Homefront
La prova del single e del multiplayer da New York.
Il dominatore incontrastato della terza giornata dei Gamers Day di THQ è stato indubbiamente Homefront, al quale è stata dedicata una sessione di oltre sei ore di gioco.
Di questo titolo abbiamo avuto modo di parlare due volte negli ultimi mesi: la prima volta a seguito di un hands-on del multiplayer svolto dal sottoscritto in quel di Londra, la seconda successivamente a una presentazione del single-player in quel di Milano a cura del buon Mike Ortolani.
Il gioco, come già sappiamo, narra dell'invasione da parte della Corea del Nord dapprima della confinante Corea del Sud, quindi di tutto l'est asiatico e infine degli stessi Stati Uniti. In questo, come si avrà modo di scoprire guardando l'intro della campagna single player, verranno in aiuto delle misteriose esplosioni di pozzi petroliferi in Medio Oriente che metteranno in ginocchio il colosso a stelle e strisce e un blackout degli interi USA a seguito del lancio di uno speciale satellite nordcoreano.
Qualche che sia il background, però, quel che è certo è che ci troviamo di fronte a un prodotto che ha richiesto 3 anni di lavorazione ai Kaos Studios, già autori dell'interessante Frontlines e, precedentemente, del mod Desert Storm per Battlefield 1942. Soprattutto, però, è uno di quei titoli cui paiono legate a doppio filo molte delle speranze di THQ, se è vero che Danny Bilson, durante un'intervista ai nostri colleghi inglesi di Eurogamer, ha affermato schiettamente che qualora questo titolo dovesse andare male, probabilmente l'anno prossimo non ci ritroveremmo più a intervistare lui ma il suo successore.
Il gioco, è giusto dirlo subito, appare davvero valido sia per quanto riguarda il single che il multiplayer. Lo spunto narrativo è interessante, la grafica soddisfacente su console e decisamente appagante su PC, mentre il multiplayer è in grado di soddisfare la voglia di distruzione di massa insita in tutti noi (chi più e chi meno, ovviamente).
Il problema, come mi trovavo a commentare con un responsabile della casa americana, è più che altro di percezione: il mondo degli FPS online è largamente fidelizzato da Activision e THQ rappresenta in questo genere un outsider che, prima di dimostrare le sue reali capacità, dovrà lottare per riuscire a destare l'attenzione di un pubblico altrimenti distratto.
Rispetto quanto scritto a seguito dell'hands-on di Londra, il multiplayer pare avere subito vari affinamenti ma nessun reale cambiamento, pertanto vi è davvero poco da dire in merito, rendendo necessario un veloce ripasso a coloro che si fossero persi le puntate precedenti.
Sul campo si affronteranno 32 giocatori, 16 tra le file degli invasori nordcoreani, altrettanti per la resistenza americana. Le modalità di gioco che ci è stato dato modo di provare sono le due già viste (Deathmatch e Ground Control), più la novità rappresentata dal Battle Commander, un interessante sistema grazie al quale entrambe la fazioni verranno governate da un comandante governato dall'intelligenza artificiale, che più volte nel corso della stessa sessione cambierà dinamicamente gli obiettivi da completare.
Questi possono riguardare tanto l'uccisione di un particolare soldati avversari, quanto la conquista di un determinato punto della mappa. Altri obiettivi saranno ovviamente possibili, sebbene su di essi al momento si è voluto mantenere il riserbo.
La cosa interessante è che una volta completati gli obiettivi prefissati dal Battle Commander, si otterranno dei buff che miglioreranno le nostre statistiche. Al tempo stesso, però, diventeremo i bersagli preferenziali dei nostri avversari grazie a delle simpatiche icone che appariranno sulla nostra testa, il che tenderà a riequilibrare la situazione sul campo.
Al tempo stesso, va segnalato che ogni giocatore che raggiungerà le 5 stelle avrà dei riconoscimenti speciali non ancora definiti. O meglio, qui allo Stage 37 di New York a chiunque c'è riuscito è stato assegnato un ARDrone, ma temo purtroppo non varrà altrettanto per coloro che acquisteranno il gioco dopo l'11 marzo.