Hidden Agenda - recensione
In linea con l'assassino.
Una casa diroccata assordata dal volume di una canzonaccia da discoteca, la fatiscenza delle mura macchiate sotto la carta da parati a chiazze, il battito accelerato e la tensione che si taglia con il coltello. L'agente Marby e il suo partner sono ad un passo dall'acciuffare una volta per tutte il Manipolatore, uno spietato serial killer che sembra il frutto del matrimonio tra i disturbati villain di Seven e Saw. E poi ci siamo noi, dall'altro lato del televisore, pronti a gestire la situazione dal nostro cellulare.
Parliamo infatti dell'ultima fatica di Supermassive Games, Hidden Agenda, avventura thriller che si erge dal parco giochi dei Playlink: titoli che non richiedono il classico pad, ma una veloce visita allo store del cellulare per scaricare l'app dedicata. Una volta installato il programma sul proprio smartphone, fatto scorta di popcorn e chiamato a raccolta un gruppo di amici si può dare inizio alle indagini.
Dopo il breve prologo inizieranno gli eventi veri e propri. Sono passati infatti ben cinque anni dall'arresto del presunto Manipolatore, condannato alla pena di morte. I prodi agenti che hanno avuto il merito di catturarlo sono stati promossi a detective e si attende soltanto l'arrivo del tristo mietitore per porre fine a quelle tremende pagine di cronaca nera. Quando il momento conclusivo è ormai prossimo, il condannato a morte dà vita ad un nuovo, insospettabile, scenario: non è il Manipolatore, bensì il suo complice.
Da questo momento si entrerà nel vivo degli eventi, ed è proprio qui che ci fermiamo nel nostro racconto. Hidden Agenda è un'avventura prettamente narrativa e sarebbe un peccato anticiparvi altro. Se avete avuto modo di giocare titoli come Heavy Rain o Until Dawn (progetto a cura proprio dei Supermassive Games) sarete già riusciti a demarcare una perfetta cornice in cui inquadrare il gioco. Siete chiamati a fare diverse scelte, e da esse erediterete tutti gli sviluppi della trama principale.
Trama che viaggia su binari solidi, ma che non riesce totalmente a sorprendere, alcuni twist sono effettivamente palesi, altri invece arricchiscono la narrativa di Hidden Agenda. I protagonisti delle vicende sono sicuramente interessanti, ma la storia si sviluppa lentamente, con pochi momenti adrenalinici. Manca insomma la paura di commettere errori fatali, di poter perdere un personaggio chiave per svelare l'arcano mistero che guida le nostre scelte. Il gioco ci invita letteralmente ad una conclusione felice, e durante le nostre prove ci siamo dovuti "sforzare" per far andar male tutte le possibili piste che avrebbero portato alla risoluzione del caso.
Ma queste indagini in che modo saranno organizzate? È possibile giocare da soli o in compagnia di amici, fino ad un massimo di sei. Ogni volta in cui si è chiamati ad una scelta la maggioranza vince, e in rari casi viene richiesta l'unanimità del voto. Dialoghi e scelte avranno sempre e solo due possibili soluzioni, appiattendo una possibile (e più profonda) "scala di grigi" e presentando un dicotomico bene o male, bianco o nero. Nel caso in cui si giochi in compagnia sono state inserite delle "elezioni": viene chiesto infatti di votare un particolare giocatore, ad esempio il più affidabile o il più codardo. In specifici momenti l'onere della decisione ricadrà sull'eletto, che avrà materialmente carta bianca sull'evolversi dell'avventura.
In Hidden Agenda sono presenti due modalità: la storia classica, per come l'abbiamo descritta, e la competitiva. In questa caso viene aggiunto un po' di pepe alle scelte, dato che periodicamente i giocatori riceveranno un "piano segreto" da portare a termine: ad esempio dare vita ad una lite tra la protagonista ed il proprio partner, o assicurarsi che l'indagine prenda una particolare piega. Ad ogni turno i partecipanti che riescono a raggiungere il proprio scopo ottengono punti. Probabilmente questa modalità è in grado di vivacizzare le serate tra amici, inserendo il tarlo del dubbio su ogni decisione da prendere e su chi fidarsi.
Il problema principale di Hidden Agenda è che volendosi sposare ad un consumo più "conviviale", magari con l'obiettivo di coinvolgere persone non avvezze al mondo dei videogiochi, sacrifica la durata: pari ad un film del genere di riferimento (due ore abbondanti, a seconda delle scelte prese). Come detto in precedenza la trama a volte risulta piatta, e la varietà di situazioni è buona per la prima o seconda partita, ma dopo alcuni esperimenti la mole di scenari differenti risulta alquanto scarna, addirittura facendo apparire titoli ormai anziani (leggasi Heavy Rain) sicuramente meglio orchestrati.
Detto questo la peculiarità di Hidden Agenda risiede ovviamente nella tecnologia del Playlink: tutto verrà comandato da un puntatore da muovere attraverso il touchscreen del proprio smartphone. Il sistema potrebbe anche funzionare a dovere, ma tutto dipende dalla bontà tecnica del device utilizzato: precisione e velocità in primis. Il "peso" di tale tecnologia si sente particolarmente nelle poche sezioni action, in cui è richiesto di toccare un preciso punto entro un tempo limite chiaramente breve, cosa che non riesce sempre nei migliori dei modi. In definitiva, senza un buon supporto è impensabile giocare decentemente questo titolo e bisogna tenere in considerazione anche il consumo della batteria, decisamente elevato.
A condire piacevolmente le vicende su schermo è il supporto del proprio device in cui vengono segnati i momenti cruciali dell'avventura e le biografie dei personaggi, aggiornati in tempo reale, per non perdersi neanche un passaggio della trama o del background dei protagonisti.
Con i protagonisti effettivamente ben caratterizzati, Hidden Agenda sembra "il figlio" di Until Dawn sotto il profilo tecnico: sicuramente meno curato nelle ambientazioni, ma con volti decisamente espressivi. La scelta fatta da Supermassive Games premia la recitazione dei personaggi, spesso inquadrati in pose statiche, ma arricchiti da un bel campionario di espressioni facciali. La qualità generale cala negli scenari aperti, dove il frame rate non risulta stabile, anche se parliamo di cali piuttosto leggeri. Il doppiaggio totalmente in italiano svolge il suo lavoro senza infamia e senza lode.
Hidden Agenda è sicuramente un primo, interessante, passo verso la consacrazione del Playlink. Il lavoro fatto dai creatori di Until Dawn è sicuramente interessante a livello concettuale, anche se non si sono raggiunte alte vette qualitative. Questa nuova forma di fruizione del gioco tra cellulare e console ha sicuramente bisogno di essere ancora affinata. A Hidden Agenda va attribuito il merito di essere un primo esperimento realmente degno di nota, capace di avvicinare anche la popolazione "apocrifa" al mondo del gaming, ma la strada è ancora lunga.