Gretel e Hansel - recensione
Donne che devono correre da sole.
A partire dai primi anni dell'800, i Fratelli Grimm, Jacob e Wilhelm, due autorevoli linguisti e filologi tedeschi, hanno iniziato a scrivere numerose favole entrate nell'immaginario di mezzo mondo, rielaborando elementi della tradizione popolare europea (tedesca e francese, ma anche italiana, alcune storie sono tratte dal Cunto de li cunti del nostro Giambattista Basile). Queste fiabe sono state fonte inesauribile per trasposizioni cinematografiche, per rivisitazioni e riletture in base allo spirito del momento storico.
Infatti è davvero infinita la lista delle opere che a questi racconti si sono ispirate, che fossero opere musicali, programmi radiofonici o televisivi, serie tv o film. Nel 1812 i Grimm hanno scritto Hansel e Gretel, anch'essa molte volte trasposta (anche Tim Burton ci ha messo mano, con un breve tv movie del 1982). Per limitarci a tempi più recenti, ricordiamo due precedenti versioni della notissima fiaba, Hansel & Gretel - Cacciatori di streghe, in cui i due protagonisti erano simili a dei cacciatori di malvagi stile action movie, e Hansel & Gretel e la strega della foresta nera, versione per adolescenti assai horror, condita di sevizie splatter stile Hostel e l'aggiunta di un paio di zombie.
Arriva adesso sugli schermi una nuova versione, che rovescia il titolo originale, ponendo subito l'accento sulla figura femminile della coppia di fratelli. La maggiore è Gretel, sedicenne che si trova a dover accudire al suo piccolo fratellino Hansel di otto anni, una volta cacciati di casa da una madre devastata dalla povertà, rimasta sola e incapace di provvedere ai due figli. I due si avventurano in un fiabesco e minacciosissimo bosco, dove fanno inquietanti incontri, prima di approdare alla famosa casetta. Che fuori è d'aspetto preoccupante, ma dentro si mostra ricolma di ogni ben di dio da mangiare. E la donna che vi abita è strana, ma molto gentile e accogliente. Poco alla volta scopre le sue carte con Gretel, mostra qualcosa della sua vera natura magica, e inizia a insegnarle i primi elementi di un "mestiere" che le garantirà la salvezza, la libertà. Ma c'è quel maschietto fra i piedi, affettuosa anche se a tratti molesta palla di piombo che Gretel si trascina dietro e la frena nella sua rinascita.
Dirige Oz Perkins, regista e sceneggiatore appassionato di storie horror, che è comparso anche in alcuni film come attore, figlio di Anthony Perkins e di Barry Berenson, sorella della più nota Marisa, morta dentro uno degli aerei dell'11 settembre. Scrive Rob Hayes (la serie teen Chewing Gum, che vedeva come protagonista Michaela Coel, oggi protagonista e autrice della sua discussa serie I May Destroy You). Sophia Lillis che molto ben prometteva nella prima parte di It, qui nel ruolo della protagonista non ha modo di dimostrare granché, vista la schematicità del ruolo, a differenza che in Sharp Objects. Il piccino Samuel Leakey non trasmette molto, mentre per il ruolo della strega, valida è stata la scelta di Alice Krige, professionista di molte note serie tv come Star Trek. Da giovane è interpretata da Jessica De Gouw.
La rilettura di questa versione si indirizza versi temi diversi da quelli originali. Più che il tema dell'abbandono, quella paura che i piccini potevano avere di essere rifiutati dai genitori e lasciati a morire nel bosco (Ninnillo e Nennella di Giambattista Basile), senza neanche le molliche di pane in tasca (Pollicino) per ritrovare la strada, o di essere venduti come un pezzo di carne a chi poi ne avrebbe fatto chissà cosa, interessa il ritratto di una giovane donna, costretta a prendere decisioni sulla propria vita che pagherà comunque a caro prezzo, rifiutandosi però, a differenza di altre, di perdere la sua capacità di essere caritatevole, pietosa.
La sceneggiatura sembra interessata a chiedersi chi, cosa fossero le donne che venivano tacciate di stregoneria, nell'instabile equilibrio nel loro rapporto con gli abitanti della zona, la diffidenza e spesso l'ostilità nei confronti di chi aveva deciso di vivere al di fuori del consesso ritenuto "civile", preferendo questi rischi all'assoggettamento a regole insopportabili, specie per le donne. Se la rilettura può lasciare indifferenti, perché oggi quasi scontata e non più originale, è indubbio che il film visivamente ha un suo punto di interesse e di forza, per costumi, scenografia e fotografia. La casina nel bosco, il disegno del cappuccetto rosa della bimba del prologo, la variante nel disegno del cappello della strega e in genere nel look del personaggio, gli interni specie nelle sequenze degli incubi di Gretel, si impongono all'attenzione. Da ammirare anche la prima parte dei titoli di coda, come quelli di testa opera dello studio Filmograph (quelli di Birds of Prey, Underwater, The Grudge, Rambo Last Blood). Contribuiscono a creare un'atmosfera intrigante anche le musiche del francese Rob (Robin Coudert, autore con una propensione per i thriller/horror).
Interessante anche il quadro della totale miseria in cui versavano tutti coloro che non appartenevano al "cerchio magico" del potere, quella miseria che costringe alla fame più nera, che obbliga a buttare fuori casa anche i figli, perché sono solo bocche da sfamare (rimarchevole la scena in cui la madre scaccia i propri figli), come ha ben mostrato anche Garrone nel suo Pinocchio. Una fame che fa letteralmente morire, oggi concepibile solo in paesi lontani, che è facile far finta di non vedere, per noi ricordo ormai di altre epoche in cui non esisteva nessun genere di "ammortizzatore sociale".
Da qualche decennio queste nere favole sono state stigmatizzate per la loro originaria durezza, in tempi recenti spesso edulcorate con la scusa di proteggere i piccini dalle brutture del mondo, facendone purtroppo talvolta quelle mammolette pronte a spaventarsi/indignarsi per ogni ombra che ogni tanto ci capita di incontrare, specie sui social, incapaci poi di battagliare con i mostri che affollano per davvero le nostre vite, dai veri maniaci sessuali, ai capi prepotenti, alla politica disonesta, alle banche rapinatrici. Gli orchi oggi hanno aspetti diversi, molto variegati, ma non per questo hanno smesso di esistere, meglio prepararsi a incontrarli e a reagire, fin da piccoli.