Skip to main content

Her Story, narrativa innovativa - recensione

Qualcosa di completamente diverso dal solito, rinfrescante e avvincente.

Quando si rimane per quattro ore di fronte allo schermo completamente catturati da un videogioco, dimenticandosi di quanto succede intorno a noi (l'Internet, il telefono, la vita in generale) e si conclude l'esperienza chiedendosi se, effettivamente, stavamo videogiocando... in quel momento possiamo essere abbastanza sicuri di essere di fronte a qualcosa di interessante. E si è anche abbastanza contenti che la recensione la scriveremo noi, sicché si avrà modo di raccontare tutto questo.

Her Story è un titolo decisamente semplice nella sua concezione, una serie di brevi video indicizzati con le parole pronunciate dalla persona che parla. Tali video sono il frutto, dice la storia, di una serie di interrogatori eseguiti a fronte di un omicidio. Fine.

Questo è tutto, o meglio quasi. Rivelare oltre vorrebbe dire iniziare a fare spoiling. Quello che possiamo dire è che il giocatore può cercare tra 271 video utilizzando la ricerca per parole indicizzate, può prendere appunti su ogni spezzone, conservarne alcuni in una memoria temporanea e vedere in che percentuale ha visionato l'intero database.

L'unica schermata del gioco; non avrete bisogno d'altro per svolgere le vostre ricerche…

Non sono presenti sistemi formali per segnalare indizi, né per interagire in alcun modo con le forze di polizia o comunque con l'entità istituzionale con cui stiamo lavorando. Tutto quello che si fa in Her Story è passare da un video all'altro guidati dal proprio intuito che detterà la prossima parola chiave. In questo modo, piano piano, ci si immergerà nella storia e, come detto all'inizio, si verrà completamente rapiti da due fattori-chiave di questo gameplay.

Innanzitutto la storia in sé che, pur recuperando forse qualche stereotipo di troppo, è ricca di colpi di scena e, in generale, di una profondità abbastanza inedita per i videogiochi. La performance attoriale della protagonista è infatti ottima ed è probabilmente la prima volta in assoluto nella storia dei videogame che l'intero gradiente emotivo umano entra direttamente nel gameplay, dando la sensazione di essere finalmente sfruttato appieno all'interno del sistema di gioco.

In second'ordine l'organizzazione dei vari spezzoni video è tale per cui il giocatore può raggiungere la completa verità da più punti, percorrendo diverse strade e tutte garantiscono gli stessi risultati in quanto a suspense, sorprese, profondità e capacità di incollarci al monitor. Anche la lunghezza limitata dei vari spezzoni e l'alta densità di informazioni (ed emozioni) aiuta il giocatore a immergersi nell'esperienza.

Le varie clip sono numerate, indicizzate, datate e potrete anche segnarci sopra appunti e tag.

Non è sicuramente la prima volta che i videogiochi sperimentano con un realismo 'cinematografico'. Andando indietro con la memoria sono arrivato fino al 1988, anno in cui la leggendaria Microprose pubblicava The President is Missing, una sorta di adventure in cui al giocatore spettava il compito di investigare nientemeno che il rapimento del presidente degli Stati Uniti, utilizzando una cassetta audio (lasciata sul campo dai terroristi in questione), indizi realistici (soprattutto foto digitalizzate) e un sistema interattivo con cui pilotare le indagini. Il titolo Microprose per il numero di novità che offriva è oggi un documento di estremo interesse per chiunque sia interessato a capire l'evoluzione della narrativa interattiva.

Ma Her Story è qualcosa di completamente diverso. Si tratta di una specie di esperimento, assolutamente riuscito, che dimostra come la narrativa possa essere interattiva senza affiancarle complessi sistemi di generi diversi che dovrebbero scimmiottare dinamiche di investigazione reali. Questo titolo è anche una dimostrazione di coraggio e di fiducia nei videogiocatori: la storia non è banale, serve attenzione per seguirla con profitto e i risultati che se ne traggono (sia in termini di divertimento che di soddisfazione) dipendono direttamente da quanto si decide di investire nel gioco, in termini di ore e di risorse mentali.

Il valore di Her Story lo decreterà il futuro, e più precisamente i titoli che avranno il coraggio (e le capacità) di integrare la lezione del lavoro di Sam Barlow (il designer di Her Story, già famoso per aver lavorato alla serie Silent Hill) in videogiochi più strutturati. È infatti abbastanza chiaro che Her Story rimane comunque piuttosto limitata come esperienza, perlomeno a livello quantitativo. Possiamo sognare di vedere un gameplay così ben curato integrato in esperienze di gioco più ampie come quelle di titoli quali L.A. Noire o Heavy Rain... o magari con qualche open world.

Viva Seifert, l'attrice protagonista di Her Story, offre una prestazione decisamente convincente e affascinante durante tutti i video del gioco.

Per cinque euro, meno del prezzo del biglietto del cinema, Her Story offre una manciata di ore di divertimento, stupore e, magari, se siete interessati, anche qualche bella riflessione sulle potenzialità della narrativa nei videogiochi. Un'offerta che non si può proprio rifiutare...

9 / 10