God Eater 3 - recensione
Torna la caccia agli Aragami, anche in Occidente…
La fortuna degli hunting game si è sedimentata nella terra del Sol Levante, per approdare in Occidente solamente qualche tempo dopo.
Il nome che tutti quanti associano con una certa facilità a questa branca del panorama action-RPG è senza dubbio quello di Monster Hunter, la celeberrima saga di Capcom che ha consacrato il suo successo mondiale con il premiato Monster Hunter World dello scorso anno.
Certamente meno familiare suonerà ai più God Eater, produzione che porta il nome degli sviluppatori Shift e Marvelous e che si appresta a giungere da noi con il suo terzo capitolo il prossimo 8 Febbraio, esclusivamente su PlayStation 4 e PC, dopo il suo approdo in Giappone nel Dicembre dello scorso anno.
In verità, è ormai da diversi anni che il brand è riuscito ad attrarre una non indifferente schiera di appassionati anche dalle nostre parti. Il merito è di una struttura ludica nel complesso semplificata e certamente più accessibile rispetto ai cugini di Capcom, nonché di una cosmogonia narrativa che offre una cura ed un respiro ben più ampi, impreziositi da una breve serie animata giapponese, disponibile sulla piattaforma VVVID, e da un background fumettistico.
L'universo distopico post-apocalittico dipinto in God Eater ci porta nel tardo ventunesimo secolo, epoca in cui l'umanità ha ceduto il passo ad una calamità dalle fattezze mastodontiche e dalla potenza divina: gli Aragami.
Queste enormi creature, voracemente affamate di cellule umane, popolano la Terra costringendoci a misure drastiche per fronteggiarli: i God Eater. Soldati d'élite scelti al servizio dell'Organizzazione Fenrir, sono essere umani ai quali viene iniettato un marginale quantitativo di cellule degli stessi Aragami nel braccio, le quali consentono loro di brandire i God Arc. Tramite l'utilizzo di queste potenti armi, in grado di replicare il letale morso delle possenti creature, si è stati capaci di fronteggiarli e tenere acceso un barlume di speranza .
Tra gli eventi narrati nel precedente capitolo e questo God Eater 3, tuttavia, la situazione precipita ulteriormente a causa di un'ulteriore calamità. Le Terre Cineree sono brutali distese di cenere che popolano il pianeta Terra e annichiliscono ogni creature in pochi minuti, compresi i God Eater.
La comparsa, però, di Aragami in grado non soltanto di sopravvivervi all'interno ma anche di trarne ulteriore potenza, ha portato alla necessità di modificare ulteriormente la conformazione dei soldati. La mutazione genetica prevede ora l'instillazione di nuove cellule di Aragami direttamente nel DNA degli individui che dimostrano maggior predisposizione, a seguito di spietati e disumani test.
Queste nuove creature forgiate prendono il nome di God Eater adattabili, ed a causa della loro natura ibrida sono condannati ad una vita di discriminazione e prigionia, al solo e controllato servizio dei rispettivi porti di appartenenza. Inutile sottolineare che questo triste destino è toccato anche al nostro alter-ego, il quale potremo liberamente modellare a piacimento grazie ad un editor discreto e notevolmente implementato.
Da queste premesse si dipana una narrativa curata e discretamente avvincente, che fa leva su tematiche importanti ed invero piuttosto inflazionate come il sentimento umano, la discriminazione e la libertà.
Il tutto viene narrato con l'iconico e sempre piuttosto particolare stile orientale, che pone molta enfasi sul sentimentalismo, sull'eccesso scenico e su di una caratterizzazione dei personaggi, in questo caso, leggermente poco coraggiosa.
Tuttavia, non travisate: la narrativa di God Eater 3 ci ha nel complesso convinto, con colpi di scena ben orchestrati, più di qualche personaggio in grado di convincere ed un ritmo ascendente. Se nelle prime circa 10-12 ore, difatti, l'incedere degli eventi risulta piuttosto blando, nella seconda metà dell'avventura il numero di rivelazioni ed accadimenti si infittisce, offrendo al giocatore un quantitativo sensibilmente maggiore di cutscene e dialoghi che, sinceramente, abbiamo apprezzato anche nella sua capacità di spezzettare una monotonia ludica piuttosto accentuata, che nella prima parte dell'avventura pesa come una spada di Damocle sulla testa della produzione.
Prima di addentrarci nei meandri del combat system e dell'offerta ludica, che è certamente una porzione fondamentale dell'esperienza dell'hunting game di Bandai Namco, vogliamo premettere alcune cose, che probabilmente in molti si sarebbero aspettati: God Eater 3 non è il capitolo del brand che stravolge la formula, pur annoverando più di qualche miglioria rilevante.
Così come non è affatto il capitolo che risolleva il brand dalle problematiche storiche che lo affliggono, quali una ripetitività di fondo piuttosto marcata, un bilanciamento ludico rivedibile ed un'obsolescenza tecnica ancora piuttosto evidente.
Ciò detto, è innegabile che la varietà e la mole di possibilità in termini di approccio e character building che questo titolo offre permangono molto soddisfacenti. Il quantitativo enorme di armi presenti tra spade, spadoni, asce, martelli e armi da taglio a forma di mezzaluna, abbinabili a più di qualche variante di arma da fuoco grazie alla peculiarità dei God Arc consentono al giocatore di personalizzare il più possibile la propria esperienza nella caccia alle grosse divinità.
Ce n'è per tutti i gusti, e potrete nuovamente scegliere di lanciarvi alla carica scagliando rapidi e veloci fendenti piuttosto che affidandovi alla potenza di uno schiacciante martello.
Un esaustivo ed altrettanto completo sistema di crafting permette di creare nuove armi tramite l'ottenimento di progetti in base al grado riscontrato in ogni missione, oppure di potenziare quelle già in nostro possesso, così come di creare oggetti consumabili dai molteplici benefici in battaglia.
Le missioni presentano la medesima struttura che abbiamo visto anche in passato. Vi accederemo tramite il consueto hub e ci verrà conferito un tempo piuttosto generoso - in genere 40 minuti - per abbattere i nostri bersagli di turno.
Dopo aver organizzato l' equipaggiamento e selezionato il nostro team, che potrà essere composto da un massimo di altri 3 compagni controllati dall'IA o reperiti sui server, verremo catapultati in mappe dalla struttura estremamente basilare. Queste si rivelano, inoltre, assolutamente carenti in termini di varietà ed interazione ambientale.
Nel computo del cuore dell'esperienza, ossia le botte che daremo ai giganti Aragami, le due migliorie che saltano maggiormente all'occhio sono una rinnovata fluidità dei movimenti, che dona nuovo spirito alle battaglie, e l'introduzione di un nuovo dispositivo chiamato "grilletto acceleratore".
Esso consente, previo soddisfacimento di talune condizioni quali l'esecuzione di combo, morsi o parate, piuttosto che di schivate, di ottenere buff passivi utili in battaglia come aumenti di danni in mischia, a distanza, delle difese eccetera.
Oltre che a concentrarvi nel concatenare il maggior quantitativo di danni in modalità burst, dunque, ora presterete attenzione anche a questa nuova feature, dato l'enorme vantaggio che potrebbe portarvi.
A tal proposito, segnaliamo un livello di sfida piuttosto tarato verso il basso. Il quantitativo di chance che ci viene fornito in ogni singola battaglia è spropositato - circa 10 possibilità di finire a 0 hp per scontro - e questo solo aspetto è sufficiente a portarvi a non vedere quasi mai la schermata di game over.
Va detto che i nemici risulteranno man mano sempre più coriacei ed impegnativi da fronteggiare, e sarà richiesta una certa attenzione anche al vostro equipaggiamento per poter stare tranquilli, facendo fronte anche alle debolezze elementali delle varie tipologie di creature. Data l'enorme varietà che l'esperienza offre in tal senso, è un vero peccato che questa si sia parzialmente vanificata da un paio di scelte rivedibili, che intaccano il bilanciamento.
Il discorso varia considerevolmente se si passa ad analizzare le sfide affrontate in multigiocatore online, specie nelle nuove missioni introdotte che prendono il nome di assalto.
Esse rappresentano una sorta di raid in cui fino ad 8 giocatori possono collaborare per abbattere una creatura che si rivelerà decisamente più ostica, anche a causa dei soli 5 minuti di tempo a disposizione per portare a termine il compito.
Per quanto, complessivamente, il fronteggiare mastodontiche creature dalle fattezze ibride e talvolta ispirate sia soddisfacente per merito soprattutto di quella varietà già ampiamente menzionata, non mancano le noti dolenti.
In particolare, un combat system prevalentemente ancora indirizzato al button mashing, congiuntamente ad hitbox dei colpi tutt'altro che perfette ed a frustranti problemi di telecamera, macchiano in maniera purtroppo non trascurabile l'esperienza. In aggiunta a ciò ci si metta il caos a schermo che non poco frequentemente sarà generato da un abbraccio di fendenti, attacchi elementali e morsi ed il quadro è completo.
Il comparto tecnico di God Eater 3 non riesce a convincere appieno. Il cel-shading che dà forma alle sezioni in game e ad alcune scene scriptate è nel complesso gradevole, sfoggiando una tavolozza di colori coerente e piuttosto vivace. Anche le rare sezioni narrate da sequenze anime sono molto gradevoli.
Il dettaglio delle texture, tuttavia, continua ad essere piuttosto basilare, specie al cospetto di elementi secondari dello scenario e di un'interattività ambientale praticamente nulla in tutte le sezioni di gioco, fatta eccezione per i dialoghi che potremo saltuariamente intraprendere con taluni personaggi, i terminali, gli oggetti sparsi per le monotone mappe ed alcune porte.
Anche in termini di ottimizzazione e fluidità dell'esperienza ci si assesta su risultati relegati nella sufficienza. Malgrado quanto affermato poco sopra, il titolo non riesce ad accomodarsi pressoché mai sui 60 fps su PS4 Pro, piattaforma sulla quale abbiamo goduto del titolo. Quantomeno il framerate risulta stabile, non portando a cali vistosi nemmeno nelle fasi più caotiche e concitate degli scontri.
Un'ultima considerazione sul sound design, aspetto di enorme importanza in qualsiasi produzione videoludica. Si rivela apprezzabile in God Eater 3 la scelta della soundtrack, che presenta tracce convincenti - specie l'opening, che ci ha aizzato non poco. Spiace rilevare, tuttavia, una scarsa varietà in tal senso, con quei pochi motivi che tenderanno a ripetersi in maniera forse un po' eccessiva.
Alla stregua di come potranno risultare tediose ed altrettanto ripetitive le esclamazioni e i gemiti della comitiva di lottatori, dopo ore e ore di battaglia. Chiude un doppiaggio in Inglese senza infamia e senza lode, affiancato da un più convincente giapponese.
God Eater 3 si presenta come un seguito coerente, nel bene e nel male. Si tratta di un action-RPG che ripesca gli stilemi dei capitoli precedenti della saga, non stravolgendoli - come del resto nessuno gli chiederebbe di fare - ed impreziosendoli con un paio di aggiunte palpabili ed una narrativa efficace.
Si porta appresso però, al contempo, anche tutti i problemi storici legati al brand, quali una monotonia nella struttura ludica non trascurabile, un comparto tecnico nuovamente non al passo con gli standard attuali ed un combat system nel complesso divertente e vario, ma ancora piuttosto impreciso.
Ciò che ne scaturisce è un titolo poco rifinito che saprà intrattenere gli estimatori dei precedenti capitoli, i quali si lasceranno alle spalle le mancanze della produzione con più leggerezza, ma che potrebbe non soddisfare completamente coloro che cercano una sfida limpida e ottimamente bilanciata.