Happy Game Recensione: L'horror surreale che DOVETE giocare questo Halloween
Da Amanita Design un viaggio da incubo chiamato Happy Game.
"Happy Game mostra molti personaggi di fantasia impegnati in azioni di violenza comiche e fortemente assurde. Nel migliore dei casi vedrai spesso sangue sul pavimento, assisterai alla decapitazione di adorabili coniglietti e molto altro. Tutto senza censura.
Nota: Happy Game non è un gioco allegro".
La sicurezza della casa, della propria cameretta piena di tutte quelle piccole, grandi cose che sanno arricchire a dismisura la vita semplice e spensierata di un bambino senza preoccupazioni o patemi. Per quello ci sarà tempo, ora contano il pallone ai piedi del letto, il peluche preferito da stringere forte e il cagnolino scodinzolante compagno perfetto di ogni giornata e di ogni avventura. Il giorno lascia spazio alla notte, il gioco e le risate più sguaiate diventano piccoli gesti lenti e stanchi sorrisi. Uno sbadiglio, un altro e solo la voglia di lasciarsi andare, al calduccio sotto le coperte.
Gli occhi si chiudono, la razionalità lascia spazio all'immaginazione e tutto improvvisamente cambia. La camera rimane ma il buio è molto più denso, molto diverso da uno spazio vuoto ma rassicurante capace di cullare verso un sonno fatto di sogni e pace interiore. Più che semplice e neutrale buio, questa è vera, insondabile e opprimente oscurità. Poi un gigantesco e inquietante sorriso: buonanotte e incubi d'oro.
Quello di Amanita Design è un team che pur muovendosi in quella che probabilmente è una nicchia della nicchia non può di certo passare inosservato. Apprezzata e conosciuta dai più soprattutto per progetti come la serie di Samorost, Machinarium e Botanicula, questa piccola realtà ceca di circa 20 sviluppatori si è da sempre mossa con assoluta libertà al di fuori della moda che inevitabilmente tocca anche gli ambienti teoricamente più creativi come l'universo indie. Perfino all'interno dei punta e clicca, genere a cui in larga parte possono essere associate molte delle opere di Amanita, si parla di creazioni strane e bizzarre, difficili da inquadrare a pieno.
Dopo un Creaks che ha rappresentato una deriva quasi da puzzle platform puro, ci si riavvicina ai punta e clicca con un progetto però molto diverso a livello di toni e atmosfere. Creaks aveva già lanciato i primissimi segnali: dopo i mondi alieni e futuristici di Samorost e Machinarium o la pura commedia di Chuchel, è arrivato il momento per qualcosa di molto più cupo, disturbante e, perché no, deliziosamente malato.
Happy Game è per certi versi un Chuchel sotto psicofarmaci che parte da una premessa estremamente semplice e banale per regalarci circa due ore di surreale e grottesco orrore. Non che ci siano jumpscare o terrore e tensione alle stelle ma la concezione di horror di questi "artigiani" del gaming d'altronde non poteva che essere diversa e decisamente in linea con il concept centrale del titolo: un bambino si addormenta per svegliarsi in un incubo terrificante. Riusciremo a riportargli la felicità? Siamo all'interno della mente di un bambino dalla fervida immaginazione ma pur sempre dall'animo innocente.
L'immaginario che incontriamo è così estremamente disturbante ma lo è in modi particolari e surreali, tratteggiati da coniglietti deformati o da giocattoli assurdi e corrotti da forme e incastri inaspettati e profondamente sbagliati. Colori così sgargianti e accesi da rivelarsi quasi malsani e fastidiosi e scene completamente immerse nel nero e nel bianco fanno da contorno a creature mostruose assortite e a situazioni assurde ma dal punto di vista artistico molto riuscite. Visivamente tutto quello che riempie lo schermo lascia il segno ed è perfettamente in linea con i punti più alti di uno studio che negli anni non ha mai deluso quando si parla di pura arte visiva.
Le musiche e gli effetti sonori sono poi il plus perfetto che garantisce quel tocco di qualità in più. I mugugni, gli urli e il linguaggio incomprensibile ma tenerissimo del bambino protagonista sono così dolci, spensierati e deliziosi da creare un contrasto talmente netto da aggiungere un ulteriore aspetto disturbante all'intera avventura. Il continuo contrasto tra l'innocenza della mente dei bambini e le storture di quello che spunta a schermo, d'altronde, si rivela un tassello fondamentale per la messa in scena complessiva.
Artisticamente splendido e dalle atmosfere riuscitissime, Happy Game probabilmente non ha dei veri e propri difetti ma deve scendere a patti con la propria natura, con le caratteristiche cardine che lo rendono quello che è. Il puntare così tanto sulle atmosfere e sulle sensazioni trasmesse, ha portato alla creazione di un viaggio onirico molto denso e senza tempi morti ma inevitabilmente breve e di certo non così elaborato a livello di puro gameplay.
Giocabile completamente con il mouse e in sostanza semplicemente premendo il pulsante sinistro senza doversi interfacciare con menù o inventari, sin dalle prime battute non abbiamo potuto fare a meno di ripensare a Murasaki Baby, peculiare esclusiva PS Vita sviluppata dagli italiani di Ovosonico. Anche in questo caso tutto si sviluppa attraverso una visuale 2D e al di là di alcuni scenari particolari nella fase centrale lo spostamento è tipicamente a scorrimento orizzontale e avviene quasi prendendo per mano e trascinando di schermata in schermata il piccolo protagonista.
Per il resto è tutta una questione di enigmi e puzzle ovviamente contorti al punto giusto. Ci sono alcune fasi più complesse ed elaborate ma la maggior parte degli enigmi si risolve in una sola schermata e richiede di manipolare, lacerare o combinare quella manciata di oggetti presenti a schermo. Happy Game si sa quindi muovere su quel sottile confine tra eccessiva semplicità e accessibilità, riuscendo a risultare godibile nonostante si riveli ben lontano dal concetto di sfida e dalla necessità di spremersi le meningi vista in altre produzioni di Amanita. Un punta e clicca atipico e più accessibile della media.
Happy Game vuole colpire e lasciare il segno visivamente, sonoramente e a livello di atmosfere sondando l'immaginario dei bambini e cercando di mostrare quanto la fervida e innocente immaginazione dei più piccoli possa comunque partorire dei mostri spaventosi e traumatizzanti. Non è un horror classico, non ci sono jumpscare o una tensione asfissiante a ogni nostro passo ma c'è tanta inventiva e originalità capaci di sopperire anche a un comparto ludico che per scelta autoriale vuole rimanere accessibile e diretto al punto da rischiare di essere troppo basilare.
La somma delle parti però funziona ed è ancora una volta il perfetto manifesto dell'unicità di Amanita Design e della ricerca artistica di un gruppo di creativi che riesce sempre a rifuggire la banalità e a prendere le distanze da quell'alone di piattume che a volte anche gli indie faticano a scrollarsi di dosso. Se siete alla ricerca di un videogioco horror insolito, riuscito e molto godibile preparatevi a sognare ad occhi aperti l'incubo più interessante e affascinante di questo Halloween videoludico.