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Halo: Reach

Dopo l'analisi tecnica, la preview!

“Il più grande gioco mai realizzato da Bungie e, per quel che ci riguarda, il titolo di Halo per eccellenza”. Parlando di Halo: Reach, Brian Jarrard, Community Lead del team di Seattle, non ci va certo leggero. E come lui fa Marcus Lehto, Art Director dei titoli precedenti e Creative Director di questo quinto (e ultimo, a detta della Bungie) sparatutto sci-fi ambientato nell'universo di Halo. Lehto parla di “una storia cupa di onore e sacrificio, a un livello più alto di qualunque altro progetto precedentemente creato da Bungie”.

Credete che esagerino? Da ciò che abbiamo sentito finora e da quel poco che è stato mostrato durante la presentazione alla stampa dell'X10 (un sacco di concept art, alcuni frammenti della campagna e la demo live di una mappa multiplayer), non c'è motivo di credere che le parole di Lehto non corrispondano alla verità. Basta anche solo uno scorcio dei panorami realizzati per questo gioco per rendersi conto di quanto ogni linea di codice possa essere epica al punto giusto..

E ancora, non si direbbe nulla di assurdo sottolineando il fatto che Bungie, Microsoft e i fan di Halo avessero aspettative diverse per Halo 3: ODST, dettaglio che ha generato qualche screzio e una buona dose di disappunto. Di sicuro era uno spin-off modesto e godibile, ma considerando i tre mostruosi successi usciti precedentemente, era inevitabile identificarlo come un vero e proprio anti-climax. Jarrard e Lehto vogliono essere certi che questa volta tutti rimangano soddisfatti.

Reach è un prequel, ambientato prima delle vicende di Halo: Combat Evolved uscito nel lontano 2001 al lancio dell'Xbox. La storia sarà ambientata sulla colonia Reach, il più grande avamposto umano dopo la Terra (tristemente ridotta a un ammasso vetroso in seguito a un tremendo attacco dei Covenant). Secondo la narrazione della serie, l'iconico Master Chief della trilogia originale sarebbe stato addestrato in questo luogo, riuscendo a fuggire poco prima della distruzione del pianeta.

Marcus Lehto di Bungie, Creative Director di Halo: Reach.

La connessione fra Reach e il primo Halo non è riscontrabile solo a livello narrativo. Si tratta di un elemento poetico, che chiude il cerchio portato avanti da Bungie concludendo l'ultimo gioco di Halo con un atto di totale distruzione. Si tratta forse del modo dello sviluppatore di tagliare i ponti con la serie, dopo l'annuncio dell'abbandono di Halo fatto nel 2007? Lehto sorride a questa affermazione. “Beh! Di sicuro questo ci facilita le cose”, afferma.

È importante sottolineare il fatto che Reach tornerà allo spirito e al design del primissimo Halo: Combat Evolved. Si tratta di un tentativo consapevole di ricreare un'esperienza che molti fan ancora ritengono imbattuta, all'interno della serie. Jarrard e Lehto non fanno che ripeterlo, dicendo di voler “tornare al cuore pulsante di Halo” per recuperare il suo senso di esplorazione di un mondo aperto, e riproporre le battaglie in campo aperto tanto amate dai giocatori. “Nel corso degli anni i giochi di Halo sono diventati sempre più stretti e angusti”, ammette Jarrard.

Cercare di ricreare qualcosa di tanto amato, tuttavia, non è forse un gioco pericoloso? In fin dei conti la gente potrebbe volere qualcosa di nuovo. Secondo Lehto, Reach non sarà una semplice fotocopia del primo Halo, ma rappresenterà solo uno spirituale ritorno alle origini.

“L'ironia di questa situazione mi diverte parecchio”, continua. “Voglio dire, abbiamo faticato così tanto per far uscire il primo Halo... e alcuni potrebbero pensare che la nascita di qualcosa di così perfetto possa essere stata solo accidentale. Anche se andando avanti con gli anni abbiamo perfezionato diversi aspetti del gameplay e del design, con Halo 2, 3 e ODST”.

Questo si che è uno spazio aperto!

“Stiamo prendendo le parti migliori di tutti questi giochi e le stiamo ri-visualizzando per tornare allo spirito che avevamo ai tempi del primo Halo, elemento per noi davvero importante. Indubbiamente le ambientazioni sono più aperte, dettagliate e necessitano di parecchia esplorazione. Ci saranno molte più opzioni, quando si tratterà di giocare”.

Oltre a mostrarci le invitanti campagne di Reach tempestate di case coloniali, Bungie non ha approfondito il discorso al riguardo. Sappiamo che gli equipaggiamenti singoli di Halo 3 (come lo scudo bolla) verranno sostituiti da abilità legate all'armatura, come lo sprint o il sistema di mimetizzazione, che potranno essere equipaggiate nell'unico slot a disposizione e utilizzate a piacimento. Torneranno anche i kit di pronto soccorso. Ci è stata mostrata una nuova arma, il Needle Rifle, un ibrido fra la carabina e la pistola ad aghi capace di sparare i micidiali aghi rosa a una distanza considerevole e con grande precisione, garantendo un invidiabile potere distruttivo.

Tutte le vecchie armi riceveranno un'iniezione di testosterone. I colpi caricati della pistola al plasma sibilano ed esplodono, il fucile d'assalto tuona e ruggisce e il tempo tra l'esplosione dei colpi e l'impatto col bersaglio, in molte circostante è stato quasi annullato. Torna anche il fucile da battaglia. Bungie sa esattamente che dovrà dare una bella potenziata al proprio arsenale per combattere alla pari con rivali del calibro di Modern Warfare e Killzone 2.

Avatar di Filippo Facchetti
Filippo Facchetti è un rispettabile nerd da sempre appassionato di "giochini elettronici". Prima di approdare a Eurogamer scrive per importanti riviste di settore e conduce programmi TV dedicati all'intrattenimento digitale.
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Halo: Reach

Xbox 360

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