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Homefront

L'America si ribella in single-player.

In compenso la loro intelligenza artificiale permette di combattere in modo appropriato più o meno in ogni frangente. Non dovremo preoccuparci di guardare loro le spalle e sarà anzi più probabile che accada il contrario.

Lo stesso discorso non sembra applicabile, o almeno non ancora, ai soldati coreani. I nostri nemici sanno imbracciare le armi, sono numerosi e furbi quel tanto che basta da tenersi fuori tiro, ma non abbastanza per evitare una granata. In un'occasione li abbiamo visti entrare in fila indiana nell'edificio occupato da noi e dai nostri compagni solo per essere abbattuti uno a uno formando la classica pila di cadaveri all'ingresso. In campo aperto, tuttavia, sembrano cavarsela meglio e sfruttare la copertura in modo convincente.

L'America dei grattacieli non fa parte dello sfondo di Homefront. Ci si muove in un mondo irriconoscibile fatto per lo più di case in rovina, sterpaglie, aerei abbattuti e altri elementi che hanno il doppio scopo di rendere evidente lo stato delle cose e di servire come ripari dal fuoco nemico, piuttosto sostenuto fin dalle prime battute.

Quando il nemico mette in campo i veicoli il gioco si fa duro.

I controlli a nostra disposizione sono quelli classici: si salta, ci si abbassa per strisciare e si corre. Quest'ultima azione non ci è parsa molto comoda da usare in virtù del suo posizionamento sullo stick sinistro del controller. Purtroppo non si tratta di un "always run" e occorre quindi ripetere l'operazione ogni volta che è indispensabile muoversi alla svelta, il che succede abbastanza spesso.

La presenza di un gran numero di coperture rende la giocabilità molto improntata alla schermaglia: assaltare a testa bassa è un modo sicuro per ripartire dall'ultimo checkpoint. La risposta ai comandi è sembrata comunque un po' lenta rispetto al ritmo serrato dell'azione.

Le armi sono numerose e le si raccolgono premendo un pulsante. Mitragliatori un po' di ogni genere, pistole e anche un po' di C4 quando serve. Non abbiamo visto traccia di munizioni. Nessun segno nemmeno dei celeberrimi medikit, visto che qui resto basta tenersi fuori tiro per guarire velocemente anche dalle sventagliate di proiettili eroicamente accolte in pieno petto. Se poi proprio i proiettili fossero troppi, la morte viene ingannata dai checkpoint, che riportano a un istante prima dell'ultimo scontro. Da notare che i nemici riappaiono negli stessi posti e in uguale numero.

Il regime degli occupanti non fa sconti. Il livello di violenza del gioco è alto.

Dal punto di vista grafico molte texture non erano ancora quelle che saranno nel gioco finito, così come le animazioni facciali dei personaggi sono da ritoccare. L'impressione generale è però quella di una grande cura nel dettaglio e si apprezza l'intenzione di rendere in modo credibile un ambiente idilliaco ma devastato da un conflitto molto violento. I programmatori di Kaos Studios sembrano consci dell'importanza di un comparto grafico esaltante e anche se ciò che si è visto non poteva dirsi al suo massimo splendore, i presupposti per un prodotto di qualità ci sono tutti.

Da ultimo una considerazione sulla longevità. Il primo capitolo ha richiesto una ventina di minuti per essere portato a termine, compreso il ritorno al punto di partenza in due sezioni particolarmente affollate di nemici e tank di supporto. La curva di apprendimento è abbastanza morbida, ma non concede troppo tempo prima di trovarsi impegnati in scontri seri. Molte cose da rivedere, insomma, però l'impressione dopo avere giocato è stata abbastanza positiva

Homefront è previsto per Xbox360, PlayStation 3 e PC nel primo trimestre del 2011.

Avatar di Mike Ortolani
Mike Ortolani: Dopo un passato di musicista, incontra il buon Silvestri che lo coinvolge con Eurogamer. Mike ne è entusiasta, ma nel suo animo è ancora abbastanza sicuro di essere un musicista.
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Homefront

PS3, Xbox 360, PC

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