Hell Pie, la Recensione
All'inferno fa molto caldo ma non ci si annoia.
Questa è la storia di un povero diavolo, nel vero senso del termine. Nate è un demonietto di terza categoria, fa un lavoro inutile di cui non frega niente a nessuno e nessuno lo degna di considerazione. Questo finché il boss in persona, Satana, non gli affida il suo primo incarico importante: cercare gli ingredienti e far preparare la torta per il compleanno di sua cattiveria in persona.
Poco importa che tale compito sarebbe toccato a qualcun altro, questa è la sua occasione e non se la lascerà scappare. Unico, “piccolissimo” problema: gli ingredienti del dolce non sono semplici farine, marmellate e frutte candite che potresti trovare al supermercato sotto casa. Il Re degli Inferi ha gusti a dir poco particolari e per riuscire a mettere insieme il tutto Nate dovrà esplorare in lungo e in largo non solo l'Inferno ma anche il mondo di superficie.
La base della torta si trova proprio negli inferi e trovarla significa affrontare il tutorial del gioco e incontrare i vostri “colleghi”. Niente che non abbiate già fatto in decine di altri platform, ma in Hell Pie troverete fin da subito una piccola differenza. Il protagonista infatti non sarà solo in questa impresa ma avrà alle sue “dipendenze” un angioletto di nome Nugget. Un cherubino in sovrappeso che porterà con sé attaccato ad una catena e che potrà, anzi dovrà sfruttare sia in combattimento che nelle fasi di esplorazione.
Nugget può volare e anche rimanere sospeso in aria per dare al suo padrone la possibilità di dondolarsi e raggiungere altezze altrimenti impossibili. All'occorrenza potrà essere “frullato” e usato a mo' di arma o tornerà utile per acchiappare i collezionabili fuori portata. Ma non finisce qui: essendo ghiotto (come si evince dalla sua mole), ingurgiterà tutte le scatolette che troverete in giro e vi ricompenserà aumentando i suoi poteri e di conseguenza aprendo nuove possibilità di interazione con il mondo di gioco.
Le meccaniche sono quelle rodate dei platform 3D che spopolavano soprattutto nella seconda metà degli anni '90 e nei primi 2000. La fonte d'ispirazione è chiaramente l'immortale Conker: Bad Fur Day, capolavoro di giocabilità e irriverenza del team Rare di cui vorremmo fortemente un sequel. Con quel gioco Hell Pie condivide l'assoluta libertà di espressione, che si traduce in continui giochi di parole e riferimenti visivi legati soprattutto alla sfera sessuale o comunque intima.
Un facile esempio: negli uffici infernali ci sono le fotocopiatrici ma azionandole si ottengono solo fiumi di pagine con su stampato un membro maschile. In un livello ambientato nelle fogne poi si fa un grande uso pseudo-umoristico degli escrementi perché diciamocelo... la cacca fa sempre ridere. Vi lasciamo invece il piacere di scoprire cosa accade sbirciando nel buco della chiave (dalla forma quantomeno dubbia) della porta che conduce al reparto legato ad uno dei sette peccati capitali, la lussuria.
Le prime ore di Hell Pie sono letteralmente farcite di cose come queste, alcune piuttosto esilaranti, altre francamente meno, mentre con il passare del tempo la sfacciataggine tende a scemare un po' o a seguire dei binari non particolarmente ispirati. Il gioco rimane comunque abbastanza fresco, divertente e fornito di un level design sorprendentemente valido che richiede anche una certa abilità da parte di chi ha intenzione di completare ogni stage al 100%.
Se il livello infernale iniziale è infatti piuttosto banale, gli hub “di superficie” che sbloccherete progressivamente sono molto più ampi, articolati e liberamente esplorabili. Sono inoltre generosamente farciti di collezionabili da trovare, sfruttando soprattutto i poteri che Nugget acquisirà con il tempo. Il simpatico putto tra l'altro vi terrà compagnia commentando gli eventi che accadranno o anche i personaggi che incontrerete lungo il cammino.
I combattimenti non sono sicuramente uno dei punti di forza di Hell Pie ma quelli contro i boss risultano tutto sommato abbastanza validi. Qui Nate dovrà sfruttare sia i poteri del suo amichetto volante che quelli che gli deriveranno dalle molteplici nuove paia di corna che troverà in giro. Per recuperarle dovrete viaggiare un bel po' e spesso fare dei veri e propri sacrifici, ma ne varrà la pena perché a quel punto nessuno dei livelli di gioco avrà più sezioni irraggiungibili.
A quel punto potrete tornare indietro negli hub precedenti e avvicinarvi sempre più all'agognato 100% e nel frattempo il monte-ore salirà non poco. Abbiamo completato l'avventura recuperando all'incirca due terzi degli oggetti nascosti in giro (molti dei quali legati anche alla risoluzione di semplici enigmi) e il counter si è fermato intorno alle 10 ore, destinate a diventare almeno 15 se la ricerca proseguisse. Non sono moltissime ma neanche poche se si considera che questo gioco è stato fatto da un team davvero ridotto in termini numerici.
Le note più dolenti arrivano purtroppo dal comparto tecnico, nel quale Hell Pie raggiunge al massimo una vaga sufficienza stiracchiata. Gli assets usati avrebbero forse fatto una discreta figura un paio di generazioni fa. Il polygon count e la modellazione dei personaggi sono volutamente di basso profilo per aderire allo stile retro del gioco voluto dal team di sviluppo, ma rimangono ingiustificati sia i macroscopici ritardi nel caricamento delle texture che alcuni glitch e bug riscontrati in fase di test, uno dei quali ci ha costretti a ricaricare il gioco.
Anche la precisione in alcune sezioni platform non è impeccabile, ma in generale l'esplorazione e le interazioni filano via abbastanza liscie per quasi tutta la durata del gioco. Manca in generale un po' di “pulizia” (termine che fa anche un po' ridere visti gli esempi fatti poco fa) che speriamo venga fatta tramite aggiornamenti nelle settimane immediatamente successive all'uscita.
Nonostante i suoi difetti però non possiamo non ammettere di esserci divertiti in compagnia di Hell Pie. Il suo rozzo umorismo alla South Park non sfigurerebbe neanche in un eventuale cinepanettone “Natale all'Inferno” ed è riuscito a fare leva sulla parte più infantile di noi, quella ancora capace di ridere quando gli viene raccontata una barzelletta “sporca” o quando vede un video grottesco su Youtube.
Non avrà l'inventiva e la classe di Psychonauts 2 o la qualità del già citato Conker Bad Fur Day, ma è comunque un prodotto apprezzabile e piacevole, che arriva in un periodo storicamente scarno di uscite, utile quindi a ritagliarsi uno spazio soprattutto presso quel pubblico che è nato e cresciuto con i platform 3D di una volta.