Harvest Moon: Mad Dash - recensione
La saga ritorna con uno spin-off piuttosto deludente.
Dopo esser tornata sulle console con Harvest Moon: Light of Hope e dopo una breve ma divertente collaborazione con il brand Doraemon, Natsume ci riprova e propone un ennesimo titolo della saga agreste. Stavolta, però, torna in campo con un titolo diverso, dal sapore decisamente insolito rispetto a ciò a cui eravamo abituati.
Stiamo parlando di Harvest Moon: Mad Dash, il nuovo spin-off che promette di rinfrescare una saga già in difficoltà. Il titolo però si presenta come un puzzle game a tempo, un'impostazione decisamente mento libera e rilassante rispetto ai classici farming game a cui ci aveva abituato la casa di produzione. Ma andiamo con ordine.
Il titolo si apre su una trama molto scarna e di puro contorno: stavolta non ci troviamo di fronte a distese di terreni coltivabili e adorabili fattorie, bensì a una giungla magica, che ha ricoperto gli appezzamenti con le sue radici. É nostro compito, quindi, liberare le zone circostanti.
Il gioco prosegue in maniera procedurale attraverso una divisione in livelli (novità strutturale nel panorama della saga) che vanno a diramarsi, creando strade secondarie e stage bonus. Lo svolgimento del titolo è piuttosto lineare e non lascia particolare libertà al giocatore. Non esiste esplorazione, bensì un percorso già scritto da seguire e completare.
Come avevamo anticipato prima, il gioco si presenta come un puzzle game a tempo. Ogni livello prevede dei blocchi di terreno coltivabile disposti in maniera casuale, ognuno caratterizzato da una cornice colorata e da una tipologia di coltivazione. Il giocatore dovrà spostare i blocchi e raggrupparli in base al tipo di coltivazione richiesta.
Più blocchi verranno assemblati, più piante e frutti potranno essere raccolti. Lo stile può essere riassunto come un mix tra Tetris e Puzzle Bobble: i blocchi, infatti, possono essere ruotati e posizionati a incastro, proprio come i classici tasselli colorati. Più andremo avanti nei livelli più sarà possibile sbloccare nuove attività, come la pesca e l'allevamento del bestiame.
Il gameplay rimarrà comunque invariato: anche in quel caso basterà spostare e raggruppare le vasche d'acqua in cui pescare o il fieno per gli animali. Inoltre saranno presenti sia dei power-up, che potremo utilizzare per velocizzare e ottimizzare il raccolto, sia degli elementi da evitare se non vogliamo incorrere in depotenziamenti. Aspetti che, seppur puntino a rendere l'esperienza di gioco varia e diversificata, risultano in realtà molto poco significativi.
Più frutti e prodotti avremo raccolto, maggiore sarà il punteggio che riceveremo alla fine del livello. Tale punteggio ci assegnerà un numero di stelle (per un totale massimo di tre) e ogni livello potrà essere sbloccato solamente ottenendo tre stelle. Ma non fatevi ingannare da questa condizione: la difficoltà generale di Harvest Moon: Mad Dash rimane terribilmente bassa.
L'esperienza di gioco resta basilare e fin troppo semplice, basata sull'utilizzo di pochissimi tasti e su un'impercettibile capacità di riflessi. Ottenere tre stelle sarà estremamente semplice e anche proseguendo in una fase di gioco avanzata non si incontreranno mai ostacoli degni di nota. Per quanto il titolo cerchi di introdurre elementi di disturbo e una difficoltà maggiore, il livello generale rimarrà comunque molto basso.
Inoltre il gameplay risulta estremamente ripetitivo e fin troppo lineare, problema che a lungo andare riduce al minimo la soglia di attenzione del giocatore e non riesce a mantenerne l'interesse nel tempo.
A rendere l'esperienza di gioco frustrante è, inoltre, uno dei problemi tecnici più noti e cari alla serie: la mancanza di precisione dei controlli. Come già avevamo fatto notare in Harvest Moon: Light of Hope, anche in Mad Dash il problema è presente.
Stavolta però il fastidio risulta essere anche maggiore: in un gioco basato sul rapporto tra abilità del giocatore e tempo, incontrare problemi nel controllo del movimento del personaggio e nel posizionamento dei blocchi di terreno fa davvero la differenza.
Vi ritroverete, per esempio, allo scadere del tempo, con l'ultimo blocco fondamentale in mano senza riuscire a posizionarlo correttamente prima della fine del livello, a causa della mancata compenetrazione con il suolo o della lenta risposta a un vostro comando.
Tuttavia l'avventura può essere resa leggermente più piacevole attraverso la possibilità di giocare in multiplayer locale. Gli altri contadini potranno entrare e uscire a piacimento dai livelli in qualsiasi momento. Maggiori saranno i componenti del team, maggiore sarà il punteggio richiesto per superare il livello.
Per ciò che riguarda il gameplay, l'impressione maggiore che Harvest Moon: Mad Dash ci ha dato è quella di sembrare un gioco mobile, nonostante sia pensato e sviluppato per PlayStation 4 e Nintendo Switch. E forse, a posteriori, sarebbe stata un'opzione da prendere in considerazione.
Sia il gameplay che la struttura generale del gioco si prestano molto di più a essere fruiti su un dispositivo mobile, aspetto che, a maggior ragione, non rende giustizia a un titolo pensato per console fisse.
A enfatizzare questo effetto è anche il comparto sonoro. La soundtrack risulta essere piuttosto ripetitiva e decisamente snervante, l'opposto di quel Light of Hope, di cui avevamo, invece, apprezzato proprio il comparto musicale. Ciò che invece rimane fedele alla saga e che teniamo a lodare è la grafica cartoonesca e ipercolorata.
Ritroviamo vecchi personaggi cari alla serie nello stile che più li rappresenta. Aspetto che, seppur marginale, potrebbe però attirare una fetta di pubblico nostalgica o addirittura un target più giovane. Il titolo presenta inoltre la localizzazione in Italiano, aspetto che precedentemente era mancato e che potrebbe invogliare maggiormente all'acquisto il pubblico non anglofono.
In definitiva Harvest Moon: Mad Dash risulta essere un'operazione poco chiara e di cui effettivamente non si sentiva il bisogno. Tuttavia, volendo trovare un pregio, potrebbe essere adatto a un pubblico giovanissimo. La grafica cartoonesca, lo stile brioso e una difficoltà decisamente abbordabile, potrebbero attirare i più piccoli e magari avvicinarli per la prima volta ai videogiochi.
Harvest Moon: Mad Dash non è il miglior capitolo della serie. Se davvero voleste avvicinarvi a questa saga, non sarebbe tra i primi capitoli che vi consiglieremmo. Se invece state cercando qualcosa di estremamente semplice, magari un regalo da fare ai più piccoli, Harvest Moon: Mad Dash potrebbe fare al caso vostro.