare. Vi meraviglierete come dei bambini di fronte ai diorami che si schiudono tra le vostre mani mentre cercate di aiutare il piccolo Louis, risolvendo puzzle mai complessi. Le vostre orecchie si scioglieranno per i brani classici che da sfondo musicale emergono come protagonisti della scena. I vostri occhi si inumidiranno per le immagini sublimi che vedrete, ma anche per la profondità dei momenti più toccanti.

Ghost Giant non è solo un puzzle game dallo squisito design, ma un'opera profonda e meravigliosamente cruda, che riesce con una manciata di ambientazioni in stile papercraft e animali antropomorfi a raccontare lo spaccato realistico e vivo di una piccola cittadina dal profumo francese di nome Sancourt.

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Per l'importanza rivestita dalla musica (anche se diversa) e per il lavoro sul doppiaggio (in inglese) e sui dialoghi (sottotitolati in italiano), Ghost Giant ci ha ricordato più di una volta Life is Strange e Captain Spirit. E così come Life is Strange non è solo "usare poteri sovrannaturali per superare i livelli", allo stesso modo Ghost Giant non è solo "trovare oggetti per risolvere gli enigmi".

Peccato solo che la durata dell'avventura sia molto breve e si concluda in due, massimo tre ore. Pur essendoci sparsi dei collezionabili negli stupendi livelli che ruotano attorno a noi, la rigiocabilità è pressoché nulla. Tenete comunque a mente che il gioco esce su PlayStation VR al prezzo budget di €24,99 e che si tratta pur sempre di un gioco in realtà virtuale, tendenzialmente più concisi rispetto ai classici giochi "da TV".

Tutti i possessori di PlayStation VR dovrebbero giocare Ghost Giant, senza limiti di età (proprio come tutti dovrebbero vedere Inside Out almeno una volta nella vita). L'opera offre tre ore intense da ogni punto di vista: visivo, uditivo e immersivo; regalando un'esperienza emozionante e piacevolissima da giocare, con un gameplay fresco, veloce, interattivo e sempre vario. Ci dispiace solo che alcuni elementi, presenti nel trailer di annuncio, siano stati tagliati in fase di sviluppo e che conclusi i tredici capitoli in cui è suddivisa la storia si senta il bisogno irrefrenabile di volerne ancora. Quanto vorremmo che Nintendo si ispirasse a Ghost Giant per sviluppare un Animal Crossing in realtà virtuale.

9 / 10
Avatar di Pier Giorgio Liprino
Pier Giorgio Liprino: Per far felice Pier Giorgio basta parlargli di politica, scienza e videogiochi. A questi ultimi s'è avvicinato da bambino giocando ad Age of Empires 2 e da allora è rimasto un appassionato PC gamer, con uno sguardo attento alle console.

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