Giochi del decennio: Metal Gear Solid 5: Ground Zeroes e l'arte della moderazione - articolo
Una copia solida.
Con l'arrivo del 2020 abbiamo deciso di celebrare i 30 giochi che hanno lasciato il segno negli ultimi dieci anni. Potete trovare tutti gli articoli pubblicati nell'archivio dei Giochi del decennio, e leggere dell'idea da cui è nato il progetto nel nostro editoriale.
Realizzare giochi tripla-A è diventato molto costoso, ed il decennio passato è spesso stato caratterizzato da publisher che trovavano nuovi modi per far quadrare i conti. Alcuni titoli sono stati più appetibili di altri, e un po' troppi sono stati deludenti, ma un nuovo approccio ha portato a qualcosa che tutti abbiamo gridato a gran voce per anni: ha sciolto le briglie a Hideo Kojima, dandogli finalmente la possibilità di scatenare la sua meravigliosa insensatezza.
Metal Gear Solid 5: Ground Zeroes è stata una release curiosa. Essenzialmente era una demo a pagamento per l'esperienza completa di Metal Gear Solid 5, che (per chi lo ricorda) regalava con l'acquisto una copia gratuita di Zone of the Enders, ma l'operazione commerciale non andò troppo bene. Prometteva quello che forse era il più grosso cambiamento della serie da quando ha preso il suffisso di 'Solid', traslando l'azione stealth caratteristica di Kojima in un gioco open world.
Ma se la demo di Metal Gear Solid 2 offriva solo un assaggio del glorioso finale (seppur controverso) del gioco, Ground Zeroes si spinge oltre e fa meglio del suo sequel completo. La storia dietro lo sviluppo di Metal Gear Solid 5 rimane parecchio misteriosa, anche se ne conosciamo decisamente il finale, con Kojima che rompe i rapporti con Konami. E ad andarci di mezzo è stato il povero Metal Gear Solid 5: The Phantom Pain.
Non è un gioco proprio terribile, bisogna ammetterlo. Ricco di idee di gameplay, è una gioia da giocare. Ma è un peccato che il suo finale sembri decisamente in sospeso, e tutto questo lascia con l'amaro in bocca, con un senso di delusione straripante. Mentre ci si aspetta che il climax sia alla fine del gioco, qui è tutto l'opposto. Ground Zeroes, verrebbe da dire...
Si tratta di un'esperienza breve ma intensa che pone le fondamenta per Metal Gear Solid 5 e, indubbiamente, anche per Death Stranding. Con quest'ultimo condivide tantissimi elementi nonostante sia arrivato dopo un decennio, e fornisce un campo d'addestramento per quello che verrà. Presto si scoprì che si poteva completare Ground Zeroes in meno di dieci minuti. Oppure, come nel mio caso, si poteva spendere una dozzina di ore con il gioco controllando quello che era uno degli avatar digitali più soddisfacenti in assoluto. Snake in Metal Gear Solid 5 è infatti davvero un'opera d'arte quanto a movimenti, animazioni e possibilità di sfruttare il campo.
E sapete che c'è? Amo l'idea che un blockbuster possa essere completato in una serata (sempre che sia offerto a un prezzo ragionevole). In particolare, amo l'idea che un blockbuster di Hideo Kojima sia snellito di gran parte dei melodrammi. Ci sono, certo, ed una scena in particolare rappresenta il peggio di Kojima racchiuso in un unico momento. Anche se dopo gli eccessi di Metal Gear Solid 4, Ground Zeroes ha dato l'impressione che Kojima Productions sia finalmente ritornata a fare giochi.
Death Stranding ha indubbiamente tratto molti spunti dai dieci anni appena passati, ed ha tutti gli eccessi che fanno allo stesso tempo amare ed odiare Kojima. È un gioco affascinante, strabiliante, a cui forse siamo ancora troppo vicini per comprendere pienamente la visione del director, anche se per molti versi rappresenta l'antitesi di ciò che è stato ottenuto con Metal Gear Solid 5. Gound Zeroes ha un'unica qualità che manca spesso ai giochi di Kojima, e questa è la moderazione.