Ghost Recon: Future Soldier
L'evoluzione della guerriglia targata Ubisoft.
Secondo alcuni esperti (ed ovviamente secondo Ubisoft) entro appena una quindicina d'anni le guerre si combatteranno in maniera radicalmente diversa rispetto ad oggi: la scienza e le tecnologie entreranno ancora più prepotentemente in gioco, trasformando in modo profondo il campo di battaglia e le tattiche militari.
La premessa “filosofica” alla base di Ghost Recon: Future Soldier è senza dubbio affascinante: il desiderio del colosso francese è quello di presentare uno scorcio di futuro coerente con l'attualità e credibilmente prossimo venturo, senza mai scadere nella fantascienza più ardita.
Ecco perché durante la preview a porte chiuse gli sviluppatori della nuova avventura targata Tom Clancy hanno sottolineato a più riprese una questione di primaria importanza: tutto quello che troverete nel gioco sarà basato su armi e gingilli realmente in via di sperimentazione, tagliando per quanto possibile le concessioni alle tipiche iperboli da videogame.
Nonostante mi sia rimasta più di qualche perplessità riguardo al fatto di vedere poco dopo il mio quarantesimo compleanno una tuta con un effetto invisibilità che farebbe schiattare d'invidia un Predator, ho fatto finta di credere ciecamente a quanto mi è stato riferito e mi sono immerso a 360° nell'entusiasmante universo del gioco.
Sono bastati pochi attimi in un desolato scenario del Nord Europa (una zona costiera dominata dalle tonalità del grigio e popolata soltanto di relitti, edifici abbandonati e soldati nemici) per comprendere la nuova direzione data al franchise Ghost Recon.
Sul modello di quanto visto nell'ultimo Splinter Cell la virata verso un approccio meno genuinamente stealth è sembrata assolutamente evidente, così come tutto sommato manifesta è apparsa la strizzatina d'occhio verso l'action.