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Godzilla vs. Kong - recensione

Perché i gorilla finiscono sempre sui grattacieli?

Facciamo il punto, che il primo reboot di Godzilla risale al 2014 e uno dotato di memoria normale, a meno di non essere un vero fan, potrebbe anche essersi dimenticato qualcosa e non avere voglia di rivedersi i film precedenti.

In principio fu Gojira, kaiju (mostro misterioso) prodotto dalla mitica Toho, protagonista di una serie di film dal 1954 in poi edivenuto soggetto di ogni forma di intrattenimento possibile come film, serie tv, fumetti, videogiochi e via enumerando.

Creatura preistorica risvegliata dagli insani esperimenti nucleari degli umani, Godzilla ha ondeggiato fra l'essere un semplice mostro distruttore al diventare un eroe salvatore del mondo in lotta contro uno zoo di altri pittoreschi colleghi come King Ghidorah e i M.U.TO. alleato di altri come Mothra o Rodan.

Assurto al ruolo di simbolo della cultura popolare giapponese, dopo decine di film, giapponesi e americani (nel 1998 ci aveva messo mano anche Roland Emmerich), nel 2014 è stato oggetto di un reboot diretto da Gareth Evans, che ha dato inizio a una nuova saga, che trattava tutto il suo Monsterverse.

Nel film di Evans si scontrava con i M.U.T.O. e a subire distruzioni erano Honolulu, Las Vegas e San Francisco. Godzilla aveva recuperato l'aspetto originario quanto a disegno, non un'iguana gigante mutata ma l'enorme sauro radioattivo della tradizione che emette un raggio atomico dai suoi quasi 200 metri di altezza.

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Nel 2017 con Kong: Skull Island ci troviamo 40 anni prima e il protagonista è un gigantesco gorilla scoperto in un'isola del Sud Pacifico, che si scontra con i ferocissimi Strisciateschi mentre su pitture rupestri si riconoscono Godzilla, King Ghidorah, Rodan e Mothra. Nel 2019 esce Godzilla II - King of Monsters, in cui Godzilla se la vede con King Ghidorah, suo avversario storico che ha radunato tutti i Titani della Terra, contro cui Godzilla aveva combattuto aiutato da Mothra (qui si distrugge Boston).

Fra gli umani, scienziati, militari o semplici civili, ci sono personaggi ricorrenti e come filo conduttore emerge l'organizzazione M.O.N.A.R.C.H. che ha il compito di monitorare Godzilla e tutta l'attività dei Titani, tenendo l'umanità all'oscuro della loro esistenza, fin quando fosse possibile.

In questo nuovo film, Godzilla vs. Kong, la storia è scritta da Terry Rossio, autore di una lunga serie di film come il Godzilla di Emmerich, La maschera di Zorro, I Pirati dei Caraibi, Shrek e Aladdin. A curare la sceneggiatura abbiamo Eric Pearson e Max Borenstein, tutta gente con ottimo pedigree nell'horror/fantastico. Dirige Adam Wingard, all'esordio in un blockbuster dopo diversi thriller/horror indipendenti.

Mentre la Monarch sta trasferendo Kong dalla sua isola avviene il primo scontro tra maschi alpha con Godzilla (i due colossi si erano già fronteggiati nel film del 1962, in italiano Il trionfo di King Kong, diretto da Ishirō Honda, regista del primo Godzilla del '54.). La meta del viaggio è la Terra Cava, dove la società, sotto l'egida dell'Apex Corporation, spera di trovare quella che potrebbe essere la vera casa per il gorilla, divenuto ormai adulto e ingestibile (o almeno così sembra).

Altrimenti ci arrabbiamo…

Ma a complicare le già complicate cose si palesa (come da trailer) una minaccia più grande, un Mecha-Godzilla, creazione dell'uomo che, non pago di essere responsabile del risveglio dei già distruttivi Titani con i suoi esperimenti, se ne è costruito uno ancora peggiore. Finiscono in una specie di mondo di sotto che ai più frivoli potrebbe ricordare quello di Ice Age 3, però è stupendamente ricostruito, con echi dei mondi fantascientifici di Flash Gordon ed Edgar Rice Borroughs, un luogo che si raggiunge con una specie di viaggio stile Al centro della terra.

È un mondo sterminato e intatto, ricco di creature a dir poco bizzarre. Da lì in avanti sarà una lotta per la sopravvivenza, di umani e mostri buoni. Se negli umani il buon senso latita (fosse la prima volta) dovranno essere due mostroni alti come grattacieli a smettere di dimostrare chi ce l'ha più lungo per salvare il salvabile.

Finalmente a venire polverizzata, rasa al suolo, sminuzzata come una fetta biscottata, non è una città americana (quante volte N.Y. o L. A. e poi Boston e San Francisco o Chicago), ma la cinese Hong Kong. L'uscita del film è stata più volte spostata per il Covid, alla fine è stato distribuito in poche sale, dove possibile, e a giugno sarà già in homevideo su HBO Max.

Come fra il primo e il secondo film c'erano alcuni personaggi che ritornavano (Ken Watanabe, Sally Hawkins, David Strathairn), così anche in questo ricompaiono Millie Bobby Brown (Stranger Things), ragazzina che fa di testa sua cacciandosi in grossi guai, per la disperazione del padre Kyle Chandler, zoologo collaboratore della Monarch, già incontrato (qui però il suo ruolo è irrilevante, relegato a guardare inorridito monitor e schermi, compreso quello del suo smartphone da cui non riesce a connettersi con la sua disobbediente ragazzina).

Fra cuori semplici ci si capisce sempre.

Nuovo è il geologo Lind, ruolo in cui Alexander Skarsgård fa la persona normale alle prese con problemi che di normale non hanno più niente, ed è sempre un bel vedere. Rebecca Hall è un membro della Monarch addetta alla tutela di Kong, quasi madre adottiva di una bimbetta sordomuta nativa di Skull Island, che però, pensa un po', è l'unica a connettersi quasi telepaticamente con il gorillone, dando luogo a qualche siparietto costruito per umanizzarlo maggiormente (bambina molto carina, va detto).

Demián Bichir è il fondatore della Apex Cybernetics, che già dal nome promette male, e in combutta con il figlio dello scienziato Serizawa (Watanabe nei film precedenti) sta tessendo folli piani mentre cinicamente spedisce al centro della terra la figlia (Eiza González). Brian Tyree Henry è il dipendente Apex, un infiltrato che in realtà ha un podcast complottista, che un po' si redimerà diventando parte assai attiva, anche se terrorizzata, della faccenda.

Il personaggio dovrebbe fornire materiale per i siparietti più comici e invece ondeggia fra l'irritante e l'appena appena sopportabile. Julian Dennison fa l'amico nerd e ovviamente sovrappeso della ragazza, che l'accompagna nella terrificante avventura (era il ragazzino cattivo di Qualcuno salvi il Natale 2). Esistono nerd magri? Si facciano avanti.

Ma quanto a espressività catturata dal mocap è obbligatorio citare Terry Notary che, all'altezza di Andy Serkis in Planet of the Apes e in King Kong, è bravissimo nel rendere simpatico Kong. Anche Godzilla (attore T. J. Storm) si concede qualche espressione maggiore che in passato, quasi umana, che lo rende un po' meno Titano e un po' più lucertolone esasperato. Gli altri mostri sono sempre pittoreschi (ritorna anche un esemplare del temibile abitante di Skull Island).

Una nuova famigliola allargata!

Dal punto di vista puramente spettacolare, i combattimenti sono ben realizzati con effetti che avrebbero retto degnamente anche su grandissimo schermo. Le musiche sono di Tom Holkenborg aka Junkie XL che in un pezzo sui titoli di coda si concede echi alla Vangelis.

La trama scorre come puro pretesto per arrivare ai combattimenti fra le varie creature e agli scontri epocali fra Godzilla e Kong e, nonostante si cerchi di creare rapporti e legami fra i vari personaggi, giocati sempre sul tema genitore/ figlio, i personaggi più riusciti sono i "mostri", due solitari re di regni che non esistono più. Ma questo è forse conseguenza delle critiche ricevute nei film precedenti con troppe trame "umane" a scapito dei mostri, si era detto.

Qui i mostri sono indubitabilmente in primo piano e questa scelta è stata favorita dall'avere a disposizione un primate, certo suscettibile di maggiore umanizzazione rispetto a un rettilone. A Kong sono dedicate un paio di citazioni da E.T. e del King Kong del 1976, ma anche pose da Conan il barbaro, un po' il Willis ammaccato di Die Hard e chiaramente Mel Gibson di Arma letale.

Appare rischiosa la scelta di incanalare tutta la simpatia verso uno scimmione smaccatamente "kingkonghesco", ma non ci lamentiamo perché un gorilla alto come un grattacielo ha nel suo faccione la possibilità di riuscire più simpatico di un rettile arrabbiato, visto come custode di un equilibrio che gli umani hanno infranto troppe volte e che lui pertanto detesta; per cui quando sembra salvare loro, in realtà si sta solo preoccupando del pianeta.

Vedremo quanto si arrabbieranno i veri fan di Godzilla, che generazionalmente sono legati a un personaggio che hanno scoperto da giovani e al quale per traslazione si sono affezionati perché legato alla loro età dell'innocenza.