Thrustmaster HOTAS Warthog: controllo totale - recensione
Quando tastiera e mouse sono un relitto del passato.
Di Thrustmaster abbiamo recensito nel corso di questi due anni parecchio materiale hardware, in particolare volanti e joypad, ma per motivi diversi avevamo avuto modo di provare solo uno degli esponenti della categoria di prodotti per cui il produttore americano ha fatto fortuna a partire dagli anni '90, ovvero le periferiche dedicate alla simulazione di volo, il T160000. Un ottimo joystick come rapporto qualità prezzo, ma caratterizzato da un design piuttosto datato.
Quest'oggi vi presentiamo una periferica di tutt'altro spessore perché da Parigi ci è arrivata senza dubbio l'ammiraglia del catalogo, ovvero l'HOTAS Warthog: un kit joystick/manetta pensato per chi vuole preparare una postazione di volo usando hardware di alta qualità. Si tratta di una replica perfetta del sistema di controllo presente sull'A-10 Warthog americano, un velivolo letteralmente costruito intorno a un cannone Gau usato per attacchi al suolo a fanteria e blindati; insieme all'AH64 Apache rappresenta la spina dorsale della superiorità aerea statunitense al di fuori dei caccia tradizionali.
Prendere in licenza i comandi di un vero aereo per realizzare un sistema di gioco, potrebbe sembrare un filo pretenzioso, ma vi garantisco che l'unboxing di questo HOTAS Warthog è stato assolutamente memorabile perché il primo impatto con entrambe le componenti della periferica lascia semplicemente senza fiato. Il primo elemento che colpisce è il peso dovuto per il 90% al metallo di ottima qualità utilizzato. Se il joystick deve il suo peso soprattutto alla base quadrata pensata per appoggiarlo senza fissaggio su un qualsiasi piano, la manetta è un vero e proprio mattone da quasi cinque chili assolutamente mastodontico per dimensioni e qualità delle finiture.
La qualità dei materiali e delle finiture è di altissimo livello: la verniciatura nera satinata si sposa con un assemblaggio fuori parametro per qualsiasi cosa ci sia capitato di recensire finora, ad eccezione delle periferiche Fanatec. Un matrimonio perfetto tra metallo (tanto) e plastica (poca) che convince di trovarsi davanti all'oggetto reale da tanta è la qualità di entrambi. Rotture in seguito a cadute e urti accidentali sono molto improbabili (se non ammaccando i singoli tasti) e l'impressione è che la molla di centratura dello stick sia stata realizzati con l'ausilio di materiali di prim'ordine. Le due manette hanno un po' di gioco e potrebbero dare un'impressione di solidità leggermente inferiore che scompare accoppiando le due leve in una sola.
Posto che uno strumento del genere trova la sua collocazione ideale in un cockpit virtuale, bisogna dire che Thrustmaster è riuscita a mettere chiunque in condizione di usarlo immediatamente su un qualsiasi piano d'appoggio sufficientemente stabile. Il peso dello stick è di tre chili e mezzo e grazie alla larghezza e piedinatura della base in metallo basta semplicemente appoggiarlo su un piano per renderlo inamovibile anche agli strattoni più violenti. I puristi dotati di postazione di volo possono staccare lo stick e agganciarlo a una staffa compatibile vicino a un sedile in posizione centrale o laterale. Altrettanto facile è il montaggio della manetta visto che anche in questo caso il peso di quattro chili e la piedinatura lo rendono assolutamente stabile muovendo le due leve centrali o agendo sulla miriade di pulsanti: non mancano gli scassi nella parte inferiore per fissare a un apposito supporto anche questa componente tramite quattro viti.
Ma andiamo ad analizzare in dettaglio lo stick: anche se non richiede molta forza per essere utilizzato, è chiaro che una periferica del genere non è consigliabile per usi diversi dal pilotaggio. La molla riporta la leva in posizione centrale con una certa decisione dando l'impressione di una meccanica interna molto solida livello, una sensazione confermata anche dall'eccellente precisione del puntamento grazie ai sensori Halle Effect che effettuano la lettura delle posizioni della leva. Usando il software di configurazione di cui parliamo nel box che vedete qui a lato, si può notare l'assoluta precisione del movimento del cursore che rimane nella posizione desiderata senza tremolii o incertezze di alcun genere, anche dopo parecchie ore di combattimenti all'ultima virata.
L'ergonomia è ottima ma chiaramente è pensata per i destrorsi visto che l'abbondanza di tasti nella parte superiore non permette un'impugnatura da parte dei mancini. Sulla parte superiore si trovano infatti ben tre hat-switch orientati proprio per il pollice di una mano destra: quello più in alto e quello immediatamente sotto sono analogici come quelli di un joypad mentre gli altri due sono in pratica dei d-pad a quattro direzioni dalla corsa cortissima. Sul lato sinistro si trova infatti un altro d-pad a quattro direzioni ed è quello più a portata di pollice: la dotazione è conclusa da altri due tasti a pressione singola, uno nella parte superiore e uno in quella destra a fianco del grilletto primario caratterizzato da uno splendido clic metallico. Nella parte bassa è presente una levetta a stantuffo attivabile anche solo con il mignolo e un altro pulsante sullo stick a portata di anulare o mignolo.
L'abbondanza di pulsanti vale anche per la manetta del controllo caratterizzata da soluzioni ergonomicamente molto interessanti che rendono il suo utilizzo molto più complesso, ma altrettanto piacevole. La prima cosa che colpisce è la configurazione delle due leve che permettono di controllare separatamente due set di motori: usando un fermo in metallo si possono collegare e scollegare in modo molto solido per permettervi di farne un utilizzo singolo o in coppia. Sulla base le leve sono letteralmente circondate da interruttori in metallo: cinque sono a due posizioni, uno a tre e due, dedicati all'accensione dei motori, con ritorno in posizione automatico.
Sempre sulla base si trovano altri comandi: due pulsanti, una levetta analogica che rimane in posizione in avanti e indietro e un selettore destra/sinistra nella parte alta. Sul corpo della leva abbonda un altrettanto elevato numero di pulsanti: il pollice è servito da tre selettori a due posizioni, un hat-switch, mentre indice e medio hanno a loro disposizione un altro hat-switch, due pulsanti e un interruttore in metallo nella parte esterna. Un numero di comandi assolutamente fuori parametro che richiede giocoforza qualche giorno di apprendistato per essere utilizzato al meglio a seconda della complessità della configurazione del gioco con cui volete utilizzarlo.
I giochi della prova sono stati IL-2 Sturmovik: Battle for Stalingrad e ovviamente Elite Dangerous che grazie alla sua natura di simulatore di spazio e alla raffinatezza del sistema di controllo è stato un efficace banco di prova delle capacità dell'HOTAS Warthog tanto quanto il simulatore di 1C. Della precisione della leva analogica abbiamo già detto, ma vale la pena ricordare che passare da una nave spaziale a da un monomotore della Seconda Guerra Mondiale è stato facilissimo, anche grazie alla possibilità di modificare la sensibilità a piacimento dei due assi, mantenendo ugualmente un'eccellente precisione.
Dove il Warthog tiene fede alla sua nomea è proprio nel concetto di "Hands On Throttle-And-Stick" perché il numero di azioni che si possono compiere solo con il pollice di entrambe le mani è fenomenale: il controllo della visuale, la timoneria, il movimento verticale per elicotteri, caccia a decollo verticale ed astronavi ma anche la selezione di un qualsiasi menu a quattro vie sono intuitivi e veloci, fatta la debita pratica solo usando l'esercito di hat-switch a disposizione. Ma poi c'è tutta la pulsanteria soprattutto posta sulla manetta del gas che permette di azzerare o ridurre veramente al minimo l'uso della tastiera. L'ergonomia del joystick è semplicemente fenomenale: se escludiamo il pollice che fa la parte del leone, tutte le altre dita hanno la possibilità di attivare un comando, compresi anulare e medio con la leva sul frontale.
La stessa cosa vale per la manetta del gas che in entrambi i giochi abbiamo programmato per controllare la gestione dei menu nel cockpit, ma è stato con Elite che siamo riusciti a raggiungere risultati straordinari: il periodo di pratica è stato un pò lungo, ma una volta abituati, il passare in velocità tra i vari menu è stato un vero piacere che aggiungeva ulteriore immersione all'eccellente lavoro di configurazione svolto da David Braben. A differenza dello stick analogico, ci si deve abituare però a staccare le mani per attivare tutta la pulsantiera sottostante ed è qui che le difficoltà maggiori si palesano.
I tasti e gli interruttori nella parte bassa sono facilmente memorizzabili per quanto riguarda la memoria tattile, mentre quelli nella parte frontale e quelli posti direttamente sotto la manetta richiedono di incurvare il polso, creando qualche difficoltà alle persone con le mani piccole. Meglio quindi affidare a questa pulsanteria comandi occasionali, che infatti nella realtà corrispondono all'accensione dei motori e alla gestione del flusso di carburante. A livello di ergonomia è questo l'unico difetto che si può imputare alle due componenti dell'HOTAS Warthog perché per il resto il suo utilizzo è paragonabile a quella di alcuni volanti di altissima qualità.
La durezza dello stick, la morbidezza della manetta, ma soprattutto lo scatto degli interruttori rappresentano un godimento sensoriale sottile ma decisivo nel rendere coinvolgente il pilotaggio tramite questo dispositivo. Inoltre, l'avere a disposizione una tale abbondanza di comandi senza neppure toccare mouse e tastiera, rappresenta sicuramente un valore aggiunto per chi ha già acquistato un Oculus Rift o ha intenzione di farlo a breve o medio termine. Il visore è chiaramente un salto nel futuro del videogioco e l'infinità di comandi a portata di dito offerta da queste due periferiche riesce a sopperire in modo fantastico alla perdita della visione periferica della propria postazione di gioco.
Questo dettaglio non di poco conto rende ulteriormente meno indigesto il cartellino del prezzo dell'HOTAS Warthog, circa 330 euro per il kit completo su Amazon, che alcuni rivenditori propongono in offerta anche a meno di 300 euro. Una cifra che a molti può apparire eccessiva ma che mai come in questa occasione possiamo considerare ampiamente giustificata dalla straordinaria qualità costruttiva ma sopratutto dalle prestazioni, ergonomia e flessibilità dell'HOTAS Warthog. Il design è chiaramente d'ispirazione moderna e chi volesse equipaggiarsi per i simulatori spaziali come Elite Dangerous o Star Citizen potrebbe avere qualcosa da ridire: gli appassionati di volo militare rimarranno in religiosa adorazione una volta terminato il montaggio.
A prescindere dal gioco utilizzato, il look contribuisce a rendere la scrivania una calamita per l'attenzione di chiunque, anche dei non appassionati di volo virtuale. In questo senso, l'HOTAS Warthog rappresenta probabilmente il meglio presente sul mercato in ambito di simulazione di volo e se siete pronti a non badare a spese, questo è probabilmente l'acquisto migliore che potete fare per parecchi anni a venire.