Gray Matter
Non c’è trucco, non c’è inganno…
Dal punto di vista del gameplay, sebbene non si possa parlare di una vera e propria evoluzione, possiamo annoverare alcuni spunti interessanti in grado di variegare la struttura sopracitata: in alcuni momenti infatti Sam dovrà ricorrere alle sue doti di illusionista per raggiungere i propri scopi, lasciando a voi il compito di eseguire il trucco secondo le istruzioni presenti in un libretto delle magie.
Niente di eccezionale o che possa causare effetti irreparabili in caso di errore (se sbagliate la sequenza dei movimenti dovrete solamente riprovare), ma è un'idea in sé semplice che permette di calare ancora di più il giocatore nella narrazione, fornendo al contempo una varietà non indifferente.
La difficoltà generale non tocca vette impossibili, in nome di una struttura che permette di proseguire sfruttando con cognizione di causa le proprie capacità deduttive: difficilmente insomma cadrete nella sindrome del "clicca tutto che ti passa".
In generale, il giocatore viene guidato dalla trama, tanto che rimanere bloccati sarà impresa davvero ardua e così facendo potrà gustarsi al meglio le diramazioni della storia.
Anche dal lato artistico è necessario fare una distinzione fra due aspetti complementari, le ambientazioni e i modelli dei personaggi; partendo infatti dall'assunto che entrambi sono in grado di posizionarsi nella fascia alta del genere, risulta ben presto chiaro che le risorse a disposizione del team siano state indirizzate più sulle prime che sui secondi.
Se ogni locazione risulta curata nei minimi dettagli, tanto che si potrebbe quasi parlare di una resa "fotografica", i modelli poligonali dei personaggi risultano invece un po' grezzi nelle loro animazioni, risultando a volte eccessivamente "incollati"ai fondali in due dimensioni. Da notare però che la testa dei protagonisti segue in ogni angolo il movimento del puntatore, un piccolo dettaglio capace di fare la differenza.
I filmati che legano le varie parti di Gray Matter presentano uno stile peculiare, preferendo un approccio stilizzato rispetto a uno più realistico, come spesso ci accade di vedere; in questo caso l'apprezzamento di una scelta del genere è quanto mai soggettivo, ma credo che il risultato finale sia coerente con l'atmosfera di questo titolo.
Da applausi anche la colonna sonora, ricercata e di atmosfera, capace di rimanere a lungo nelle orecchie anche quando non si è davanti al monitor; sbirciando per la rete ho visto inoltre che gli stessi brani sono stati in vendita, a riprova della loro qualità.
Per terminare, una nota a margine sulla versione testata per la recensione, quella PC; purtroppo questa era unicamente in Inglese e non possiamo quindi dare indicazioni sulla qualità della traduzione che accompagnerà l'uscita del gioco in Italia. Sarà importante in tal caso che venga mantenuta la ricchezza lessicale che caratterizza la versione originale, così che anche i non anglofoni possano godere appieno delle chicche sparse per tutto il gioco.
Giunto così al termine di Gray Matter, eccomi qui a scrivere le ultime righe della recensione di un gioco che è stato in grado di andare al di là dei freddi bit, toccando corde emotive che non vibravano più da anni.
Un'avventura capace di accoglierci alla stregua di un caldo camino in una sera d'inverno, cosa questa che va premiata con un voto che arriva solo a sfiorare la perfezione: il gioco infatti è purtroppo ancorato a un passato forse irripetibile ma resta pur sempre quanto di meglio il genere possa offrire al giorno d'oggi.