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Grow Home: botanica e vertigini firmate Ubisoft - recensione

Una gemma ancora grezza.

Sono in tanti a vedere in Ubisoft l'erede di Electronic Arts in termini di "mostro macina soldi e sequel". Ok, la serie Assassin's Creed ultimamente ha attirato su di se non poche critiche, ma bisogna ammettere che a numerosi blockbuster, la compagnia francese è stata capace di affiancare piccole gemme come i recenti Child of Light e Valiant Hearts.

In questo esclusivo club entra ora a pieno diritto anche Grow Home, progetto molto particolare che vede protagonista un dinoccolato robottino e una pianta dagli sviluppi imprevedibili. Non sto parlando di una versione moderna della favola di Jack e la Pianta di Fagioli ma di un platform decisamente diverso dal solito.

Nato come semplice demo tecnica, il titolo sviluppato dal team Reflections (Driver, Stuntman) è diventato un gioco vero e proprio che propone un gameplay assimilabile a quello di un normale platform. In realtà Grow Home potrebbe essere definito un "ascending-platform game" in quanto lo scopo del piccolo eroe di turno - il robottino B.U.D. (Botanical Utility Droid) - è quello di salvare il suo pianeta "cavalcando" e sviluppando una enorme pianta che troneggia sulla superficie di un anonimo pianeta.

Le fasi di esplorazione permettono di trovare speciali cristalli nascosti, che a gruppi di dieci garantiscono l'accesso a nuove opzioni e poteri.

Lungo la scalata alla Star Plant è necessario raccogliere dei piccoli semi che permetteranno a B.U.D. di far sviluppare i rami del gigantesco vegetale indirizzandoli verso precise direzioni e facendolo approdare su particolari isolette in grado di fornire linfa vitale. Il gioco ha uno sviluppo quasi esclusivamente verticale e anche il sistema di controllo è stato sviluppato unicamente per arrampicarsi.

Ho iniziato utilizzando la combinazione mouse/tastiera, ma la soluzione non è comodissima visto che i due tasti del mouse preposti al movimento delle braccia del protagonista non sempre rispondono in maniera puntuale. La situazione migliora di molto con l'utilizzo di un controller (nel mio caso quello dell'Xbox 360) e dopo un minimo di pratica si riesce a gestire il tutto con discreta facilità.

Lo stile grafico di Grow Home cattura subito l'occhio con una veste particolarmente colorata e viva che ricopre le ambientazioni spigolose del gioco. Ogni volta che si raccoglie una gemma la Star Plant sviluppa uno dei suoi rami e apre nuove vie alla scalata, mettendo di tanto in tanto in crisi le telecamere del gioco che tendono ad innervosirsi un po' troppo in caso di inquadrature troppo ravvicinate.

Lo sviluppo della pianta può essere in parte veicolato e di tanto in tanto si incappa in provvidenziali check-point dai quale si riparte in caso di caduta... e credetemi se vi dico che capiterà ben più di una volta. Per chi, come me, soffre di vertigini, Grow Home rappresenta una sfida nella sfida. Qualcuno di voi ricorda la sensazione di vuoto che si provava in uno dei livelli del primo Tomb Raider quando la spigolosa Lara si ritrovava in cima ad una altissima colonna di piattaforme con l'obiettivo di scendere fino a terra? Stessa cosa, ma al contrario.

Il design di B.U.D. Ricorda vagamente quello di un altro robottino del mondo dei videogiochi, il protagonista della mini serie Chibi-Robo.

Ad aiutare B.U.D. nella scalata troviamo gadget come un provvidenziale jetpack o fiori fluttuanti ed elementi naturali come funghi e foglie elastiche, senza i quali la frustrazione non tarderebbe a farsi sentire. Per quanto divertente e originale, il titolo Ubisoft soffre un po' la sua natura di progetto sperimentale e si presenta al giocatore con una confezione a dir poco "essenziale": nessun tutorial che lo accompagni nelle prime fasi di gioco, una storia messa insieme piuttosto frettolosamente e da un'interfaccia basilare.

Il gioco è bello quando dura poco, recita un famoso proverbio che mi da l'aggancio giusto per parlare del secondo difetto di Grow Home, la longevità. Proprio quando si è prossimi alla fine della scalata, ci si ritrova a volere un'altra generosa dose delle avventure di B.U.D.... e invece si arriva ai 2000 metri di quota senza quasi accorgersene, in circa 4/5 ore e con ben pochi segreti residui da scoprire.

Non sarebbe stato male amplificare l'elemento esplorativo e intervallare la salita sulla Star Plant con ambientazioni più ampie in cui muoversi alla ricerca di segreti o di interazioni con una maggiore quantità e varietà di fauna "aliena". Il titolo Ubisoft mantiene comunque un appeal quasi unico e rappresenta una piccola oasi nella quale concedersi una (breve) pausa da action fracassoni, sparatorie testosteroniche e giochi di ruolo ipertrofici.

7 / 10