Hindsight, la recensione
La potenza dei ricordi e il potere di cambiare il futuro.
Hindsight, realizzato dall’omonimo team, è un gioco di Annapurna che ha visto la luce ed il debutto ufficiale su Steam, Nintendo Switch e mobile una manciata di giorni fa. Ed è un prodotto davvero particolare, tanto quanto il nome che porta.
Tradurre questa parola Inglese risulterebbe in un letterale “senno di poi”, ovvero un comune modo di dire che rappresenta la consapevolezza di compiere scelte diverse rispetto al passato. Quante volte ci siamo trovati a riflettere proprio su questo? Una volta vissuta una particolare esperienza è lecito riflettere su come questa sarebbe potuta andare diversamente, una riflessione mentale che prima o poi riguarda tutti. Nel gioco ad opera di Team Hindsight, questo concetto trova sfogo in un’avventura grafica con limitate interazioni, mentre la storia ci viene raccontata da immagini fumettose ma dallo scorcio fotografico.
In questa storia redatta da Joel McDonald, già autore di Prune, il titolo mobile uscito nel 2015, vestiamo i panni di Mary accompagnandola lungo il proprio viale dei ricordi, partendo dall’infanzia fino all’età attuale di donna adulta. Sin dai primi istanti all’interno del gioco è chiaro come la trama prosegua su binari ben delineati e che non ci troviamo al cospetto di un titolo in cui le nostre scelte possano influire sul suo evolversi. Si tratta pur sempre di ripercorrere la vita della nostra protagonista ed è dunque implicito che a noi non resti altro che metterci comodi, spettatori privilegiati di una storia dal sapore agrodolce.
Il nostro apporto è però solo quello di meri osservatori, essendo il gameplay composto solamente da semplici azioni come cliccare su di un oggetto, un’esperienza in tutto e per tutto punta e clicca, senza alcuna sorpresa o eventi a tempo limitato. Come ospiti di questo cammino tra i ricordi, con una piccola introduzione volta a fornire il giusto contesto, abbiamo cercato di immedesimarci nei panni di Mary, cercando di reprimere il nostro punto di vista personale.
Hindsight si apre con una riflessione molto profonda ed importante: la percezione dei ricordi può mutare in base alla nostra età e alle nostre esperienze vissute? La risposta potrebbe sembrare ovvia, una bambola adorata da bambina in età adulta non ci susciterà le stesse emozioni, ad esempio, ma è il ricordo di essa che riesce a cambiarne le sensazioni che proviamo. Esattamente come accade proseguendo nel gioco, ci viene da chiedere perché alcuni oggetti erano così importanti per noi in una fase diversa della nostra vita e perché le emozioni verso di essi mutino con l’avanzare degli anni.
I ricordi sono dunque il fulcro principale del gioco ma, soprattutto, la chiave di lettura della vita di Mary, che ci aiutano a capire il presente e probabilmente il suo futuro. La storia parla principalmente del rapporto tra la protagonista e la madre, una donna apparentemente algida ed esigente con cui l’esuberanza fanciullesca e adolescenziale di Mary sembra essersi scontrata spesso.
Per scoprire le vicende che hanno segnato questa storia abbiamo impiegato poco meno di due ore, vivendo un’esperienza fluida e mai noiosa, alternata da momenti più profondi e riusciti di altri a sezioni di puro contesto per entrare più in empatia con la protagonista. Purtroppo, per quanto possiamo sforzarci, il giudizio personale e il disaccordo verso alcuni fatti esplorati all’interno del gioco ci ha impedito di legare appieno con Mary.
Non vogliamo entrare nel merito delle azioni di altre persone ma, ad esempio, la protagonista si esprime molto spesso su come la tranquillità della routine quotidiana e il non dover prendere scelte la liberino dai sensi di colpi ed ansia. Sebbene tale ragionamento possa applicarsi ad alcuni, altri potrebbero trovarsi meno empatici nei confronti della protagonista.
Hindsight è un’esperienza paragonabile ad un film con l’aggiunta di una minima interazione per proseguire, e che chiede al giocatore semplicemente di ruotare la visuale o di spostare degli oggetti di pochi centimetri. Come spesso accade nelle pellicole, si può godere di una bella storia ma non comprendere appieno le scelte dei protagonisti o non apprezzare alcuni bivi narrativi. Al netto di ciò, la storia di Mary ci ha portato comunque a riflettere spesso prima di proseguire, riuscendo in quello che è lo scopo principale del gioco.
Un altro punto importante toccato dal gioco riguarda la veridicità dei ricordi. Vengono poi approfondite altre tematiche molto profonde e più cupe, comuni nei rapporti turbolenti e incompresi come la mancanza, i traumi, le liti e soprattutto il silenzio, in grado di distruggere qualsiasi rapporto.
Lo sa bene Mary, appunto, che si trova a dover scegliere quali oggetti tenere e portare con sé (non approfondiremo il contesto per non rovinare l’esperienza), un espediente semplice per far ulteriormente riflettere su noi stessi. A fine gioco li troveremo esposti nell’appartamento della protagonista, valutando così se abbiamo scelto ricordi felici, emblemi di cambiamento di vita. In più, su di una scrivania troveremo delle foto rappresentative dei capitoli di questa storia, per rigiocare determinate sezioni di gioco.
Hindsight è un titolo peculiare con una narrativa lineare in grado di farci finire quest’avventura tutta d’un fiato, data anche la sua modesta longevità. Non essendoci bivi narrativi il tutto si esaurisce velocemente e non consente in alcun modo la rigiocabilità, apprezzando in una sola volta tutto quello che il titolo ha da offrire.
Lo scorcio fotografico è molto interessante ed offre delle immagini di impatto ma la narrativa, seppur ben scritta e ritmata, non è certo memorabile. Quello in cui riesce invece Hindsight è porre molti quesiti al giocatore, portando a riflessioni su come i ricordi possono cambiare la percezione della quotidianità.