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Heavy Rain

Abbiamo toccato con mano l'attesissimo gioco di David Cage e vi diciamo com'è.

Ogni qualvolta un titolo particolarmente atteso si avvicina alla sua release ufficiale, l’hype e la curiosità dei giocatori nei suoi confronti crescono esponenzialmente, raggiungendo picchi talvolta impensabili… persone che passano le giornata in cerca di qualche nuovo video, altri che cercano le immagini più belle per impostarle come sfondo del proprio desktop, e altri ancora che iniziano una disperata ricerca di tutti i gadget inerenti a quello che credono possa diventare il loro “gioco preferito”.

Forse qualcuno di voi si sarà riconosciuto in questa breve descrizione o forse no, ma indipendentemente dalle vostre abitudini, una cosa è certa: Heavy Rain è destinato a sconvolgere il panorama videoludico contemporaneo e il nostro più recente hands-on, con una versione avanzata del gioco, non ha fatto altro che confermare questa teoria. I dubbi e le perplessità stanno infatti lentamente scomparendo per lasciare spazio a sentimenti e sensazioni ben diverse che lasciano presagire quelle che saranno le vere qualità del prodotto.

Premendo L2, in qualsiasi momento, è inoltre possibile ascoltare i pensieri del proprio personaggio, ricevendo magari qualche suggerimento su come procedere.

L’avventura ha inizio con un breve prologo che ci vede impersonare Ethan Mars nel giorno del decimo compleanno di suo figlio Jason. Dopo aver fatto una doccia, essersi lavato i denti ed essersi rasato (tutte azioni da compiere direttamente, eseguendo i movimenti indicati), Ethan si dirige in camera, si veste e scende al piano di sotto per fare una rapida colazione in attesa che sua moglie Grace torni a casa insieme ai loro due figli.

Sin dai primissimi minuti ciò che stupisce maggiormente è la notevole interattività con gli elementi di contorno, siano essi rilevanti ai fini della progressione o semplici distrazioni (come ad esempio le palle da giocoliere nella stanza di Jason). Le azioni contestuali, eseguibili su gran parte degli elementi di contorno, attraverso l’inclinazione dello stick analogico destro, la pressione di specifici tasti, o il movimento del SixAxis, rappresentano infatti il vero cuore pulsante del gameplay.

In questa primissima parte del gioco il ritmo dell'azione sembra volutamente lento per trasmettere un assoluto senso di normalità. In fin dei conti è pur sempre un giorno come un altro in cui un bambino festeggia gli anni. Tutto ruota dunque intorno a semplici azioni come la disposizione dei piatti per il pranzo in famiglia prima della festa, e qualche attimo di gioco con i bambini.

Nonostante ciò, le prime fasi potrebbero risultare alquanto noiose ma, procedendo nel corso dell’avventura, la loro utilità e il loro scopro si faranno via via più chiari; si tratta infatti di momenti imprescindibili ai fini della narrazione e soprattutto dell’immersione nella realtà proposta, poiché non solo permettono di familiarizzare con i personaggi ma, mostrando la vita di quest’ultimi prima dell’arrivo del killer dell’origami, consentono di comprendere meglio le loro future reazioni.

Il movimento del proprio alterego, regolato dalla pressione del trigger destro R2 abbinata all'inclinazione dello stick analogico, è un po' macchinoso, specialmente nelle situazioni in cui si ha la necessità di agire rapidamente e con una certa precisione.

Poco dopo l’azione si sposta però in un centro commerciale, e il ritmo di gioco cambia radicalmente. Grace e Shaun entrano in un negozio, mentre Ethan e Jason restano fuori da soli; a questo punto Jason, incurante degli avvertimenti del padre, comincia ad allontanarsi, fino a giungere di fronte ad un clown, nonché venditore di palloncini, chiedendone ovviamente uno.

Impegnato a pagare il clown, Ethan perde di vista sua figlio e quando si gira il bambino non c’è più; ha così inizio una drammatica ricerca tra la folla che vede il povero Ethan correre da una parte all’altra del centro commerciale in cerca quel maledetto palloncino rosso appena comprato in modo da poter individuare suo figlio.

Questa fase, durante la quale Ethan cerca di farsi strada tra la gente, risulta caotica, angosciante e soprattutto confusionaria al punto giusto (trasmettendo quindi le sensazioni del personaggio alla perfezione), incrementando esponenzialmente l’intensità dell’azione.

Avatar di Davide Persiani
Davide Persiani: Davide inizia a lavorare nel campo dell'editoria videoludica all'età di 16 anni. Dopo qualche anno di gavetta in Spaziogames e Play Media Company, subisce l'irresistibile fascino di Eurogamer.it.
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Heavy Rain

PS4, PS3, PC

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