Hollow Knight - recensione
A Bug's Life.
Sono passati solo tre mesi di questo 2017 eppure le nostre console e i nostri PC ospitano già un numero insolitamente elevato di pezzi da novanta di valore davvero notevole. Ci troviamo appena nel mese di marzo ma sotto diversi aspetti sembrerebbe di vivere gli affollati mesi autunnali pieni zeppi di produzioni AAA che si accalcano alla ricerca di un posto al sole.
Horizon: Zero Dawn, The Legend of Zelda: Breath of the Wild e Mass Effect: Andromeda, giochi più o meno riusciti e meritevoli di lode ma indubbiamente attesi da anni da milioni e milioni di giocatori. Le luci della ribalta sono tutte per loro, pare scontato e sacrosanto ma questi AAA rischiano di oscurare un sottobosco incredibilmente attivo di prodotti indipendenti di assoluto valore.
Il mondo indie, d'altronde, non si ferma mai e questo inizio 2017 non è di certo avaro nei confronti di chi è disposto a sondare i meandri non sempre ospitali di Steam. Hollow Knight non è un gioco adatto a tutti i palati, non può contare su mastodontici budget o su centinaia di sviluppatori ma merita assolutamente di avere tutta la considerazione e l'attenzione possibile. Prepariamoci a un viaggio irto di pericoli nel misterioso mondo sotterraneo di Hallownest.
Oscurità, silenzio, tutto ci è apparentemente ignoto e l'unico passaggio aperto sembra indicare la via che dovremo seguire, il fato che ci spinge verso lo sparuto villaggio di Dirtmouth. È un villaggio che pare solamente il lontano ricordo di ciò che era in passato. Negozi chiusi, case abbandonate a se stesse, un cimitero sempre più affollato e un singolo insetto solitario ad accoglierci. Che cos'è successo a Dirtmouth e al regno che si ramifica al di sotto? Perché tantissimi insetti attaccano a vista senza alcuna apparente spiegazione?
Così parte il viaggio del nostro protagonista, un viaggio di scoperta alla ricerca dei segreti di un intricato mondo completamente abitato da insetti. C'è parecchio lore che si nasconde all'interno degli angoli più inaccessibili di Hallownest, una vera e propria memoria storica che impregna ogni edificio o passaggio creato dagli insetti, tutti gli npc che decideranno di svelarci qualche retroscena e tutti i boss che invece cercheranno di sbarrarci la strada verso una meta che solo dopo parecchie ore diventerà leggermente più chiara.
Sembra di essere alle prese con la cripticità tanto odiata/amata dei Souls, una trama che si insinua implicitamente in ogni nostra azione e i cui indizi deriveranno dal modo in cui decideremo di proseguire. Hollow Knight è caratterizzato da un mondo diviso in zone quasi tutte accessibili sin da subito, le cui uniche limitazioni saranno legate alla necessità di alcune abilità particolari.
Proprio per questo motivo il viaggio di ogni giocatore potrebbe rivelarsi profondamente diverso e avere una longevità piuttosto varia. Per quanto un finale sia effettivamente presente (raggiungibile in circa 18-20 ore), le strade per arrivarci sono parecchie e ognuna è in grado di plasmare un'odissea personalissima e unica.
A fare da contraltare all'aspetto criptico della trama troviamo un gameplay particolarmente semplicistico, soprattutto nelle prime fasi di gioco. I movimenti, un tasto per l'attacco, uno per il salto e uno per sfruttare le anime ottenute combattendo per recuperare salute o per sfoggiare alcune abilità specifiche come una sorta di onda d'energia o uno schianto verso il basso in grado di distruggere terreni non troppo saldi (queste abilità non saranno disponibili sin da subito).
L'anima da metroidvania del gioco si lega a doppio filo con l'ottenimento delle abilità d'attacco ma soprattutto d'esplorazione. Che si tratti di una sorta di dash o di un wall jump, uccidendo boss o semplicemente spulciando ogni angolo della mappa si apriranno nuove strade prima inaccessibili e il regno di insetti si dispiegherà progressivamente di fronte ai nostri occhi. Ad ampliare ulteriormente il senso di progressione e miglioramento del nostro eroe ci saranno anche i Charms, delle particolari reliquie il cui utilizzo è limitato (seppur migliorabile) e che permettono di inserire alcune curiose varianti in grado di fare la differenza soprattutto di fronte a specifici boss.
Sia alcune fasi puramente platform che gli scontri con i boss risultano decisamente impegnativi e cambiare configurazione di Charms dopo una serie di morti diventerà ben presto una prassi. Rimanendo in tema: come funziona esattamente il "game over" all'interno di Hollow Knight? In questi casi il respawn ci riporterà al precedente checkpoint e solamente tornando sul luogo della nostra morte potremo recuperare tutte le monete che possedevamo, monete fondamentali per interagire con i diversi commercianti sparsi per la mappa.
Per quanto a conti fatti Hollow Knight non proponga nulla di effettivamente nuovo è comunque interessante notare la personalità con cui vengono reinterpretati alcuni aspetti classici come i salvataggi, i viaggi veloci e la mappa delle aree che compongono Hallownest. I salvataggi sono gestiti come quelli dei Souls con la salute che si rigenera completamente e con i nemici che tornano a infestare le aree di gioco. In questo caso al posto di un falò abbiamo, tuttavia, una semplice panchina su cui riposare.
L'unico modo per sbloccare i viaggi veloci tra le varie aree è quello di riaprire delle stazioni ormai in disuso e utilizzare un insetto che svolge la funzione di mezzo di trasporto. Per riuscire a scovare queste sezioni dei livelli è necessario esplorare con particolare attenzione o utilizzare una mappa acquistata dal cartografo Cornifer. Inizialmente, infatti, non avremo alcuna indicazione sulla struttura della zona in cui ci troviamo e solamente scovando l'insetto riusciremo a far luce sui cunicoli principali nelle vicinanze.
Ulteriore pregio della produzione è la notevole cura per i dettagli che permea ogni più piccolo elemento. Le musiche riescono ad accompagnare egregiamente l'esplorazione e a risultare incalzanti al punto giusto nelle boss battle mentre il comparto grafico disegnato a mano è un efficace mix tra creature e ambienti bellissimi e vari da vedere (città, rigogliosi giardini, miniere e non solo) e mostruosità disturbanti e spaventose. C'è una sorta di inquietante bellezza in parecchi elementi che ricorda in parte lo stile burtoniano.
In definitiva siamo al cospetto di un gioco perfetto? Per quanto i difetti siano pressoché completamente trascurabili non possiamo negare la presenza di un paio di bug (in una boss fight siamo rimasti bloccati nel muro) e una posizione dei checkpoint non sempre perfetta che ci porta a ripercorrere più volte lo stesso percorso irto di pericoli per arrivare allo scontro con un certo boss. Dato che morire sarà all'ordine del giorno in queste situazioni, si sarebbe potuto inserire un checkpoint appena prima dell'arena dello scontro.
Hollow Knight evidenzia ancora una volta la seconda giovinezza che stanno vivendo i metroidvania. Un genere che grazie allo splendido lavoro svolto con Ori and the Blind Forest sembra essere letteralmente rinato e che ha nell'italianissimo forma.8 e nel lavoro degli australiani di Team Cherry gli esponenti più recenti e meglio riusciti. In questo particolare caso anche grazie all'ibridazione con alcune meccaniche alla Dark Souls.
Al di là delle etichette, ci troviamo alle prese con un'avventura estremamente affascinante in un regno vivo, dinamico e in molti casi condizionato dalle azioni del giocatore. Quello di Hallownest è un universo che rischia di risultare indigesto a causa di una difficoltà notevole (anche se tutt'altro che sbilanciata) e di un'assenza quasi totale di indicazioni, ma coloro che sapranno accettarne le peculiarità riceveranno in cambio un capolavoro appagante e intrigante tutto da vivere.
E infine, ancora una volta, un enorme grazie a Kickstarter perché nonostante la tanta diffidenza di ampie fasce di giocatori ci ha regalato una schiera impressionati di imperdibili perle (ri)dando anche linfa vitale a generi che stavano progressivamente sparendo e offrendo una possibilità a team che per quanto talentuosi rischiavano di non realizzare mai il proprio sogno.